Tra l'XII e il I secolo a.C, in Grecia sorse la civiltà che pose le basi per l'intera cultura occidentale. Dopo l'eredità minoica e lo sviluppo di Micene infatti, le poleis (città) greche fiorirono in bellezza, potenza e ricchezza economica, divenendo un riferimento per popoli e governi anche a secoli e scoli di distanza.
Naturalmente questo splendore riguardò anche l'arte e l'architettura, che in quest'epoca raggiunsero vette inarrivabili di perfezione.
Rispetto al passato, l'arte si libera dai condizionamenti imposti dalla magia e dalla religione e diventa espressione dell'intelletto umano, oltre che ricerca degli ideali assoluti di bellezza, equilibrio e perfezione.
Per convenzione i periodi dell'arte greca sono quattro.
PERIODO DI FORMAZIONE O GEOMETRICO (XII-VIII sec a.C.): è il primo periodo e coincide con quello che gli storici definiscono medioevo ellenistico. E' caratterizzato dalla discesa dei Dori e inizia la produzione della ceramica.
PERIODO ARCAICO (VII-480 a. C.): è il secondo periodo in cui la civiltà greca inizia a maturare le sue caratteristiche. Si sviluppa l'architettura dei templi e viene rappresentata la figura umana. Questo periodo si può suddividere in tre sottoperiodi:
PERIODO CLASSICO O ETA' DELL'ORO (490-323 a. C.): è il periodo del massimo splendore della società, economia, arte e cultura greca. Termina con la morte di Alessandro Magno. Viene suddiviso in quattro sottoperiodi:
PERIODO ELLENISTICO (323-31 a. C.): l'ultimo periodo si estende convenzionalmente tra il 323 (morte di Alessandro Magno) fino al 31 a. C. (battaglia di Azio). In questo periodo inizia il declino dell'arte greca ma si assiste anche alla sua massima diffusione. La cultura greca non sarà mai sopraffatta da quella romana che al contrario ne risulterà condizionata per secoli. Anche questo periodo si può suddividere in tre sottoperiodi:
Gli ornamenti dei vasi di terracotta sono semplici come triangoli, rombi, cerchi, quadrati e losanghe. Altri sono più complessi come scacchi, svastiche, greche e meandri. La caratteristica comune a tutte è la loro assoluta astrazione, cioè non riproduce la natura ma forme geometriche ideali.
Dipende. Il tempio greco assume diverse denominazioni diverse in base al numero delle colonne.
I più comuni sono quattro:
I più rari invece sono due:
Secondo l'architetto romano Vitruvio, vi sono 10 tipologie di tempio.
A questi se ne aggiunge un undicesimo: tempio doppiamente in antis (ha un secondo pronao sul retro uguale a quello davanti).
Gli ordini architettonici sono tre: dorico, ionico e corinzio.
Il dorico è il più antico e maestoso, è usato quasi esclusivamente per i templi. Il suo utilizzo risale all’epoca arcaica; le principali zone di diffusione furono il Peloponneso, la Magna Grecia e la Sicilia.
Il tempio dorico non poggia direttamente sul terreno, ma su un basamento di pietra costituito da tre o più gradoni (crepidoma), che servivano a sopraelevare il tempio.
La parte superiore del crepidoma viene chiamato stilobate e costituisce la base orizzontale sulla quale sorgono tutte le colonne del tempio.
La colonna dell’ordine dorico è composta da due elementi: il fusto e il capitello. Questi due elementi sono uniti tra loro attraverso il collarino. Nel fusto vi sono i rocchi, e vengono sovrapposti senza legamenti, erano fissati con un perno centrale di bronzo.
Il fusto della colonna dorica si restringe man mano che si sale fino al collarino.
A un terzo della sua altezza il fusto presenta un rigonfiamento detto entasi. La sua funzione è quella di correggere la percezione ottica della colonna che altrimenti sarebbe innaturalmente sottile.
Il fusto non è liscio ma è scanalato su tutta la superficie. Le scanalature sono realizzate scolpendo i rocchi dopo averli sagomati e sovrapposti.
Il capitello è sopra la colonna ed è formato da due elementi: echino (ha la forma di un catino circolare) e abaco (ha la forma di un parallelepipedo molto schiacciato).
L’insieme degli elementi strutturali e decorativi che si trovano sopra al capitello si chiama trabeazione. È formata da tre elementi: architrave, fregio e cornice. L’architrave rappresenta l’elemento strutturale più importante e serve a sostenere l’intera trabeazione.
L’ordine ionico nacque qualche decennio dopo il dorico. La sua origine è orientale, fu introdotto dal popolo degli Ioni e dall’Asia Minore arrivò fino alla Magna Grecia. La colonna ionica viene ritenuta più simile allo slancio della figura femminile. E’ formata da tre elementi: la base, il fusto e il capitello.
La base compare per la prima volta, quindi il fusto non poggia direttamente sullo stilobate (cioè l’ultimo gradone del crepidoma). La base è formata da due elementi: la scozia e il toro.
Il fusto è meno rastremato rispetto al dorico, non ha entasi ed è solcato da almeno 24 scanalature.
L’elemento che più lo distingue dagli altri ordini è il capitello che spesso è dipinto. E’ composto da un echino convesso e decorato da due morbide volute. Sopra c’è l’abaco più piccolo di quello dorico, talvolta è decorato. L’architrave, il fregio e la cornice formano la trabeazione.
L’ordine corinzio risale ad almeno a un secolo dopo (V sec. A. C.) e raggiunge il massimo della sua diffusione nell’età ellenistica. L’aggettivo corinzio deriva da Corinto, la città in cui nacque e si sviluppò. La base riprende quella ionica antica, ma a volte può essere più rialzata grazie al plinto. Il fusto è formato da 24 scanalature, uguali a quelle della colonna ionica.
L’elemento che caratterizza l’ordine corinzio è il capitello che è composto da un nucleo a forma di tronco di cono, chiamato calato. Attorno a esso si dispongono delle foglie stilizzate di acanto. Le foglie erano organizzate su due livelli, quella più bassa che forma la prima corona e quella più alta che forma la seconda corona. Tra le foglie della seconda corona vi sono degli steli che terminano con un calice.
L’ordine corinzio è il più raffinato e snello dei tre. La colonna è alta almeno 10 volte il diametro.