1. I colori si possono definire come sensazioni visive generate dai segnali nervosi che la retina invia al cervello, in risposta alle diverse lunghezze d’onda della luce. In un certo senso, quindi, anche se tutti li conoscono... esistono solo nell’occhio di chi guarda.
2. La parola “colore” ha la stessa radice di “celare”: infatti, copre e nasconde ciò che sta sotto. In passato alcuni la collegavano anche a “cholos”, “bile” in greco, pensando che la sostanza prodotta dal fegato servisse per tingere.
3. Il colore magenta, un rosso tendente al fucsia, ha una data di nascita ben precisa: è stato creato nel 1859 dal chimico francese François-Emmanuel Verguin. La tintura è stata chiamata così in memoria della Battaglia di Magenta, combattuta il 4 giugno dello stesso anno, e del sangue che vi fu versato.
4. Prima dei colori chimici, per tingere i tessuti di rosso si usava un pigmento estratto da un mollusco, il murice comune. Nell’industria alimentare, invece, per ottenere rosso e arancio si usano ancora coloranti a base di... gusci di cocciniglie (insetti) macinati! Tra XVI e XVII sec. i pittori usavano il “bruno di mummia”, una tonalità di marrone fatta con veri resti di mummie, macinati e impastati con bitume. Un colore molto in voga nell’Ottocento era il giallo indiano, fatto con l’orina di mucche nutrite solo con foglie di mango.
5. La parola azzurro viene dal persiano “lazward”, con cui si indicavano i lapislazzuli, usati nella preparazione di quel colore. La tinta fucsia, invece, viene dal fiore della quasi omonima pianta (si chiama Fuchsia), battezzata così in onore del botanico tedesco Leonhart Fuchs (1501-1566).
6. Quanti usi ha la parola colore? Chi combina un sacco di guai ne “fa di tutti i colori”. Un “pezzo di colore” sul giornale è un articolo di folclore, un “uomo di colore” è uno che non ha la pelle bianca. Nel poker, inoltre, “colore” è una combinazione di carte. Nella lirica, infine, la “coloratura” è un virtuosismo canoro.
7. Quando ci imbattiamo in un mistero apparentemente senza soluzioni, un atto criminoso di cui non si conosce il responsabile, siamo di fronte a un giallo. Ma solo in Italia: il modo di dire viene dal colore della copertina di una collana di libri polizieschi, editi da Mondadori a partire dal 1929.
8. Il daltonismo è l’incapacità, totale o parziale, di distinguere i colori: è un’anomalia che colpisce l’8% degli uomini e lo 0,5% delle donne. A chi, invece, soffre di sinestesia, una sorta di “confusione dei sensi”, può capitare di visualizzare colori in risposta a stimoli uditivi o anche solo pensando a un numero.
9. Anche le emozioni hanno i loro colori. Quando siamo tristi e intrattabili siamo d’umor nero: è uno dei 4 fluidi che, per Ippocrate (460-377 a. C.), regolavano le funzioni fisiologiche. Poi c’erano il flemma (dal cervello), la bile gialla, responsabile della collera, e l’umor rosso, cioè il sangue.
10. Coni e bastoncelli sono i fotorecettori (cioè neuroni sensibili alla luce) che si trovano sulla retina. Solo i primi, però, reagiscono ai colori. Ce ne sono di tre tipi, sensibili al rosso, al verde e al blu. Quando vengono attivati tutti insieme, il colore percepito è la somma dei tre. Cioè il bianco.