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L’Iliade: l’antefatto e le vicende intorno a questo mito dell’antichità

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Il racconto epico di dei ed eroi che ha influenzato tutta l'antichità ed è sopravvissuto ai millenni. Andiamo alla scoperta dell'Iliade.

L'Iliade è un poema epico fondamentale per comprendere pensiero e storia degli antichi greci e non solo; in esso vengono tradotti valori e credenze alla base delle società di allora, facendoci capire appieno tradizioni e modi di pensare degli antichi, nonché il loro senso riguardo ciò che era giusto e ciò che era sbagliato.

La tradizione attribuisce l'opera al grande aedo (una specie di cantastorie) Omero ed è importante perché l'intero poema racchiude uno strutturato codice comportamentale che viene espresso attraverso l'agire di personaggi che incarnano qualità e difetti tipici del genere umano.

DEI E GUERRIERI

La storia narra l'epico scontro tra Greci e Troiani, con gli dei dell'Olimpo che si dividono tra loro a favore di una o dell'altra fazione.

È interessante notare come gli dei si comportino come i comuni mortali, con simpatie e invidie che influenzano lo svolgimento degli eventi umani. Addirittura le divinità scendono direttamente sul campo di battaglia aiutando i loro protetti e, in certi casi, finendo anche per essere feriti da valorosi eroi avversari!

Pure le divinità possono farsi male!

L'ANTEFATTO

L'Iliade racconta un grosso pezzo della guerra di Troia, senza spiegarne l'origine né la conclusione, dato che comunque erano fatti noti a chiunque, nel mondo antico.

Gli Achei (i Greci) erano giunti sulla costa dell'Asia Minore per distruggere la città di Troia (chiamata anche Ilio , da cui "Iliade"), una fortezza inespugnabile che per secoli non era mai stata vinta in battaglia. Era il sogno di ogni conquistatore...

Alla testa dell'immenso esercito greco vi era Agamennone, valoroso ma arrogante re che aveva radunato le genti da tutta la Grecia per vendicare l'onore del fratello Menelao, la cui moglie gli era stata sottratta da un principe troiano. La moglie in questione, Elena, la donna più bella del mondo, era infatti scappata con Paride, il figlio di Priamo, re della città di Troia.

Agamennone e Menelao avevano quindi organizzato la spedizione per vendicarsi dei Troiani e riportare a casa Elena. Lo scontro che ne seguì, fu più di una lotta tra uomini, ma fu altresì una contesa tra due mondi diversi (Occidente contro Oriente) per la supremazia civile e territoriale.

Come già detto, gli dei non si limitarono ad osservare, ma presero le parti di una o dell'altra parte,  anche scontrandosi tra di loro.

LE VICENDE

La storia vera e propria dell'Iliade è però incentrata su un uomo, Achille, il più grande eroe tra gli eroi che si adira con il re Agamennone per il furto della sua concubina Briseide e che abbandona la battaglia, lasciando ad un esito incerto la lotta tra Greci e Troiani. L'ira di Achille è il centro dell'intero poema, poiché partendoda essa si delineano le trame narrate.

Senza l'aiuto di Achille infatti, l'esercito acheo deve vedersela con l'altro grande eroe della storia, Ettore, principe troiano e fratello di Paride che comanda con valore le truppe della città assediata.

I 24 libri che compongono il poema descrivono dunque gli avvincenti combattimenti di schiere di eroi (Aiace, Ulisse, Diomede, Enea ecc..) e dei (come Apollo, Ares ed Afrodite in difesa dei Troiani e Atena, Poseidone ed Efesto a favore dei Greci) che si fronteggiarono per la vittoria finale.

La svolta avviene quando Ettore uccide Patroclo , amato cugino di Achille che aveva indossato l'armatura del grande guerriero per far credere ai nemici che fosse tornato a combattere. Sconvolto da tristezza e furore (ecco che ritorna l'ira di Achille!), l'eroe greco dimentica il rancore verso Agamennone e torna sul campo di battaglia, bramoso di vendetta.

Giunto al duello finale con Ettore, Achille sconfigge e uccide il principe troiano, oltraggiandone il cadavere e lasciandolo insepolto (cosa molto grave per gli antichi, perché l'anima di un defunto che non aveva ricevuto una degna sepoltura non poteva accedere all'oltretomba).

Il poema si conclude con il re troiano Priamo che si reca all'accampamento di Achille a  supplicare il nemico di restituirgli le spoglie del figlio. Finalmente l'ira di Achille si placa e, mosso da pietà e rispetto verso una figura così venerabile e anziana (ecco un altro valore caro agli Antichi!), permette a Priamo di celebrare le onoranze funebri alla salma di Ettore.

COME FINÌ? E IL CAVALLO DI TROIA?

Poco dopo la morte di Ettore, il Fato si rivolse contro Achille. Egli aveva saputo da una profezia che se avesse partecipato alla guerra di Agamennone, sarebbe stato ricordato per sempre , ma al contempo s arebbe andato incontro alla sua fine.  Desideroso di gloria, Achille partì lo stesso per Troia a vivere le vicende narrate nell'Iliade, ma la profezia si avverò: morì a causa di una freccia scagliata da Paride che gli ferì fatalmente il tallone, il suo unico punto debole.

Senza più Achille, la guerra si protrasse ancora a lungo, fino a che Ulisse, il generale acheo più astuto di tutti, realizzò uno dei suoi inganni: fabbricando un grosso cavallo di legno, fece credere ai Troiani che l'esercito greco fosse ripartito perché stanco e scoraggiato, in modo che gli abitanti della città abbassassero la guardia e accogliessero entro le mura della città l'immenso cavallo lasciato dai Greci come trofeo per propiziarsi il viaggio ritorno.

Ulisse però vi si nascose all'interno insieme ai suoi compagni e al calar delle tenebre, quando tutta la città dormiva, uscì dalla pancia del cavallo e aprì le porte di Troia all'esercito di Agamennone che poté così conquistare la città .

FONTE: Iliade , trad. V.Monti

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