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I personaggi dell’Iliade: gli eroi che si batterono a Troia

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Guerrieri indomiti e uomini straordinari, ecco alcuni dei protagonisti (mortali) dell'Iliade di Omero.

Secondo la tradizione degli antichi Greci a Troia si affrontarono i più valorosi eroi dell'umanità, dando vita ad uno scontro talmente epico  che perfino gli dei scesero dall'Olimpo e si misero a combattere al fianco dei loro protetti. Conosciamo meglio alcuni tra i più importanti personaggi cantati da Omero nell'Iliade.

I personaggi dell'Iliade

  • Achille
    È l'eroe principale del poema. La sua ira è l'argomento cardine su cui ruota l'intera vicenda.
    Achille è figlio del re dei Mirmidoni Peleo (infatti viene spesso chiamato "Pelide") e della ninfa Teti, fatto che lo rende un semidio. È un guerriero pressoché invincibile, tranne che nel punto del tallone, dov'era vulnerabile.
    L'origine di tale punto debole ritrova più versioni nel corso della tradizione antica: un racconto voleva che la madre Teti lo spalmasse d' ambrosia (il cibo degli dei) di nascosto dal padre e, quando venne scoperta, per lo spavento fece cadere il figlio nel fuoco, dove si bruciò il tallone. Un'altra versione narrava che Teti avesse immerso il corpo di Achille nel fiume infernale Stige: l'unica parte non bagnata dalle acque divine fu il tallone per il quale la madre lo teneva appeso dalla riva.
    Già valente comandante di eserciti, quando scoppia la guerra di Troia, la madre Teti cerca di nasconderlo a Ulisse ed Agamennone, affinché non potessero portarlo sul campo di battaglia. Teti sapeva infatti che Achille avrebbe dovuto sceglier tra una vita lunga e felice che però sarebbe stata dimenticata e una vita breve , che sarebbe terminata a Troia, ma ricordata per sempre. Achille però sceglie la gloria eterna, e parte lo stesso.
    A Troia, Achille si distingue subito per valore, ma si infuria con il capo degli Achei, Agamennone, perché gli porta via il suo bottino di guerra e la schiava Briseide. Colmo di rancore, Achille lasca che i greci subiscano molte sconfitte da parte dei Troiani, fino a quando suo amato amico Patroclo non muore per mano di Ettore. Allora torna per affrontare il principe troiano e lo uccide senza pietà.
  • Agamennone
    È il re di Micene che organizza la spedizione punitiva contro la città di Troia. Agamennone è il più potente tra i re della Grecia, ma la sua sete di potere non ha confini e approfitta dell'affronto subito dal fratello Menelao per distruggere il nemico rappresentato da Re Priamo e i Troiani.
    La prepotenza di Agamennone diviene famosa - non solo per lo sgarbo che fece ad Achille - ma si distingue comunque come un grandissimo combattente, riuscendo a uccidere un gran numero di eroi nemici.
  • Menelao
    È il re di Sparta e fratello di Agamennone. La guerra di Troia scoppi perché Paride, principe dei Troiani, scappa con la moglie di Menelao, Elena, la donna più bella genere umano. Menelao allora chiede al fratello Agamennone di aiutarlo a riparare all'offesa e si reca in Asia Minore per distruggere Troia.
    Durante la guerra, Menelao affronta in duello proprio Paride, in modo da porre fine al conflitto. Il combattimento volge rapidamente in favore del forte re di Sparta, ma la dea Afrodite salva Paride dal fendente finale, facendo terminare il tutto in un nulla di fatto.
  • Aiace
    Aiace Telamonio (dal padre Telamone) nell'Iliade è l'eroe più valoroso dopo Achille. Dotato di una strabiliante forza fisica, è l'unico eroe ad uscire praticamente illeso da tutti i combattimenti senza l'aiuto delle divinità accorse ad aiutare i loro protetti. Con la sua scure difende le navi greche dalla sortita dell'esercito troiano e affronta a più riprese lo stesso Ettore, senza però che nessuno dei due fosse riuscito ad avere la meglio.
    La sua fine però non è gloriosa: alla morte di Achille, le armi del grande guerriero passano ad Ulisse anziché a lui, e ciò lo porta alla pazzia. Totalmente fuori di sé, Aiace massacra un gregge di pecore durante una folle visione, perché pensava che si trattasse dell'esercito greco. Una volta rinsavito, si vergogna  tal punto del suo gesto da togliersi la vita.
  • Ulisse
    Omero lo definisce l'uomo dal "multiforme" ingegno, proprio a causa dell'astuzia che lo contraddistingue.
    Salpato dall'isola di Itaca alla volta di Troia, Ulisse è un valoroso combattente, benché la sua arma più pericolosa risieda nella sua mente.
    Tra le gesta da ricordare si annovera la sortita notturna per rubare ai Troiani una statua sacra di Atena e il famoso inganno del cavallo, quando fa costruire un gigantesco cavallo di legno da donare ai Troiani; dentro la pancia del cavallo però si nascondevano i guerrieri greci, i quali, una volta entro le mura, sgusciano fuori per aprire le porte della città all'esercito Acheo. Questo episodio però non viene narrato nell'Iliade.
    Il faticoso ritorno a casa è invece oggetto dell'altro famoso poema di Omero, l'Odissea (Ulisse in greco veniva chiamato Odisseo).
  • Diomede
    Eroe caro alla Giustizia, Diomede guadagna la sua fama lottando per riottenere il regno che era stato usurpato al nonno. Spesso accompagna Ulisse nelle sue imprese - come il già citato furto del Palladio, il simulacro che proteggeva la città assediata - ma viene ricordato per essere riuscito a ferire ben due divinità!
    Durante il duello con l'eroe troiano Enea (quell'Enea che scapperà poi in Italia), Diomede infatti viene privato della vittoria dalla dea Afrodite, che protegge Enea dal colpo di grazia. Diomede, furibondo, non mostra alcun timore di ferire la dea alla mano e, quando il dio della Guerra Ares sopraggiunge ad aiutare la divinità, Diomede ha la meglio anche su di lui, costringendo Ares a ritirarsi con un bel taglio sulla pancia!
  • Ettore
    Ettore incarna la virtù dell'eroe che, nonostante sia consapevole del suo destino, non si sottrae ai suoi doveri . Cavaliere e combattente formidabile, Ettore guida per anni la strenua resistenza della città contro le orde greche. Era figlio del re di Troia Priamo e fratello di Paride e costituisce la principale speranza di salvezza di Troia e dell'adorata moglie Andromaca, la quale però intuisce lo sventurato destino della famiglia e della città stessa.
    Dopo che il principe troiano uccide Patroclo credendolo Achille (il ragazzo aveva indossato le armi del Pelide per infondere coraggio agli Achei), Ettore non si tira indietro quando lo stesso Achille si presenta di fronte alle Porte Scee bramoso di vendetta.
    Nonostante il suo valore, Ettore alla fine deve soccombere all'ira di Achille, che lo uccide e ne oltraggia le spoglie. Al termine del poema, il suo corpo trova pace quando il re Priamo ottiene da Achille che gli venga restituita la salma dell'amato figlio.

FONTE: Iliade, trad. V.Monti

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