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FocusJunior.itScienzaCuriosità scientificheWakayama Soryu o “drago blu di Wakayama” era il terrore degli abissi

Wakayama Soryu o “drago blu di Wakayama” era il terrore degli abissi

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Wakayama Soryu o “drago blu di Wakayama” era il terrore degli abissi
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I paleontologi hanno descritto un mosasauro (predatore marino) giapponese, il Wakayama Soryu, delle dimensioni di un grande squalo bianco che terrorizzava i mari del Pacifico 72 milioni di anni fa

Vi immaginate un predatore oceanico grande come un autobus, con una testa simile a quella di un coccodrillo, quattro giganteschi arti, una lunga coda e probabilmente anche una pinna dorsale? Difficile, anche se sappiamo che siete dotati di una fervida immaginazione. Magari penserete a qualche mostro di un cartone animato, o di un film. E invece, ragazzi, stiamo parlando di un animale esistito davvero circa 72 milioni di anni fa nelle acque dell'Oceano Pacifico occidentale. Tra i predatori esistiti, è stato addirittura uno dei più feroci di tutti i tempi. Come vi abbiamo detto prima, era grande all’incirca come un autobus, respirava aria ma non era un mammifero, nonostante avesse il sangue caldo. Aveva la testa simile a quella di un coccodrillo ma non era un coccodrillo. Che cosa era?

Una mostruosa lucertola marina!

Era una lucertola! Proprio così! Apparteneva infatti a un gruppo di lucertole marine ormai estinte, che erano dotate di visione binoculare, di quattro giganteschi arti che avevano forma di pagaia, una coda lunga e potente che serviva da timone e, forse, anche di una pinna dorsale. Gli scienziati che lo hanno scoperto in Giappone lo chiamano "drago blu di Wakayama”, dal luogo in cui è stato trovato e per le creature mitiche del folklore giapponese.

Già nel 2006, nel fiume Aridagawa a Wakayama, il paleontologo Akihiro Misaki, del Museo di storia naturale e storia umana di Kitakyushu, scoprì uno scheletro quasi completo di questo animale estinto. Solo per rimuovere le ossa dalla pietra ci vollero ben cinque anni di lavoro. La creatura, lunga circa 6 metri, è stata classificata come una nuova specie di mosasauro, ed è stata chiamata Megapterygius wakayamaensis. Capire come nuotava o cacciava sta diventando una vera e propria sfida per gli scienziati.

Il drago blu di Wakayama un animale diverso da tutti gli altri

"Non esiste alcuna analogia con animali moderni che abbiano questo tipo di morfologia corporea, né fra i pesci, né fra i pinguini o le tartarughe marine", dice il paleontologo Takuya Konishi dell'Università di Cincinnati, negli Stati Uniti. "Nessuno – prosegue Konishi - ha quattro grandi pinne usate in combinazione con una pinna caudale". I mosasauri sono stati tra i più grandi predatori di sempre; la loro lunghezza arrivava in qualche caso fino a 17 metri. Per 20 milioni di anni questi terribili animali hanno regnato indisturbati nell’oceano. Sono stati le ultime grandi lucertole marine. Avevano mascelle incredibilmente potenti e denti taglienti, ed erano in grado di affrontare qualsiasi altro animale, dai crostacei alle tartarughe fino agli squali. Mangiavano anche individui della loro stessa specie.

Il drago blu di Wakayama era differente

Il professor Konishi, esperto di queste mostruose lucertole marine, pensava di aver ben capito i mosasauri, fino al giorno in cui posò gli occhi sul “drago blu di Wakayama”. Le pinne a pagaia, soprattutto quelle posteriori, sono molto più lunghe rispetto ad altri fossili di mosasauro scoperti in altri luoghi, come Nuova Zelanda, California e Marocco. E anche le spine che ha sulle vertebre sono diverse, quasi simili a quelle di un delfino o di una focena. I cetacei, come i delfini e le focene, sono dotate di pinne dorsali situate proprio dietro il loro centro di gravità, fornendo loro un’ancor maggiore stabilità durante la fase del nuoto. Siamo ancora al livello delle ipotesi, ma gli scienziati che lavorano sul “drago blu di Wakayama” pensano che anche questo mosasauro avesse una pinna dorsale.

Come nuotavano i mososauri? È la nuova sfida per gli scienziati

Prendendo come base i cetacei con pinne più lunghe, che durante il nuoto – piuttosto che solo in crociera - utilizzano gli arti per la manovra, il team giapponese ipotizza che il drago blu abbia usato le pinne anteriori per ragioni simili. Le sue pinne posteriori, che i cetacei moderni non hanno, lo avrebbero potuto aiutare a tuffarsi o a riemergere, mentre la propulsione gli sarebbe stata data dalla lunga coda.

Al contrario dei plesiosauri - antichi rettili nuotatori che vivevano a stretto contatto con i mosasauri – che utilizzavano le pinne, e non la coda, per la spinta. I ricercatori credono che i plesiosauri, in gran parte, non fossero predatori dello stesso livello dei mososauri, ma non si sa se ciò avesse una relazione con le loro diverse capacità natatorie. “Dobbiamo capire – spiega il professor Konishi – come siano state utilizzate queste cinque superfici idrodinamiche (ossia le quattro pinne a pagaia e la coda, nda). Quali di esse fungevano da sterzo? Quali davano la propulsione? Tutto ciò apre un vaso di Pandora che mette in discussione la nostra comprensione di come nuotavano i mosasauri".

Lo studio è stato pubblicato sul “Journal of Systematic Palaeontology