In questo periodo hai sicuramente sentito parlare di coronavirus (nome in codice SARS CoV 2), perché c’è stato il suo zampino dietro alla chiusura della scuola e ai lunghi giorni trascorsi in casa. A guardarlo al microscopio sembra che si sia messo in testa una corona, ma non è il re dei virus: è uno dei tanti che esistono sulla Terra. La buona notizia è che non tutti sono “cattivelli” come lui.
Allora cosa hanno in comune questi microbi?
DIMENSIONI
Sono piccoli, piccolissimi, praticamente microscopici: pensa che la punta di un ago potrebbe ospitare comodamente un raduno di ben 350mila esemplari del nuovo coronavirus. Insomma, impensabile poterli vedere a occhio nudo: le scienziate e gli scienziati ci riescono usando potenti microscopi elettronici.
CONTAGIO
La specialità dei virus è essere contagiosi. Altrimenti per loro sarebbero guai. I virus, infatti, sono strani organismi: per vivere e moltiplicarsi hanno bisogno di passare da una cellula all’altra e a ognuna ordinano di creare nuove copie di se stesso. In pratica, «vivono alle spalle dell’organismo che infettano perché non sono in grado di sostentarsi in altro modo» spiega Guido Silvestri che i virus li studia in laboratorio, alla Emory University di Atlanta, negli Stati Uniti, e li descrive benissimo nel libro I virus buoni (Rizzoli 2019).
DIFFUSIONE
Sono ovunque. «Ci sono virus per tutti i gusti: degli animali, delle piante, perfino dei batteri. E virus per tutti gli organi: quelli che infettano il fegato e il cuore, i reni e il cervello, e perché no, anche le cellule del sistema immunitario, che in teoria dovrebbero essere gli agenti antivirali per eccellenza» racconta Silvestri. Ma i virus «patogeni», quelli cioè che fanno ammalare, rappresentano la punta dell’iceberg: «di fatto esistono migliaia se non milioni di virus che senza farci alcun male popolano il nostro mondo e anche il nostro corpo. E tutt’al più possono provocare danni paragonabili alla perdita di qualche briciola quando si taglia una pagnotta».
RAPIDITÀ
Si muovono velocemente. Ad alcuni virus basta uno starnuto, e così a cavallo delle nostre goccioline di saliva possono andarsene in giro indisturbati. E se finiscono sulle nostre mani il loro viaggio prende diverse destinazioni ogni volta che stringiamo la mano a un amico. E possono viaggiare con noi anche da un capo all’altro del mondo, quando prendiamo un treno, una nave, un aereo… Pensa che alcuni virus, invece, chiedono il passaggio alle zanzare o alle zecche: sono quei bricconi che causano la Dengue o l’encefalite TBE.
TRASFORMISMO
Sono dei trasformisti. E questo consente loro sia di invadere le cellule sia di conquistare nuovi spazi. I virus infatti escogitano diverse strategie per sfondare le difese del nostro corpo, eludere i suoi attacchi e sopravvivere. Alcuni per esempio si camuffano da cellule morte e così finiscono col farsi trasportare in giro dagli spazzini molecolari, cellule del corpo umano a cui spetta il compito di tenere tutto pulito.
E poi i virus cambiano nel tempo – perché di copia in copia ci scappa qualche errore – e grazie ad alcune mutazioni acquisiscono nuove capacità (stai pensando agli X-Men?). Il virus SARS CoV 2, per esempio, prima infettava i pipistrelli. Poi ha imparato a infettare anche noi. Mannaggia!
COME SI DIFENDE IL NOSTRO CORPO?
«Ehi, svegliati e vai a vedere quello che succede dove c’è quel taglio»; «Guarda che c’è un raffreddore in corso, vai nella mucosa nasale e produci un po’ di anticorpi»; «Non vedi che quello è un virus innocuo? Stattene buona e prenditi un caffè».
Questo è un tipico dialogo tra le cellule del nostro sistema immunitario: la barriera difensiva che si attiva in caso di incontri ravvicinati con i virus e altre sostanze estranee e potenzialmente nocive. Il loro compito è infatti individuare la presenza di invasori e, se pericolosi, aggredirli e riparare i danni. In prima linea ci sono alcune cellule che si comportano come dei vigili che controllano il traffico: hanno il compito di identificare chi passa e lanciano il primo allarme se riscontrano qualcosa di sospetto. Mentre altre cellule (i linfociti) pattugliano tutto il corpo e, grazie alla loro memoria straordinaria, quando riconoscono un poco di buono, indirizzano i rinforzi.
Come ogni sistema di sicurezza che si rispetti, il sistema immunitario ha le sue caserme dove i soldati linfociti risiedono per la maggior parte del tempo (la milza, le tonsille, i linfonodi), le sue strade (vasi sanguigni e linfatici) che le cellule usano per andare da un tessuto all’altro e pattugliare il corpo, e le sue trincee: sono gli organi dove può scatenarsi l’aggressione del nemico (la pelle, le mucose, il fegato, e così via).
UN VACCINO PER AMICO
Il vaccino è un farmaco che addestra l’organismo (il sistema immunitario) a produrre anticorpi che ci proteggeranno in caso di incontri ravvicinati con un virus cattivo. In pratica ci si avvicina per non ammalarsi. «Ci sono diversi virus cattivi per i quali abbiamo buoni vaccini in grado di proteggerci dall’infezione: polio, morbillo, parotite, rosolia, varicella, rotavirus, papilloma…» dice Guido Silvestri dal suo laboratorio di ricerca alla Emory University.
In tutto il mondo il lavoro continua per trovare nuovi vaccini.