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Credits: Ipa-agency
Da sempre, l'uomo si orienta guardando le stelle. Ma non è il solo a farlo: gli scarabei stercorari, quando si spostano di notte, prendono come riferimento la Via Lattea. Lo ha scoperto il biologo svedese Lund Eric Warrant, secondo il quale si tratterebbe del primo caso finora osservato in natura.

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La stella più vicina al Sole, e quindi a noi, è Proxima Centauri, posta ad “appena” 4,2 anni luce di distanza. La più lontana si trova invece in una remota galassia, scoperta dal telescopio Hubble. O forse si trovava: la luce captata è stata emessa 13,4 miliardi di anni fa!

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Il nostro sistema solare fa parte della Via Lattea, una galassia di circa 3-400 miliardi di stelle. Si chiama così perché nel cielo se ne può vedere una parte, una scia luminosa che ricorda un fiume di latte. Ma ha dato il nome anche a tutte le altre: galaxias in greco significa appunto “di latte”.
Via Lattea

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Le stelle visibili a occhio nudo sono state classificate nel II secolo a.C. dall’astronomo greco Ipparco, che le suddivise secondo la luminosità: un sistema in uso ancora oggi. Sono circa seimila in tutto ma, a causa dell'inquinamento luminoso, dalle nostre città se ne vedono appena 240.

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Le stelle sono giganteschi globi di gas incandescente dal diametro molto variabile. Alcune misurano appena 20-40 km, altre molto di più: Betelgeuse, nella costellazione di Orione, ha un diametro 650 volte maggiore di quello del Sole (1.392.000 km). E non è neppure fra le più grandi!

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La Cometa Lovejoy (C/2014 Q2). Anche se le chiamiamo stelle, le comete sono in realtà enormi blocchi di ghiaccio e polveri che viaggiano nello spazio. Vengono dalla Nube di Oort, ai confini del Sistema Solare, e ogni tanto passano davanti al Sole. Allora il materiale di cui sono fatte evapora e diventano visibili nel cielo.
Nella foto: la Cometa Lovejoy (C/2014 Q2)
La Cometa Lovejoy (C/2014 Q2)

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Le costellazioni sono gruppi di stelle che sembrano formare delle figure geometriche nel cielo: l'Unione Astronomica Internazionale ne riconosce 88. È un sistema utile per distinguerle, ma è solo una convenzione: astri che a noi sembrano vicini spesso sono a enorme distanza fra loro.

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Guardando il cielo, l'uomo ha sempre avuto la tendenza a “unire i puntini”, ma non ci ha visto sempre le stesse cose. Nella costellazione dell'Orsa Maggiore, per esempio, i Sumeri riconoscevano un carro, gli Egizi un ippopotamo, i Galli un cinghiale e i Romani sette buoi.

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L'Orsa Maggiore dà informazioni importanti ai naviganti: allungando la linea che unisce le prime stelle si trova la Stella Polare, che indica sempre il Nord. È una costellazione composta da 7 astri, che i Romani chiamavano Septem triones (i sette buoi): è da lì che viene la parola Settentrione!

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La costellazione più famosa dell'emisfero australe è la Croce del Sud: quattro stelle molto luminose che indicano il Polo Sud celeste. Anche Dante ne parla, nella Divina Commedia, e qui sta il mistero: la prima descrizione di questa costellazione è del 1516, due secoli dopo la morte del poeta!
La Croce del Sud

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Lo Zodiaco comprende le 12 costellazioni che si trovano lungo l'Eclittica, il percorso apparente del Sole sulla sfera celeste, e che rappresentano quasi tutte animali (o comunque esseri viventi). Da qui il suo nome: in greco antico, zodiakòs significa “strada degli animali”.

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Prima che l'Unione Astronomica Internazionale facesse un po' di ordine, negli anni '30 del secolo scorso, le costellazioni riconosciute erano più delle 88 di oggi. Fra quelle cadute in disuso c'erano il Gallo, il Gatto, la Mongolfiera, la Macchina elettrica e l'Officina tipografica!

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Tra le molte le parole italiane che hanno qualcosa a che vedere con gli astri, due sono insospettabili. La prima è "considerare": letteralmente, significa “osservare le stelle” (sidera, in latino). Con "disastro", invece, si indicava ciò che era accaduto sotto una cattiva stella (aster, in greco).