Gli esopianeti sono pianeti che ruotano attorno a stelle diverse dal Sole. Grazie alla vista acuta di sofisticatissimi strumenti come il telescopio spaziale Kepler, dallo scorso mese di maggio il numero conosciuto di questi speciali pianeti è aumentato di colpo, superando quota 4.000.
Gli esopianeti possono essere fatti di gas (come i nostri Giove o Saturno) o di roccia e metalli (come la Terra) e dunque essere i candidati ideali per la vita extraterrestre. E nel futuro, magari, diventare una nuova “casa” dell’umanità.
Ma questo solo se si trovano nella cosiddetta “fascia di abitabilità”, ossia a una distanza dalla loro stella che permetta di avere in superficie l’elemento che oggi riteniamo fondamentale per la vita: l’acqua liquida. Se infatti il pianeta è troppo vicino al suo Sole diventa bollente e l’acqua evapora, se è troppo lontano è ghiacciato.
Tra tutti gli esopianeti conosciuti, quelli potenzialmente adatti alla vita sono solo poche decine.. Infatti, pure in quelli alla “giusta distanza” da un sole non è detto che ci sia acqua. E anche se c’è non è sicuro che quel pianeta sia abitabile: la sua stella potrebbe rendere impossibile la vita emettendo enormi quantità di raggi UV (quelli che provocano le ustioni solari) e i raggi X ( quelli che, in dosi piccolissime, permettono di fare le radiografie).
Un altro fattore da studiare è la temperatura interna del pianeta: se la Terra è più calda a mano a mano che scendiamo in profondità, gli esopianeti scoperti nora potrebbero non esserlo abbastanza o troppo! Insomma, c’è ancora molto da indagare prima di trovare un pianeta davvero simile al nostro.
Inviare delle sonde a esplorare questi mondi per ora non è fattibile: per raggiungere il più vicino, Proxima Centauri b, con le migliori tecnologie che possediamo oggi ci vorrebbero... 17.150 anni!
Idee come le Star Shot ("Sparo Stellare") potrebbero ridurre questo tempo a 20 anni grazie a mini-sonde mosse da una vela spinta da un laser che fileranno a circa 60mila chilometri al secondo. Ma sono progetti ancora lontanissimi nel tempo. L’unica possibilità concreta è dunque investigare dalla Terra.
Nuovi strumenti montati sui telescopi saranno capaci di studiare la luce delle stelle che viene riflessa dagli esopianeti che orbitano loro attorno. Analizzando quella luce, infatti, sarà possibile capire di cosa sia fatta la loro atmosfera e scoprire se c’è acqua.
Come abbiamo visto, la ricerca di nuovi mondi per l’umanità continua a tutto vapore perché, in fondo, se mai un giorno volessimo davvero raggiungerli, più ne conosceremo e maggiori probabilità avremo di sbarcare davvero... sul sosia della Terra
Il modo più efficace per individuare gli esopianeti è il “metodo del transito”. Se osservando al telescopio la luce di una stella vediamo che diminuisce a intervalli regolari, forse un pianeta le orbita attorno: abbiamo un candidato esopianeta!
Con altri telescopi (e metodi) si cerca allora la conferma ma serve pazienza: delle migliaia di candidati scoperti da Kepler, meno della metà sono stati confermati esopianeti. La maggior parte di questi sono giganti di gas come Giove. Quelli rocciosi, invece, sono spesso molto più grandi de la Terra e vengono chiamati Super Terre.