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Alla ricerca dei pianeti gemelli della Terra

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Telescopi spaziali, telescopi terrestri e micro sonde: ecco come gli scienziati vanno alla ricerca dei pianeti gemelli della Terra! Siete pronti a... cambiare pianeta? 

Gli ultimi due anni, per gli scienziati, potrebbero essere ricordati come gli anni degli esopianeti, ossia dei pianeti che ruotano attorno a stelle diverse dal Sole.

 

Infatti, grazie alla vista acuta di strumenti come per esempio il telescopio spaziale Kepler, il numero conosciuto di questi speciali pianeti è aumentato di colpo, superando quota 3.500.

Gli esopianeti possono essere fatti di gas (come i nostri Giove o Saturno) o di roccia e metalli (come la Terra) e dunque essere i candidati ideali per la vita extraterrestre. E nel futuro, magari, diventare una nuova “casa” dell’umanità. Ma questo solo se si trovano nella cosiddetta “fascia di abitabilità”, ossia a una distanza dalla loro stella che permetta di avere in superficie l’elemento che oggi riteniamo fondamentale per la vita: l’acqua liquida. Se infatti il pianeta è troppo vicino al suo Sole diventa bollente e l’acqua evapora, se è troppo lontano è ghiacciato.

 

Per ora, tra tutti gli esopianeti conosciuti, quelli potenzialmente adatti alla vita sono solo poche decine. Infatti, pure in quelli alla “giusta distanza” da un sole non è detto che ci sia acqua. E anche se c’è non è sicuro che quel pianeta sia abitabile: la sua stella potrebbe rendere impossibile la vita emettendo enormi quantità di raggi UV (quelli che provocano le ustioni solari) e di raggi X (quelli che, in dosi piccolissime, permettono di fare le radiografie). 

Un altro fattore da studiare, per capire se un esopianeta potrebbe ospitare la vita, è la sua temperatura interna: se la Terra è più calda a mano a mano che scendiamo in profondità, gli esopianeti scoperti finora potrebbero non esserlo abbastanza o troppo!

 

Insomma, c’è ancora molto da indagare prima di trovare un pianeta davvero simile al nostro. Ma come avvengono le ricerche? Inviare delle sonde a esplorare questi mondi per ora non è fattibile: per raggiungere il più vicino, Proxima Centauri b, con le migliori tecnologie che possediamo oggi ci vorrebbero... 17.150 anni!

 
Idee come Star Shot (Sparo Stellare, sotto un disegno di come potrebbe essere la navicella), potrebbero ridurre questo tempo a 20 anni grazie a mini-sonde mosse da una vela spinta da un laser. Ma sono progetti ancora lontanissimi nel tempo.

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L’unica possibilità concreta è dunque investigare dalla Terra. Nuovi strumenti montati sui telescopi saranno capaci di studiare la luce delle stelle che viene riflessa dagli esopianeti che orbitano loro attorno. Analizzando quella luce, infatti, sarà possibile capire di cosa sia fatta la loro atmosfera e scoprire se c’è acqua.

Insomma, la ricerca di nuovi mondi per l’umanità continua a tutto vapore perché, in fondo, se mai un giorno volessimo davvero raggiungerli, più ne conosceremo e maggiori probabilità avremo di sbarcare davvero... sul sosia della Terra!

 

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