I buchi neri non possono essere visti, ma forse possono essere ascoltati!
Uno studio pubblicato sulla rivista Physical Review X ha infatti proposto una nuova tecnica per osservare con maggiore facilità quelle regioni dello spazio, i buchi neri appunto, la cui attrazione gravitazionale è talmente forte da trattenere perfino la luce, rendendoli dunque pressoché invisibili.
La ricerca è stata condotta principalmente da due accademici dell'Università australiana di Monash, Eric Thrane e Rory Smith, i quali hanno sviluppato un metodo basato su complicatissime simulazioni generate da un super-computer, per captare i rumori provocati dalle colossali collisioni tra buchi neri, quindi le onde gravitazionali, e rivelare così l'esistenza di centinaia di buchi neri nascosti nello spazio profondo.
Tali collisioni infatti sono molto più frequenti di quanto si pensasse in passato e pertanto l'adozione di un metodo efficace per individuare le sorgenti delle onde che ne scaturiscono, potrebbe davvero rappresentare un passo decisivo nello studio un campo ancora molto oscuro (in tutti i sensi!) come quello dei buchi neri.
«Misurare il "rumore" delle onde gravitazionali ci permetterà di studiare la popolazione di buchi neri da grandissime distanze - spiega il Dr. Thrane - Un giorno, la tecnica potrebbe renderci capaci di vedere le onde gravitazionali scaturite dal Big Bang, nascoste dietro le onde gravitazionali dei buchi neri e delle stelle a neutroni».