Il viaggio nello spazio di Samantha Cristoforetti , la prima astronauta italiana , e il suo trionfale rientro a Terra hanno scatenato, nel nostro Paese, un interesse verso gli argomenti spaziali che non si verificava da tempo. I giornali erano pieni di cronache che raccontavano la vita degli astronauti nella stazione spaziale internazionale. Ma come fanno a nutrirsi e a mangiare in quegli ambienti angusti e strani? Dopotutto, l 'assenza di gravità che si verifica nello spazio non significa... assenza di fame!
Per crescere sani , tutti noi, dobbiamo avere una dieta equilibrata e varia e questo vale anche (anzi, a maggior ragione) per gli astronauti. Tanto più che muscoli e ossa del corpo umano soffrono molto l'assenza di gravità, e tendono a indebolirsi e a soffrire.
Il problema per chi progetta le missioni spaziali, però, da sempre è quello di trovare il sistema per creare pasti sani, nutrienti, buoni e facili da preparare. E che, nello stesso tempo, resistano a lungo in condizioni completamente diverse da quelle terrestri.
Per questo, il cibo degli astronauti viene creato da ingegneri del cibo, ossia da specialisti che, già dagli anni '60, lavorano agli Space Food System Laboratories della NASA, l'ente spaziale americano.
Nello spazio anche le uova strapazzate devono essere congelate e disidratate!
In una navicella spaziale il cibo non può essere cucinato (per ragioni di sicurezza non si possono accendere fiamme, creare fumi o usare piastre elettriche incandescenti), quindi i pasti sono già precotti e disidratati (ossia privati dell'acqua e dell'umidità che contengono) per non ingombrare troppo: nello spazio... lo spazio è davvero poco!
Inoltre, le confezioni devono essere sottovuoto, perché anche una piccolissima quantità d'ossigeno può compromettere l'integrità del cibo e renderlo immangiabile !
La disidratazione degli alimenti, però, fa perdere loro molte sostanze nutritive : per questo gli astronauti devono accompagnare i pasti (che non sono non proprio... appetitosi) con pastiglie di vitamine e integratori.
Tutte le bevande (compresa l'acqua) sono confezionate in buste da spremere perché, in assenza di gravità, bere da un bicchiere impossibile. L'acqua galleggerebbe nell'aria della navicella , restando sospesa anche con il bicchiere completamente capovolto.
Normalmente, gli astronauti si limitano ad aggiungere ai loro pasti solo acqua calda o fredda . Gli alimenti vengono poi conditi con salse speciali perché, in assenza di gravità, a venir meno sono anche il senso dell'olfatto e quello del gusto delle persone .
Lo speciale vassoio che serviva e scaldava il cibo degli astronauti delle missioni Skylab negli anni '70
Quello che vi abbiamo raccontato qui sopra è il metodo americano al cibo, usato dagli astronauti fin dagli anni '60.
Per fortuna la nostra Samantha ha sparigliato le carte. Per la prima volta , infatti, nella stazione spaziale internazionale hanno avuto una vera dispensa , grazie alla quale è stato possibile cucinare per davvero pur essendo in orbita .
I cibi che i componenti dell'equipaggio hanno potuto gustare erano il frutto di mesi di ricerca , studiati per rimanere buoni almeno due anni e senza la necessità di essere conservati in frigo .
A dirla tutta, comunque , già con il volo del nostro Luca Parmitano , nel 2013, il menu degli astronauti migliorò parecchio. Infatti, la dieta mediterranea a base di parmigiana di melanzane, caponata, lasagne (e perfino tiramisù) è sbarcata nello spazio.
Tra il 1973 e il 1974 gli astronauti delle missioni Skylab , la prima stazione spaziale lanciata nello spazio, avevano a disposizione un vassoio tecnologico (per l'epoca) che scaldava i pasti (lo vedete nella foto qui sopra).
Nello spazio sono vietati gli alimenti che fanno briciole , l'assenza di gravità, infatti, le farebbe svolazzare nell'abitacolo e gli astronauti, respirandole, potrebbero soffocare o ammalarsi. Tuttavia ci fu un'eccezione: vedi sotto.
Nel 1969 i due astronauti americani Neil Armstrong e Edwin Aldrin, sbarcati sulla Luna , consumarono alcuni pasti terrestri a base di panini con il salame e insalata.
Per il viaggio di Samantha, una società torinese specializzata in... menu spaziali ha realizzato un'innovativa macchina per fare il caffè espresso in assenza di gravità e che usa capsule di caffè appositamente progettate.
Per saperne di più sul cibo degli astronauti potete leggere l'articolo pubblicato dal nostro fratellone Focus.