Immaginate una pianta con la quale si possa diventare più belli, con cui si possa aver cura della propria pelle e dei propri capelli, che ci guarisca dalle piccole ustioni, dai tagli, dalle punture degli insetti e dagli eritemi solari, che aiuti a prevenire alcune infezioni, che abbia un’azione lassativa, che ci impedisca di mangiarci le unghie, con cui si possano fare rituali magici, che lenisca il dolore e molte altre cose. Santo cielo!, direte voi, ma può esistere una pianta con tutte queste proprietà? No, impossibile...E invece mi dispiace contraddirvi: questa pianta veramente magica esiste e si chiama aloe!
L’aloe fa parte della famiglia delle Asphodelaceae. È una pianta grassa perenne, ha foglie carnose a punta, di color verde-grigiastro, con una specie di dentellatura spinosa sui bordi. Raggiunge un’altezza media di 60 centimetri, con dei fiori gialli a forma di tubo che spuntano su uno stelo a più rami sovrastante il resto della pianta. È originaria delle zone costiere del Mediterraneo e cresce spontaneamente nelle regioni tropicali e subtropicali con clima caldo e secco, come ad esempio il Mediterraneo del sud, i Caraibi e l’America Latina.
Viene coltivata in modo diffuso in tutto il mondo. L’aloe ha bisogno di molto sole, di un terreno ben drenato e di temperature alte o, in caso di freddo, che non scendano mai sotto i 4,5 gradi. Vive bene anche in vaso, ma in questo caso non deve essere annaffiata troppo. Il lattice dell’aloe contiene gli antrachinoni, sostanze chimiche che stimolano la contrazione delle pareti dell’apparato digerente. L’aloe più utilizzato, ossia l’aloe vera, è conosciuto scientificamente anche col nome di Aloe Barbadensis, ossia Aloe delle Barbados.
L’ALOE NELL'ANTICHITÀ
Le proprietà curative di questa pianta sono note fin dai tempi antichi. Le conoscevano molto bene già i Sumeri oltre 4.000 anni fa. Gli Egizi, 3.500 anni fa, con l’aloe inventarono circa 700 tra formule magiche e cure, la usavano come ingrediente per le imbalsamazioni ed era uno dei segreti della grande bellezza di Cleopatra. Il filosofo greco Aristotele, quasi 2.500 anni fa, cercò persino di convincere Alessandro Magno a conquistare l’isola di Socotora, nell’Oceano Indiano, perché era ricchissima di aloe. Il medico greco Dioscoride, poco più di 2.000 anni or sono, scrisse che il succo dell’aloe, o lattice di aloe, induceva sonnolenza, liberava l’intestino, ripuliva lo stomaco ed era un grande rimedio per curare le contusioni, le ferite, l’irritazione alla bocca, alla gola e agli occhi.
La pianta dell’aloe, di cui esistono oltre 300 specie, è stata sempre un ingrediente importante di molti rimedi erboristici. Mentre i Greci e i Romani la usavano soprattutto per medicare le ferite, durante il Medioevo il suo succo giallo (presente nelle foglie) era utilizzato come purgante. L’aloe vera, la specie più utilizzata da secoli, ha foglie la cui gelatina è in grado di medicare le ferite, i tagli e le bruciature, ed è ottima per alcune malattie della pelle.
Avrete sicuramente notato, nel bagno di casa vostra, che è un importante ingrediente dei prodotti cosmetici, dalle creme per mani, viso e corpo di mamma o di vostra sorella, allo shampoo e al docciaschiuma che anche voi usate. Viene tuttora utilizzata come rimedio per le punture degli insetti e per curare le screpolature della pelle. Se applicata sulle piccole ferite, la gelatina dell’aloe è utile per prevenire le infezioni. Il succo di (che non è la gelatina, e che si chiama anche aloe medicinale, lattice o linfa di aloe), avendo un sapore amaro è usato come repellente da applicare sulla punta delle dita per evitare a voi bambini (ma anche ai grandi, a volte) di mangiarsi le unghie.
La scienza, oggi, concorda anche sulle proprietà del gel di aloe quali la stimolazione del sistema immunitario e la facilitazione della cicatrizzazione con arresto di dolore e infiammazione. Sono tuttora in fase di studio la possibilità che possa contribuire a ridurre i livelli di zuccheri nel sangue in chi ha il diabete di Tipo 2, che la pianta possa avere proprietà anticancro e che sia in grado di aumentare l’efficacia di alcuni farmaci antivirali. Ma su queste possibilità la scienza sta ancora sperimentando e, al momento, non c’è niente di certo.
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