Avete presente quando non vi va di studiare e cercate qualsiasi scusa buona («Eh stavo per fare storia, ma poi mi sono messo a pulire la stanza») per rimandare l'appuntamento con i libri?
Tale atteggiamento è stato definito self-handicapping nel 1978 dagli studiosi Steven Berglas ed Edward Jones e si tratta di una strategia mentale secondo la quale il nostro cervello affronta casi in cui vi è il rischio di fallire...Auto-sabotandosi!
La nostra mente cioè, anziché lavorare sul raggiungimento dell'obiettivo, ci crea degli alibi e si concentra su tutti gli ostacoli, reali o immaginari, che potrebbero impedirci di ottenere il successo.
A fine mese uno studente sa che dovrà sostenere una verifica molto importante in una materia in cui non va tanto bene.
Se nel suo cervello si innescherà il meccanismo di self-handicapping, il ragazzo comincerà a focalizzare la propria attenzione sui ritardi dei mezzi pubblici che gli sottraggono tempo per studiare, sui troppi impegni extra-scolastici o sull'incapacità del professore di spiegare gli argomenti.
Così facendo, in caso d'insufficienza, lo studente avrà pronte delle giustificazioni che lo faranno sentire a posto con la coscienza!
Il self-handicapping è infatti una strategia protettiva che usiamo inconsciamente per preservare la nostra auto-stima. In caso di fallimento infatti, avremo ottime motivazioni per auto-assolvarci, mentre nell'eventualità di un successo, esso varrà il doppio, poichè conseguito nonstante incredibili difficoltà.
Per tornare all'esempio, di fronte ad un 4, lo studente non penserà dunque "non ce l'ho fatta perché non sono stato in grado di studiare a dovere", ma se la prenderà con i tanti imprevisti che hanno ostacolato il suo percorso.
Lì per lì un simile atteggiamento ci protegge dallo sconforto per il fallimento appena ottenuto, ma a lungo andare il continuo attaccarsi alle causa esterne per giustificare un mancato obiettivo può trasformarsi in un muro invalicabile sulla strada verso il successo!
FONTE Psychology