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Natura: la vita segreta delle piante

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Gli alberi sono intelligenti, hanno dei sensi e perfino la loro Internet! Parola del neurobiologo Stefano Mancuso

Sempre ferme nello stesso posto, capaci solo di crescere, al massimo di fare fiori e frutti: se pensate che la vita delle piante sia tutta qui sappiate che vi sbagliate di grosso. I vegetali fanno ben altro: sentono, scambiano informazioni, ascoltano, reagiscono.

Gli scienziati scoprono continuamente qualcosa di nuovo su di loro. In Italia, a Firenze, c’è il bellissimo laboratorio del neurobiologo Stefano Mancuso, a Bonn lavora un biologo slovacco che si chiama František Baluška, all’Università della Western Australia c’è una scienziata che si chiama Monica Gagliano. In Germania il guardaboschi Peter Wohlleben ha passato vent’anni a curare e studiare gli alberi nel loro ambiente anziché in laboratorio.

Tutti insieme stanno cambiando il modo in cui dovremmo guardare al mondo vegetale e sono sempre più convinti che, come pensava lo stesso Charles Darwin, le piante siano esseri con una certa intelligenza.

Dunque, se potessero parlare, avrebbero molte cose da raccontarvi. Ok, non sanno parlare, ma fate finta per un attimo che ne siano capaci: ecco alcuni racconti che le piante potrebbero farvi, basati proprio sui risultati degli esperimenti di questi scienziati.

Il faggio altruista

«Buongiorno miei cari ragazzi! Io sono un faggio molto vecchio, sapete, sono stato abbattuto più di cento anni fa. Sembro un albero morto ma non è vero: anche senza rami e senza foglie sono riuscito a sopravvivere e arrivare fino a oggi. Mi hanno tenuto in vita i miei figli e i miei nipoti, i miei parenti che vivono qui intorno. Voi non potete vederlo ma sotto il terreno le nostre radici si intrecciano e si toccano. Ecco, attraverso le radici gli altri faggi di questo bosco mi hanno trasmesso le sostanze nutritive che mi hanno fatto vivere. Proprio come si fa nelle vostre case quando c’è una persona anziana o malata e le si prepara da mangiare e le si porta il vassoio a letto: anche noi piante ci aiutiamo. Di più tra piante della stessa specie, ma non solo. E, a proposito di aiuto, se volete una storia strana, sentite quella che vi può raccontare l’acacia».

L'agguerrita acacia

«Salve! L’acacia sono io. Vivo in Africa e di sicuro mi avete vista in tanti documentari, perché vengo molto bene sia nelle foto sia nei film. Spesso si vede anche una giraffa che bruca le mie foglie. E proprio di questo volevo parlarvi. Perché io ho un sistema molto efficiente per difendermi ed evitare che gli animali mi spoglino completamente e mi facciano del male: produco una sostanza che rende le mie foglie amare e indigeste per gli animali, così non esagerano. Devo pur difendermi e non sono l’unica: anche le querce, per tenere a bada gli insetti usano il mio stesso sistema. Un fagiolo del Perù fa di peggio: quando un acaro lo attacca, lui emette una sostanza che attira un’altra specie di acaro, una specie carnivora! Così il secondo acaro mangia il primo e il fagiolo se ne libera. Ammetterete che sono più gentile io.
Ah, ma il faggio voleva che vi parlassi di come ci aiutiamo tra acacie. Ecco, il sistema è questo: quando gli animali brucano troppo non solo divento amara ma, in più, spruzzo un gas nell’aria. Le altre acacie lo sentono e sanno che vuol dire “pericolo!” così cominciano a rendere disgustose le loro foglie senza aspettare che arrivino le gazzelle o le giraffe. Ingegnoso, no? Se però vi interessa saperne di più su come comunichiamo noi piante dovete parlare con un fungo».

Il fungo e l'Internet del bosco

«Il fungo sono io e mettiamo subito in chiaro una cosa: io non sono un vegetale. Noi funghi siamo tutt’altra cosa, proprio un altro regno, il regno dei funghi e basta. Bene, se promettete di non dimenticarvelo vi racconto
il resto della storia. Sottoterra noi funghi abbiamo una rete di filamenti enorme. Molto più estesa delle radici delle piante! I nostri filamenti si chiamano ife, non radici, e possono essere lunghi parecchi chilometri attraverso il bosco. Noi funghi del bosco viviamo insieme alle piante, ci prendiamo delle sostanze da loro e ne diamo delle altre. Insomma, facciamo scambi. Con le ife entriamo nelle radici, anche in quelle di piante di specie diverse, così le mettiamo in comunicazione tra loro. Proprio come fa Internet con voi esseri umani!
Noi siamo una rete e gli scienziati da anni studiano quello che chiamano Wood-Wide-Web, cioè il grande Web del Bosco. Grazie a noi le notizie della foresta viaggiano veloci e arrivano anche alle piante che, tra loro, non saprebbero comunicare».

La vite

«Noi piante abbiamo anche l’udito: non abbiamo le orecchie è vero, ma è sicuro che in qualche modo percepiamo i suoni. Io sono una vite, faccio uva da vino e con me gli scienziati hanno fatto un esperimento: farmi crescere ascoltando musica. Proprio come si dovrebbe fare con i bambini. Ebbene, il risultato, controllato e verificato, è che sono cresciuta meglio e ho persino prodotto un’uva migliore. In più, la musica ha pure tenuto lontani da me gli insetti parassiti».

La mimosa pudica

«Abbiamo anche il tatto! Io mi chiamo mimosa, precisamente mimosa pudica: dicono che sono pudica perché se qualcuno o qualcosa mi tocca ripiego le foglie. Forse lo faccio per difendermi ma non è ancora sicuro. Comunque sono pudica ma non stupida: se non succede niente di brutto la seconda volta non mi nascondo più. Gli scienziati dicono che è perché ho una certa memoria. Mi ricordo le cose insomma. Come succede a chi ha un vero cervello».

La radice

«Le piante non hanno un cervello, però molti studiosi ritengono che abbiano un’intelligenza... nelle radici! Soprattutto nella punta di noi radici: aggiriamo gli ostacoli, ci muoviamo in modo coordinato (e siamo migliaia!) e decidiamo in ogni momento che cosa fare. Senza le nostre decisioni la vita, per la pianta, sarebbe davvero dura. Come avete letto, la vita segreta dei vegetali è ricchissima e talmente stupefacente che già 150 anni fa Charles Darwin, autore della teoria dell’Evoluzione, capì l’importanza di noi radici. Lui ha aperto la strada ma oggi, riguardo all’intelligenza delle piante, i botanici hanno scoperto molte più cose di quelle che aveva immaginato»

Collaborazione ai testi di Guido da Rozze

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