Mai come in queste settimane ci stiamo rendendo conto di quanto l'acqua sia un bene prezioso. La grande siccità che nel 2022 ha colpito l'Italia (soprattutto il Nord del Paese) sta infatti destando molta preoccupazione e non è escluso che nei prossimi mesi assisteremo a razionamenti e limitazioni d'acqua potabile in diverse regioni. Ma dove nasce questa emergenza? Quali sono le attività che consumano maggiormente le risorse idriche? E cosa possiamo noi, ogni giorno, per evitare ogni spreco?
L'umanità ha da sempre dovuto fare i conti con periodi di siccità che nei secoli hanno devastato i raccolti e messo in crisi intere popolazioni. Certo, lo sviluppo tecnologico ha sicuramente contribuito a diminuire i danni in caso di annate troppo secche, ma per quanto sistemi idrici e tecniche di coltivazione siano migliorate, se dal cielo non arriva la pioggia (o la neve), l'acqua non si può creare dal nulla. Anzi, lo sfruttamento intensivo delle risorse richiesto dalla nostra società si sta rivelando addirittura essere un problema!
A causa del cambiamento climatico causato proprio dall'attività umana, infatti, le temperature si sono alzate e i fenomeno meteorologici sono stati alterati. Questo significa che, ad esempio, in zone come l'Italia - dove d'estate fa caldo ma d'inverno ma nella stagione autunnale e invernale si verificano tante precipitazioni - sta aumentando sempre di più il rischio che non piova o nevichi per molti mesi. E così, come in un domino, se d'inverno non nevica, non ci saranno riserve di ghiaccio che, sciogliendosi, ingrosseranno i fiumi durante la bella stagione, lasciando a secco interi settori produttivi e, anche le riserve idriche che ci forniscono l'acqua potabile.
L'acqua è indispensabile per moltissime attività del nostro quotidiano: la usiamo per lavarci, per fare il bucato, per cucinare e, naturalmente, per bere. Eppure, il consumo dei cittadini ricopre solo una piccola fetta del gigantesco sfruttamento delle risorse idriche planetarie.
Molti studi, come il noto report del 2011 pubblicato su Hydrology and Earth System Sciences, hanno infatti dimostrato come sia il settore agricolo il responsabile di oltre il 70% del consumo di acqua globale. Naturalmente in questo conteggio rientrano anche i grandi quantitativi d'acqua necessari a nutrire gli allevamenti che portano la carne sulle nostre tavole.
A seguire le industrie (22%) e solo 8% per il consumo umano e nel settore dei servizi. Per questo molti enti e associazioni stanno spingendo da anni per convincere i governi ad investire in ricerche e sistemi alternativi che possano dare una svolta "ecologica" alle attuali tecniche di sfruttamento delle risorse idriche.
In alcuni casi poi, anche l'inefficienza delle reti idriche contribuisce ad aumentare lo spreco. Secondo i dati ISTAT del 2021, ad esempio, in Italia il 42% dell'acqua viene dispersa a causa di tubi vecchi e rotti. Questo significa che su 100 litri destinati alle nostre case, ben 42 si perdono lungo il percorso!
Per calcolare l'impatto di un'attività sul consumo d'acqua, da qualche anno gli esperti utilizzano un indice chiamato water footprint, ("impronta idrologica", simile alla più nota impronta ecologica) il quale calcola la quantità d'acqua necessaria per produrre un bene o un servizio.
All'interno del settore agricolo, ad esempio, è stato calcolato che le attività con la water footprint più alta sono:
E gli allevamenti? Anche loro necessitano di grandi quantità di acqua:
Altre attività industriali che sprecano molta acqua sono insospettabili: lo sapevate che, ad esempio, per produrre un paio di jeans servono circa 10.000 litri d'acqua?
Come visto dunque, i consumi dei privati cittadini influiscono in minima parte sull'utilizzo dell'acqua, ma questo non significa che limitare gli sprechi sia una perdita di tempo: anzi, ogni litro d'acqua risparmiato aiuta il pianeta e il nostro futuro. Ecco dunque come possiamo, nel nostro piccolo, evitare lo spreco d'acqua.