Nessuna palla di vetro o strani poteri magici: due algoritmi prevederanno le eruzioni vulcaniche grazie all'analisi di dati incrociati provenienti dalla crosta terrestre.
Ad elaborare questo tipo di Intelligenza Artificiale "preveggente" sono stati due gruppi di ricercatori britannici che hanno trovato il modo per isolare i segnali indicatori di un'eruzione attraverso i tantissimi dati raccolti dai satelliti europei (ESA e programma Copernicus).
Nel caso del primo gruppo di studio, che si è avvalso delle informazioni del satellite Sentinel1, vengono captati segnali radar che poi gli algoritmi elaborano e confrontano per cercare cambiamenti sulla superficie terrestre. Tali cambiamenti non sono segnali assoluti e inequivocabili di un'imminente colata di lava, ma comunque rappresentano un campanello d'allarme importante.
«Sono circa 1.500 i vulcani di sopra del livello del mare a rischio di eruzione, ma solo cento di questi sono controllati - ha spiegato Andrew Hooper, ricercatore dell'università di Leeds e tra i responsabili del progetto - La deformazione della crosta terrestre non sempre indica un'eruzione, ma sono pochi i casi in cui si ha un'eruzione senza deformazione»
La seconda I.A. è invece stata sviluppata dal Team COMET (che in italiano è il "Centro per l'osservazione di terremoti e vulcani"), guidato dalla vulcanologa Juliet Biggs.
Essa simula il funzionamento di una rete neurale ed è capace di analizzare le immagini registrate e inserirle in categorie stabili e riconoscibili (ad esempio, di fronte ad un animale a quattro zampe, sarebbe capace di distinguere un cane da un gatto.
I risultati sono stati presentati nel corso del semestrale convegno dell'Unione Americana di Geofisica (American Geophysical Union, AGU) e, nel giro di un paio di anni, potrebbero contribuire in modo decisivo a creare una rete internazionale per monitorare i vulcani più pericolosi di tutto il mondo.
Fonti: Science