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Microplastiche: tutto quello che dovete sapere

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Microplastiche: tutto quello che dovete sapere
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Da tempo se ne discute come di un grosso problema per il pianeta, ma non sempre è ben chiaro di che cosa si stia parlando: ecco cosa sono le microplastiche e perché mettono in pericolo l'ambiente

Fino a qualche anno fa in pochi ne conoscevano l'esistenza, eppure oggi rappresentano un grosso problema ambientale, soprattutto per quanto riguarda la salute degli oceani (e degli stessi esseri umani). Ma cosa sono esattamente le microplastiche? E perché se ne parla così tanto?

Microplastiche: cosa sono

La prima cosa da spiegare è che non esiste un'unica definizione ufficiale, poiché è una categorie molto ampia e variegata. Si può dire dunque che la microplastica è un residuo derivato dal processo di produzione e utilizzo della plastica, uno dei materiali più comuni al mondo,di cui sono fatti tantissimi oggetti che usiamo ogni giorno, dalle bottiglie fino ai rivestimenti interni di tante automobili. Tuttavia, se tutta la microplastica è plastica... non tutta la plastica è microplastica!

Le microplastiche sono infatti dei piccolissimi pezzi di materiale plastico, le cui dimensioni variano dai 5 millimetri ai 330 micrometri. Se pensiamo che un micrometro corrisponde a un millesimo di millimetro, allora capiamo bene quanto possano essere minuscoli!

In base alla loro origine, questi microscopici frammenti possono essere suddivisi in due categorie principali:

  • Microplastiche primarie: sono quelle prodotte dall'uso umano e vengono rilasciate direttamente nell’ambiente, come i glitter presenti in alcuni trucchi o le particelle disperse nell'acqua della lavatriche dagli abiti intessuti con fibre sintetiche. Secondo i dati forniti dal sito del Parlamento Europeo, questa tipologia di microplastiche rappresenta il 15-31% delle microplastiche presenti nell’oceano.
  • Microplastiche secondarie: sono derivati dalla degradazione dei oggetti di plastica più grandi, come buste o tappi di plastica, bottiglie o reti da pesca. Questi scarti sono i più grandi nemici del pianeta, poiché rappresentano circa il 68-81% delle microplastiche presenti negli oceani.

Perché rappresentano un pericolo per l'ambiente?

Frammenti di plastica così piccoli si disperdono facilmente nell'ambiente - soprattutto se non si smaltiscono i rifiuti in modo corretto - e poiché il materiale non è biodegradabile, rimane presente a lungo nell'ecosistema.

Questo è un grosso problema per mari, oceani e fiumi, poiché nell'acqua le microplastiche possono essere inghiottite dai pesci, i quali ricevono così meno nutrienti. Non solo, questi pesci che si trovano ad ingerire involontariamente la plastica, spesso sono gli stessi che poi finiscono sulle nostre tavole. Il risultato? Anche noi esseri umani finiamo per mangiare materiale plastico!

Anche chi non mangia pesce però non può stare tanto sereno. Come già accennato, infatti, la microplastica viaggia anche nell'aria che respiriamo sotto forma di polvere.

Quali sono i rischi per l'uomo?

Frammenti di microplastiche erano già state trovate sia nelle acqua potabili di diversi paesi, dia nelle urine e nelle feci di alcuni partecipanti a diversi progetti di ricerca, ma un recente studio condotto dalla Vrije Universiteit Amsterdam e dall’Amsterdam University Medical Center ha scovato tracce di plastica persino nel sangue umano!

Dunque, oltre ad inquinare il pianeta la presenza sempre più massiccia delle microplastiche può diventare un problema anche per la nostra salute, benché al momento non ci siano ancora studi scientifici che mostrino con certezza gli effetti di simili materiali sull'organismo umano.

Tuttavia, molti prodotti di plastica contengono additivi chimici e sapere che simili sostanze possono entrare nel nostro corpo semplicemente respirando o mangiandosi un branzino con le patate non è di certo una notizia confortante.

Come si può risolvere il problema?

Per quanto possa sembrare sconfortante, per ora non esista una ricetta per risolvere completamente la questione. La scienza infatti sta ancora studiando a fondo il tema e ad oggi gli istituti di ricerca possono solo monitorare la diffusione e la concentrazione della microplastica nei vari ecosistemi del pianeta.

Qualcosa però possiamo già farla: consumare sempre meno plastica, fare la raccolta differenziata e non gettare in giro i rifiuti.