L'OBIETTIVO 14: VITA SOTT'ACQUA
Se ci chiedessero di riconoscere la Terra a colpo d’occhio, dallo Spazio, non avremmo dubbi: gli oceani conferiscono a quel nostro “puntino blu” un look inconfondibile che tutti gli altri pianeti ci invidiano. Mari ed oceani in salute sono indispensabili per la sopravvivenza dell’uomo: da queste distese d’acqua che coprono i tre quarti del pianeta attingiamo cibo, energia, acqua, ossigeno.
Eppure, da qualche tempo la loro protezione sembra esserci… sfuggita di mano. Negli ultimi decenni ci siamo lasciati andare a forme di inquinamento ed incuria degli oceani che minacciano la sopravvivenza delle 200.000 specie viventi che vi abitano, e alla lunga anche la nostra. Per fortuna, l’Obiettivo 14 dell’Agenda 2030 (una lista di sfide in cui lanciarci per migliorare il futuro del Pianeta) ci ricorda che dobbiamo rimboccarci le maniche per proteggere gli oceani e utilizzare le risorse che ci offrono in modo sostenibile, cioè con intelligenza e misura, in modo non distruttivo.
A CHE PUNTO SIAMO?
Come spugne, gli oceani assorbono il 30% dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo, rimuovendola così dall’atmosfera: in compenso, questo “pasto velenoso” altera la loro composizione chimica, rendendoli più acidi. L’acidificazione degli oceani è un fenomeno del quale l’uomo non si accorge tanto, ma che gli animali marini percepiscono eccome: è responsabile della morte dei coralli, già parecchio in difficoltà per l’aumento delle temperature oceaniche, e rende più difficile la formazione dei gusci di molluschi e crostacei, che senza queste protezioni faticano a sopravvivere.
I mari stentano a tenere il passo con i nostri rifiuti inquinanti, e non solo con quelli che immettiamo nell’aria: per ogni km quadrato di oceano ci sono in media 13.000 pezzi di spazzatura visibile, e quasi sempre si tratta di plastica, ormai presente nello stomaco di quasi tutti gli animali marini, incrostata agli scogli e depositata nelle più profonde fosse oceaniche.
Più di tre miliardi di persone su coste e isole dipendono dall’abbondanza di risorse dei mari per sopravvivere, eppure, la pesca sconsiderata e senza regole (overfishing) ha letteralmente prosciugato le riserve ittiche dei mari: abbiamo immense flotte di pescherecci che rastrellano oceani sempre più vuoti!
Se il mare fosse una torta di 10 fette, quattro sarebbero ormai mangiucchiate e inutilizzabili a causa di inquinamento, pesca eccessiva, perdita degli habitat e altri problemi connessi alle attività umane.
CHE COSA CHIEDE L'OBIETTIVO 14? E NOI COSA POSSIAMO FARE?
L’Obiettivo 14 (“La vita sott’acqua”) richiama l’impegno di tutti a ridurre l’impatto delle attività umane sui mari e a conservare e ripristinare gli ecosistemi oceanici: per esempio istituendo più aree marine e costiere protette o incoraggiando forme di pesca, di allevamento ittico e di turismo che siano allo stesso tempo soddisfacenti per l’uomo e rispettose degli oceani.
Ma bando alle ciance, ci sono anche azioni molto concrete che possiamo iniziare a fare da subito: per esempio, potremmo imparare a conoscere ed apprezzare il cosiddetto “pesce povero” (mai sentito parlare di sgombro, cefalo, alici, acciughe…), chiamato così perché costa poco ed è spesso snobbato in favore di specie più conosciute e molto, troppo pescate (come tonno, merluzzo, pesce spada…). È importante poi cercare di acquistare pesce certificato, che provenga da allevamenti sostenibili. Un’altra cosa che puoi fare è rinunciare alla plastica monouso e privilegiare contenitori, posate, borracce, cannucce e buste riutilizzabili: in questo modo ridurrai il tuo contributo alle maree di plastica che inquinano gli oceani. Scegliendo di ridurre le emissioni di anidride carbonica (per esempio facendo attenzione a come ti sposti o a quello che acquisti) puoi contribuire a immettere meno gas serra in atmosfera e prevenire l’acidificazione dei mari. E quando si tornerà a viaggiare potrai aiutare la tua famiglia a scegliere strutture e operatori impegnati nella tutela dei mari e delle coste.
INVENZIONI E SCOPERTE UTILI
La tecnologia può venirci in aiuto nella missione di proteggere i mari.
Negli ultimi anni sono state proposte alcune soluzioni creative e ingegnose, come sparpagliare nei porti e vicino alle coste cestini della spazzatura galleggianti che riescano a inghiottire i rifiuti di plastica, o deviare i rifiuti di plastica che scorrono nel corso dei fiumi prima che arrivino al mare, attraverso barriere galleggianti o bolle d’aria che non ostacolino lo scorrimento dell’acqua e il passaggio dei pesci. Ma potremmo sfruttare anche “l’appetito” di plotoni di batteri ghiotti di plastica, che aiutino a degradare rapidamente sacchetti e bottiglie. Non dobbiamo però aspettarci che la tecnologia, da sola, ci salvi: per risolvere il problema dell’inquinamento dei mari dobbiamo modificare prima di tutto i nostri modelli di consumo.
LO SAPEVI CHE...
Alcune specie di pesci si radunano in gran numero in alcune aree marine in specifici momenti dell’anno per accoppiarsi e deporre le uova. Queste aggregazioni sono particolarmente esposte alla pesca eccessiva (perché sono prevedibili e “danno nell’occhio”) e anche molto vulnerabili: se vengono pescati gli esemplari adulti prima che mettano su famiglia si perdono intere generazioni e la popolazione si assottiglia in fretta.