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Voglio fare il violinista: intervista a Julian Kainrath

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Voglio fare il violinista: intervista a Julian Kainrath

ll violinista Julian Kainrath aveva solo dieci anni quando si è esibito per la prima volta davanti al pubblico per un concorso (che ha vinto) e da allora non ha più smesso. Oggi di anni ne ha 16 ed è arrivato a Milano per esibirsi insieme ad altri giovani talenti per la Fondazione Società dei Concerti all'interno della rassegna ‘Meglio Gionventù’.

Abbiamo fatto qualche domanda a Julian per ispirare tutti i lettori che amano la musica classica o suonano uno strumento musicale

Hai scelto tu, da bambino, di imparare a suonare il violino o te lo hanno proposto i tuoi genitori?
I miei hanno studiato pianoforte e io sono sempre stato allenato alla musica fin da quando ero nella pancia della mamma. Mi piaceva leggere di musica ed è sempre stata una cosa più che importante, essenziale per me. I miei mi hanno accompagnato su questa strada, in questo mondo, partendo quindi da prima del violino.

Ci sono momenti in cui è troppo dura e ti vien voglia di mollare tutto e fare altro?
Ci sono momenti dove uno preferisce fare qualcos'altro che studiare e anche quei momenti sono importanti perché è proprio lì che uno capisce che è quello che vuole fare più di tutto nella vita.
Io ho iniziato violino un po' per hobby, senza pensare di volerlo fare professionalmente, poi è passato il tempo e mi è piaciuto sempre di più. Nel violino c'era qualcosa che mi ispirava e sono arrivato a diventare un musicista.
Cosa dicono i tuoi amici? 

Tanti dei miei amici sono musicisti come me, perché quando uno entra in quell'ambiente si scambia idee con persone che hanno la tua stessa passione. Ho anche tanti amici che non sono musicisti. Quando uno è alle elementari magari è l'unico in classe a suonare il violino, è una cosa insolita per gli altri. Però non ho mai avuto problemi.

Come hai iniziato a studiare violino?
A 6 anni ho iniziato in una scuola di musica in Alto Adige, poi sono andato al conservatorio e ora studio in un'università a Graz (Austria). A 10 anni ho vinto il primo premio ad un concorso ma ero troppo piccolo per rendermi conto di cosa voleva dire. I concorsi sono importanti per un artista giovane, perché ti insegnano la preparazione psicologica prima dei concerti.
A proposito, sei emotivo prima di un concerto?
Ogni esibizione è unica, un giorno sono super tranquillo, sento solo un po' di stress prima del concerto. Ma ci sono quei giorni che sono super agitato. Dipende da come mi sento in quel periodo
Ti è mai capitato di sbagliare qualcosa a un concerto?
Si, tante volte, ma quando sei ispirato al pubblico non importa se sporchi un po' le note. Peggio è quando uno si sta annoiando mentre suona sul palcoscenico. Si nota subito.
Come si fa ad avvicinare i giovani alla musica classica?
Dipende dal contesto in cui cresce. Io da piccolo giocavo con la musica classica di sottofondo. Quindi quando uno vuole avvicinare un bambino a qualsiasi forma d'arte non deve pretendere che capisca quella forma d'arte;  è un percorso progressivo che quasi non si nota. Come quando uno va a scuola e impara a piccoli passi a leggere. Poi a un certo punto ti si apre il mondo e della musica non ne puoi più fare a meno, come di leggere.
Vuoi dare un consiglio ai futuri musicisti?
Non vergognarti mai di fare  quello che fai, perché se davvero ci credi e vai in fondo diventa una cosa talmente intima che non ti interessa più niente dei giudizi esterni. Non ti far influenzare da voci esterne, da chi ti dice "non ce la farai mai". Fatti invece ispirare dai tanti esempi, anche recenti, di persone che  combattono e alla fine ce la fanno.

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