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Ucraina-Russia: la situazione dopo un mese di guerra spiegata ai ragazzi

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Ucraina-Russia: la situazione dopo un mese di guerra spiegata ai ragazzi
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A più di un mese di distanza il conflitto in Ucraina continua a lacerare il Paese. Ma a che punto sono le operazioni i militari? E le trattative diplomatiche? Proviamo a fare chiarezza

Doveva trattarsi di una guerra lampo per sbaragliare un esercito ritenuto inferiore e imporre un nuovo assetto al Paese invaso, ma a più di un mese dall'inizio delle ostilità la Russia di Vladimir Putin non è ancora riuscita a piegare le resistenze ucraine, le quali hanno anzi riconquistato alcuni dei territori persi nel corso dei primi giorni del conflitto.

Ma qual è finora il bilancio dello scontro? Quanto durerà ancora? E come sta procedendo la trattativa diplomatica tra i due Paesi? Proviamo a fare un resoconto di quanto successo in un mese di guerra con una premessa doverosa: anche se siamo abituati all'idea che in quest'era iper-tecnologica si possa sapere tutto di tutti, durante una guerra è molto complicato ottenere dati e informazioni precise, quindi bisogna sempre saper tenere le antenne "ben dritte" e non limitarsi a letture superficiali delle circostanze.

UNA GUERRA "IN STALLO"

Benché ogni giorno potrebbe essere quello buono per la svolta decisiva, a più di quattro settimane dall'inizio dell'invasione (cominciata lo scorso 24 febbraio) lo sviluppo del conflitto pare essersi bloccato sia sul piano militare che sul piano diplomatico. Questo è un bene? Non proprio, perché con il prolungarsi della guerra aumenta ogni giorno anche la sofferenza della popolazione ucraina, poiché gli attacchi e i bombardamenti russi continuano incessanti. Uno dei simboli di tale tragedia è Mariupol - d'estrema importanza strategica per il suo sbocco sul Mar Nero - una città ormai ridotta ad un cumulo di macerie dove gli abitanti che non sono ancora scappati non hanno più accesso ad acqua o corrente elettrica.

Tuttavia, anche da parte russa la situazione non appare rosea: dopo lo slancio della prima settimana infatti - quando sia Mosca che molti esperti internazionali credevano che la vittoria sarebbe arrivata nel giro di pochi giorni - le forze d'invasione si sono arenate in una serie di battaglie serrate nei pressi delle grandi città ucraine (Kiev, Kharkiv, Sumy, la stessa Mariupol) dove i difensori non solo non sono stati domati, ma anzi sembrano essere passati al contrattacco.

Lo stesso rapporto sulle perdite russe denota una difficoltà che probabilmente non era stata messa in conto alla viglia dell'attacco: pur segnalando una comprensibile difficoltà a reperire numeri precisi e attendibili, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) infatti riferisce come, secondo la NATO, in quattro settimane di guerra le forze di Mosca abbiano già lasciato sul campo tra i 7.000 e i 15.000 soldati, uccisi nel corso delle operazioni, contro i 1.300 ucraini (dati provenienti da Kiev, che però devono essere ancora accertati); a questi andrebbero poi aggiunti più di 1.700 di mezzi tra veicoli, aerei, elicotteri e carri armati, nonché un numero ingente di feriti e prigionieri, arrivando ad un totale di perdite che oscilla tra le 30.000 e le 40.000 unità.

COME STA LA POPOLAZIONE UCRAINA?

Stando alle stime dell'UNHCR, agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati, oltre oltre 3.800.000 civili hanno trovato rifugio in Europa. La confinante Polonia è al momento la nazione che ha accolto il flusso maggiore di profughi (oltre due milioni) insieme a Romania, Moldova, Ungheria, e Slovacchia. Prosegue anche il lavoro delle ONG e degli enti umanitari per istituire corridoi umanitari verso i Paesi della UE.  Secondo Rai News, che riporta i dati del Viminale, l'Italia avrebbe già accolto oltre 72.000 persone (dato aggiornato al 28 marzo 2022) ma il numero è destinato ad aumentare nei prossimi giorni. In totale sarebbero circa 7,5 milioni le persone che hanno abbandonato le proprie case per scappare dalla guerra e du questi cica la metà sarebbero bambini.

guerra in ucraina
Soldati ucraini proteggono con sacchi di sabbia i monumenti di Kiev dai possibili bombardamenti
Credits: Getty Images

Per chi è rimasto in patria invece le cose continuano a essere molto difficili. Le stime parlano di oltre 1.000 vittime civili (ma probabilmente sono di più) e o quotidiani bombardamenti verso le grandi città hanno raso al suolo infrastrutture, ospedali e scuole, obbligando migliaia di persone a vivere nei bunker sotterranei o nelle stazioni delle metropolitane. Anche le risorse alimentari cominciano a scarseggiare e nei luoghi assediati il rischio è che presto milioni di persone verranno tagliate fuori dai servizi essenziali (acqua, luce, gas).

Fonti ucraine poi continuano a parlare di attacchi ai civili da parte delle truppe d'occupazione, attacchi che però vengono smentiti dai portavoce di Mosca. Secondo Lyudmyla Denisova, commissaria dell’Ucraina per i diritti umani, sarebbero 128 i bambini uccisi e 172 quelli feriti dall'inizio della guerra. Anche qui però, numeri potrebbero essere più alti.

PERCHÉ L'AVANZATA RUSSA APPARE IN DIFFICOLTÀ?

L'armata russa in ucraina, pur potendo ancora contare su una grande disponibilità di uomini e risorse, nelle ultime settimane ha incontrato indiscutibili difficoltà nel suo tentativo di stritolare le forze nemiche. Se infatti l'obiettivo iniziale era quello di accerchiare rapidamente i luoghi strategici del territorio ucraino per obbligare Kiev ad una veloce capitolazione, al momento le truppe russe non sono riuscite ad occupare interamente nessuna delle città assediate.

I motivi sono da ricercare in una generale sottovalutazione del nemico (i generali russi probabilmente non si aspettavano che gli ucraini fossero così organizzati e determinati), difficoltà logistiche nell'attuazione della strategia d'attacco (alcuni veicoli russi sono stati abbandonati lungo le strade perché privi di benzina) e una certa impreparazione nel condurre una guerra moderna e super-tecnologica. Come riporta il Washington Post, ad esempio, spesso le intelligence americane ed europee sono riuscite a carpire importanti informazioni su spostamenti e operazioni in corso grazie alle chiamate di soldati russi, i quali spesso comunicano attraverso linee telefoniche non protette (perfino cellulari personali per sentire i parenti in patria) e quindi facilmente intercettabili.

QUAL È ORA LO SCOPO DI PUTIN?

Il 26 marzo il ministero della Difesa russo ha pubblicato un comunicato in cui ha affermato come l'obiettivo principale della campagna ucraina sia soltanto la "liberazione" del Donbass, il territorio conteso fin dal 2014, aggiungendo quindi come la prima fase dell'invasione sia terminata e ci si stia preparando alla definitiva occupazione dell'area orientale del Paese.

Gli esperti internazionali però hanno visto in questa dichiarazione un sostanziale (e forse temporaneo) ridimensionamento delle ambizioni di Putin, dettato dalle oggettive difficoltà nell'avanzare verso Ovest. Ciò potrebbe però significare un notevole incremento degli attacchi nell'area interessata, poiché Mosca non può più permettersi ulteriori perdite di tempo e uomini.

Solo il tempo potrò dirci come evolverà l'intera operazione.

LE TRATTIVE

Da giorni i rappresentati del governo russo e di quello ucraino continuano a dialogare (a fine marzo si terrà una nuova tranche d'incontri in Turchia) per provare a imbastire una risoluzione diplomatica al conflitto, ma finora i risultati sono stati molto scarsi: Mosca propone condizioni simili ad una resa incondizionata e il governo ucraino presieduto da Volodymyr Zelensky - che nel frattempo prosegue nei suoi appelli rivolti a NATO ed Unione Europea per ottenere un maggiore supporto di risorse e, soprattutto, di uomini- non intende cedere, anche se in un'intervista del 28 marzo si è detto disposto ad accettare la neutralità del Paese (quindi senza l'ingresso nella NATO che tanto preoccupa Putin) e il completo disarmo nucleare. Simili aperture però non sembrano bastare alla controparte russa.

Al momento dunque non sembrano esserci margini per una distensione e lo stesso panorama internazionale continua a dividersi tra chi vorrebbe intervenire con maggior forza in aiuto degli ucraini e chi invece ritiene non convenga mettere Putin alle strette, rischiando così una drammatica estensione del conflitto (nonché al temuto utilizzo di armi nucleari).

RIASSUNTO CONCLUSIVO

Dopo un mese di guerra non esistono ancora né vincitori né vinti. La Russia non ha ottenuto la facile vittoria che si aspettava, ma gli attacchi continuano e Putin ha ancora tante risorse per forzare la mano. Gli ucraini e il loro presidente Zelensky non si arrendono, ma le condizioni della popolazione nei luoghi dove si da battaglia è sempre più tragica. Qualche speranza è riposta nelle trattative diplomatiche avviate tra i rappresentanti dei due Paesi ma la conclusione delle ostilità sembra ancora molto lontana.

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