La pioggia di missili si è abbattuta sulle principali città, tra le più colpite la capitale Kiev, Leopoli, Kharkiv e Odessa. In molte città le stazioni della metropolitana sono state adibite a rifugi.
La popolazione è scioccata per quello che è successo perché le bombe sono cadute su aree in cui vivono civili, in alcuni punti delle città ci sono stati danni gravi e l’erogazione dell'elettricità è stata interrotta.
Gli attacchi sono arrivati dopo che, sabato 8 ottobre, il ponte Kerch (lungo circa 19 chilometri, il più lungo d'Europa), che collega la Russia alla Crimea (una regione ucraina di cui la Russia ha preso il controllo nel 2014) è stato fatto esplodere con un camion bomba.
Per il presidente russo Vladimir Putin gli attacchi alle città dell’Ucraina sono la risposta all’esplosione che sabato ha danneggiato il ponte Kerch. Un’azione definita dal presidente russo come un atto di terrorismo.
Quindi, afferma ancora Putin, gli attacchi missilistici sono stati una "risposta" agli ucraini che con la loro azione hanno interrotto un'importante via di rifornimento per le forze russe che combattono in Ucraina.
Stefano Stefanini, senior advisor dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi), in un’intervista rilasciata all'Adnkronos ha spiegato che "Mentre il ponte di Kerch è un legittimo bersaglio - serve infatti all'approvvigionamento delle truppe - colpire obiettivi civili a Kiev o Zaporizhzhia non ha nessuna valenza militare, ma è soltanto un’intimidazione".
Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha negato l'accusa di Vladimir Putin secondo cui si trattava di terrorismo, affermando che c'è "un solo stato terrorista" e che "il mondo intero sa chi è".