Come forse saprai, si è appena conclusa la COP27, una conferenza che ha come argomento principale la salvaguardia del Pianeta in termini ambientali. I grandi del mondo si sono quindi riuniti per discutere delle misure da mettere in atto per contrastare l’emergenza climatica. Ma quali sono i risultati della COP27?
Prima di vedere cosa è stato deciso, ricordiamo insieme cos’è la COP27: si tratta di una conferenza sui cambiamenti climatici organizzata dalle Nazioni Unite, che si è svolta dal 6 al 18 novembre 2022 a Sharm el Sheikh, in Egitto. L’obiettivo della COP27 (che è la ventisettesima, appunto, conferenza di questo tipo) era di aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare i cambiamenti climatici. Ecco quali sono i principali risultati della COP27.
La discussione che ha impegnato i delegati dei quasi 200 paesi del mondo presenti ha preso più del previsto, dato che è andata avanti fino al 20 novembre anziché al 18, come da calendario. Questo perché non è stato facile mettersi d’accordo sul documento finale da approvare: alla fine, i potenti del Pianeta hanno approvato un accordo che istituisce un fondo di compensazione per i paesi in via di sviluppo che sono, è noto, più esposti agli effetti dei cambiamenti climatici. Purtroppo, i paesi meno sviluppati sono quelli che hanno più conseguenze legate alla siccità e alle inondazioni, e la loro agricoltura ne risente notevolmente. Secondo Action Aid, questa parte di mondo si fa carico del 75% dei costi causati dalla crisi climatica, nonostante emetta soltanto il 10% delle emissioni di C02.
La questione di un fondo per i paesi in via di sviluppo aveva scatenato pareri contrari tra i potenti del mondo, in particolare Unione Europea e Stati Uniti, che si sono detti inizialmente contrari sostenendo che gli attuali strumenti di finanziamento fossero sufficienti. L’UE ha poi cambiato parere, ritenendo però necessario includere la Cina tra le nazioni che devono “ripagare” i paesi meno sviluppati. Il caso della Cina è infatti particolare: è il paese che inquina di più in assoluto al mondo, ma rientra tra quelli in via di sviluppo!
L’accordo è infine stato raggiunto e ha quindi istituito il cosiddetto “fondo di compensazione”, il “loss and damage fund”. Questo fondo, quindi, andrà a risarcire i paesi in via di sviluppo. Gli ambientalisti non sono però del tutto convinti di questa misura, e bisogna ancora capire se il fondo sarà erogato direttamente in denaro o in aiuti di diverso tipo, come suggerito dall’Unione Europea.
Quello che delude di più gli ambientalisti è però un altro punto della COP27: nonostante si ribadisca l’impegno di mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriale (obiettivo già stilato durante la COP26), il documento finale della conferenza non parla della riduzione o addirittura eliminazione dell’uso dei combustibili fossili. Certo, si insiste sull’importanza della riduzione delle emissioni (del 43% rispetto al 2019, entro il 2030) ma la COP27 non ha chiarito come questo verrà fatto.
Nonostante questo punto desti ancora molte preoccupazioni, l’obiettivo del fondo “perdite e danni” varato dalla COP27 è da considerare un buon traguardo, soprattutto perché inizia a tenere in considerazione i gravi disastri che subiscono i paesi meno sviluppati a causa dell’uso improprio delle risorse che hanno fatto fino a oggi quelli più sviluppati.