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Proteste in Cina: perché i manifestanti scendono in strada con un foglio A4?

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Proteste in Cina: perché i manifestanti scendono in strada con un foglio A4?
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In Cina i manifestanti scendono in strada con un foglio A4 bianco: ma qual è il significato di questo gesto e perché i cinesi stanno protestando?

Lockdown, mascherine, scuole chiuse, zona rossa… Sembrano tutte parole che appartengono a un’altra epoca. Forse in Italia e in altri paesi, ma non in Cina, dove ancora le persone vengono chiuse in casa non appena i contagi iniziano a salire. Ma adesso sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo: i e le cinesi scendono per strada per protestare contro le misure di contenimento della pandemia, e lo fanno tenendo in mano un foglio A4. Ecco cosa devi sapere delle proteste in Cina.

Mai delle proteste in Cina così importanti

Siamo abituati a vedere proteste in tv, vero? Scendere in piazza per rivendicare i propri diritti è un modo di esercitare la democrazia, per questo nei paesi in cui il regime non è democratico fanno ancora più scalpore. Come in Iran, dove i cittadini si stanno ribellando ormai da settimana, anche le proteste in Cina prendono un valore politico, di richiesta di diritti. Ma partiamo dall’inizio.

A fine novembre, migliaia di persone in diverse città della Cina sono scese in piazza per protestare contro le nuove restrizioni per contrastare la pandemia. Tutto è iniziato quando sabato 26 novembre si è sparsa la voce che alcuni residenti di Urumqi, nello Xinjiang, erano morti in un incendio divampato all’interno dell’edificio in cui vivevano e da cui - a causa proprio delle restrizioni - non erano riusciti a scappare.

Questo evento ha causato lo sdegno dei e delle cinesi, che già la sera stessa hanno iniziato a riversarsi nelle strade di molte città, per esempio Shanghai e Pechino. Ma ben presto, da una “semplice” protesta anti lockdown, le manifestazioni si sono trasformate in un vero e proprio grido contro il governo.

Perché i manifestanti usano fogli A4 bianchi?

I manifestanti cinesi scendono in strada brandendo un foglio A4 bianco in mano, ma perché lo fanno? Nella tradizione cinese, il bianco è il colore del lutto, e questo è un primo significato del gesto, in ricordo delle vittime dell’incendio di Urumqi. Ma non soltanto: ciò che di più significativo rappresenta questo modo di protestare è l’aperta denuncia alla censura. Come abbiamo detto, la Cina non è un paese democratico e purtroppo i diritti non vengono sempre rispettati. Tra i principi fondamentali su cui si regge la democrazia ci sono proprio la libertà di parola e la libertà di informazione: entrambe in Cina sono purtroppo negate.

proteste in cina

Il foglio bianco, quindi, diventa il simbolo di tutto quello che in Cina non si può dire. Per capire meglio fino a che punto si spinge la censura, ti facciamo un esempio attuale e molto semplice: il paese non mostra le immagini del pubblico degli stadi in Qatar, durante i mondiali, e sai perché? Perché non indossano le mascherine!

I fogli bianchi fanno già paura al governo cinese, tanto che le autorità vanno a caccia di hashtag e parole chiave da eliminare dai social network, di modo che i contenuti che veicolano il messaggio dei manifestanti non giri troppo.

Non è la prima volta che durante delle proteste vengono usati fogli bianchi: era già successo per esempio in Russia nelle prime settimane dopo l’invasione dell’Ucraina. Anche lì, purtroppo, la censura è molto forte.

Perché devi interessarti alle proteste in Cina

Vediamo spesso protestare, ma nei paesi non democratici diventa un fenomeno davvero importante. In Cina, poi, non si vedono mai le persone scendere in piazza, e il fatto che sia successo in maniera così massiccia, coinvolgendo migliaia di persone in angoli sparsi del paese rende queste proteste un evento raro. Quel che poi rende “speciale” questa azione diffusa, è che è iniziata dal malcontento per le eccessive e continue restrizioni anti Covid per passare a toccare ogni settore, dalle fabbriche (per esempio c’è stata una protesta in una fabbrica in cui si producono iPhone), ai negozi, alle università.

Un’escalation simile a quella delle proteste in Iran, iniziate con la morte di una giovane ragazza, Mahsa Amini, picchiata dalla polizia morale, diffusesi poi in tutto il paese dove uomini e donne chiedono diritti e, più in generale, la caduta del regime degli Ayatollah.

Purtroppo, nonostante le proteste, è difficile pensare che il governo tornerà sui suoi passi riguardo alle restrizioni anti Covid, dato che in passato sono state efficaci. A oggi, i casi in tutto il paese si attestano sui 40.000 nuovi casi e 20 morti al giorno, numeri bassissimi se si confrontano al totale della popolazione cinese, ben 1.5 miliardi. Ma non abbastanza bassi da fermare la politica zero-Covid, che le autorità dichiarano di voler continuare a perseguire.

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