Se pensiamo all’intelligenza umana, ci vengono in mente alcuni personaggi storici famosi proprio per la grande intelligenza di cui erano dotati. Li conoscerete di certo anche voi. Si tratta di Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Thomas Edison o Nikola Tesla. Insomma, quelle persone che noi denominiamo “geni”.
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Il livello di intelligenza di un uomo è calcolabile. Ci sono dei test appositi per misurare il QI (Quoziente intellettivo) di una persona. Quello di Einstein era di 160, così come quello del fisico Stephen Hawking, morto non molti anni fa. QI più alti li avevano solo Tesla e Leonardo da Vinci, all’incirca di 180. Ma pochissimi sanno che è esistito nel secolo scorso un uomo che aveva un QI incredibilmente più alto anche di Leonardo, Tesla e Einstein. E non è una bufala, ragazzi, ma una storia vera.
Si chiamava William James Sidis e nacque il 1° aprile (non è neanche uno scherzo, ve lo assicuriamo) del 1898 a New York. Era figlio di un noto psichiatra e pioniere della psicopatologia, l’ebreo ucraino Boris Sidis, che era collega del famoso psicologo William James, padrino del piccolo che ereditò i suoi due nomi di battesmo dal nome e dal cognome di questi.
Sua madre, Sarah Mendelbaum Sidis, anch’ella ebrea, si laureò in medicina all’Università di Boston. Il QI del piccolo William era addirittura di 254! A un anno di età parlava correttamente la lingua inglese, a un anno e mezzo leggeva i giornali e a tre anni scriveva cose di vario genere e argomento con la sua macchina da scrivere appoggiata al seggiolone.
A 4 anni aveva imparato perfettamente il latino, e poco dopo il greco. A 5 anni elaborò una formula matematica che gli permetteva di stabilire in che giorno esatto era accaduto un determinato evento storico. A 6 anni sapeva perfettamente anche il francese, il tedesco, il russo, l’ebraico, il turco e l’armeno. A 8 anni inventò una lingua che chiamò “vendergood”, che è l’argomento del suo secondo libro scritto a quell’età.
A 10 anni era un mostro nella logica e nella matematica, e aveva dimostrato di elaborare una tavola logaritmica in base 12. Negli anni seguenti scrisse libri di astronomia e anatomia, e a 11 anni entrò all’Università di Harvard, tuttora una delle migliori del mondo, di cui continua ad essere lo studente più giovane della storia.
A 13 anni tenne addirittura un ciclo di lezioni al club matematico di Harvard. Si laureò con lode a 16 anni. A 17 anni insegnò all’Università di Harvard le materie di geometria euclidea, geometria non euclidea e trigonometria, e scrisse in greco le dispense per quest’ultimo corso. Ma gli altri studenti lo prendevano in giro e lo picchiavano.
Si ritirò dall’insegnamento. La sua condizione di genio precocissimo, con le attenzioni addosso di tutti i giornali, l’essere oggetto di burle e violenze dai suoi coetanei, oltre al fatto di non essere mai trattato come un comune adolescente ma come un “fenomeno da baraccone”, portò il povero William ad avere frequenti crisi nervose e a voler distaccarsi completamente dalle persone e da ogni tipo di vita sociale.
I genitori, dopo che fu arrestato per aver partecipato a una sommossa, lo sequestrarono letteralmente per un anno in un sanatorio che entrambi dirigevano nel New Hampshire. In seguito lo fecero ricoverare in una clinica per malati mentali in California per un anno. Aveva 20 anni e conosceva alla perfezione, ormai, oltre 40 lingue. Quando uscì dalla clinica, non volle più vedere i suoi genitori e si stabilì a New York, dove svolse lavori umili.
Scrisse libri per lo più inediti su vari argomenti. Si definiva un “peridromofilo”, un termine che lui stesso coniò per descrivere le persone affascinate dai trasporti (collezionava ossessivamente biglietti del tram e scrisse un libro di 300 pagine sulla loro classificazione). Nel 1930 brevettò un calendario “perpetuo”, che teneva conto degli anni bisestili. Morì a soli 46 anni, in totale solitudine, il 17 luglio 1944, a causa di un’emorragia cerebrale, stessa patologia di cui era morto pochi anni prima anche suo padre.
FONTI: La vita perfetta di William Sidis, di Morten Brask (Iperborea); Treccani.