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Perché le persone migrano e come il cambiamento climatico influenza le migrazioni?

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Perché le persone migrano e come il cambiamento climatico influenza le migrazioni?
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Migrare non è mai una scelta facile, ma spesso una necessità per sopravvivere: il cambiamento climatico potrebbe far salire il numero di migranti a ben 216 milioni nel 2050.

Entro il 2050 i migranti potrebbero diventare 216 milioni. Sì, hai letto bene: 216 milioni significa praticamente tutti gli abitanti di Italia, Francia e Germania. Numeri altissimi influenzati anche – e probabilmente soprattutto – dal cambiamento climatico. Se vuoi capire perché le persone migrano, continua a leggere!

I migranti fanno davvero una scelta?

Ti capiterà di aver ascoltato discorsi come “vengono tutti qui”, ma è davvero così? E soprattutto: è davvero una loro scelta? Partiamo da questa domanda: emigrare spesso, più che una scelta, è una necessità. Le persone che lo fanno vivono il più delle volte in paesi poco sviluppati, dove non c’è lavoro, magari c’è addirittura una guerra, oppure un regime dittatoriale che non rispetta la libertà delle persone. Quel che spinge i migranti, tutti, a lasciare il proprio paese, quindi le proprie origini e i propri cari, è perciò la possibilità di migliorare le condizioni di vita proprie e della propria famiglia.

Questo succede anche agli italiani che emigrano: senza andare troppo indietro nel tempo (per esempio tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo, quando 9 milioni di italiani emigrarono verso le Americhe per “cercare fortuna”), l’ultimo report dell’ISTAT, l’istituto italiano di statistiche, riporta che nel 2020 se ne sono andati ben 160.000 italiani. Ed era l’anno dei lockdown!

Quanti immigrati arrivano in Italia

Se secondo l'ISTAT 160.000 italiani circa se ne sono andati dal proprio paese nel 2020, sono 248.000 le persone che invece vi sono immigrate, arrivando quindi dall’estero, di cui ben 55.000 sono italiani “di rientro”.

Quello che però forse non sai, è che delle molte persone che arrivano in Italia una buona parte ha come obiettivo di trasferirsi altrove. L’Italia è infatti il porto di attracco più sicuro e vicino, insieme a Grecia e Spagna, per questo assistiamo ogni anno a numerosi sbarchi e per questo senti spesso parlare di navi che recuperano migranti in mare e poi vogliono attraccare in un porto italiano. In pratica, funziona così: il Mediterraneo è navigato da navi delle ONG, le organizzazioni non governative, spesso finanziate senza secondi fini da magnati, persone molto ricche. Le ONG recuperano le persone sui barconi e dal mare, e poi hanno il dovere (e il diritto) di attraccare in porto.

migranti barcone
Un gruppo di migranti siriani arriva in Grecia dalla Turchia a bordo di un gommone
Credits: Shutterstock

Cosa dice la legge sugli sbarchi

L’Italia purtroppo non rispetta sempre le regole internazionali: già nel 2012 il nostro paese è stato punito dalla Grande Camera della Corte Europea dei diritti umani. Esiste un protocollo della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che vieta le espulsioni collettive di stranieri. Inoltre, ogni paese deve garantire lo sbarco nel primo porto sicuro per i migranti. Anche se non c’è una vera e propria legge, esistono molti trattati e convenzioni che regolano i salvataggi in mare e in generale quel che accade nelle acque. Più nello specifico, la Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sancisce che «ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batte la sua bandiera [..] presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo».

Per questo, l’Italia deve lasciar attraccare le navi nei propri porti. Molti dei migranti che sono a bordo, però, vogliono raggiungere altri paesi, per esempio la Francia, o la Germania. Esistono delle norme europee per “smistarsi” (un brutto termine, ma necessario) i migranti: ogni paese ha una quota da rispettare ma, molto spesso, l’Italia ne accoglie un numero ben superiore.

Esistono migranti che hanno più diritti?

Negli ultimi tempi, però, sembra che esistano migranti di serie A e migranti di serie B. Già con l’invasione russa in Ucraina ce ne siamo accorti: tutta Europa ha accolto a braccia aperte centinaia di migliaia di persone, magari bloccando alla frontiera chi era soltanto residente in Ucraina ma magari di origine medio-orientale oppure africana. Allo stesso modo, chi arriva sui barconi non è accolto come i migranti ucraini: eppure anche loro scappano dalla guerra.

Spiegare il perché di questa situazione è molto complesso, ma non ti sarà difficile capire che in generale le persone empatizzano più facilmente per ciò che è più conosciuto e più “simile”.

Inoltre, la situazione ucraina sembrava “temporanea”: donne, bambini e anziani costretti a scappare dalle bombe. Ma, come dicevamo prima: tutti preferirebbero restare a casa propria, in sicurezza, con un lavoro e un tetto sulla testa.

Purtroppo, di recente in Italia si è assistito ancora a una divisione dei migranti tra “accettabili” e non: se hai sentito parlare di “carico residuale”, forse saprai che il Governo non ha acconsentito a far sbarcare da una nave tutti i passeggeri, ma solo donne, bambini, anziani. Il resto, il carico residuale, appunto, doveva rimanere a bordo, altra decisione che viola le norme internazionali.

Lotta di classe e dittature: come si "costruiscono" i migranti

Molti paesi che "producono" migranti hanno governi non democratici. Anche a fronte di elezioni regolari, spesso chi guida il popolo non tiene conto davvero delle esigenze dei cittadini, ma piuttosto di precisi interessi economici. Un esempio chiaro è rappresentato dal Niger, uno Stato africano ex colonia francese: il paese è produttore di petrolio e uranio, ma come spiega l'Agenzia Internazionale per l'Energia solo una piccolissima percentuale degli abitanti ha accesso all'energia elettrica o all'acqua. La prima è prodotta grazie all'uranio nelle centrali nucleari di Francia, paese che lo importa, mentre la seconda è utilizzata proprio per l'estrazione dell'uranio. Per contrastare le migrazioni forse basterebbe rendere questi paesi autosufficienti e ridistribuire la ricchezza tra la popolazione, dando alle persone accesso a beni di prima necessità e creando forza lavoro al servizio del proprio paese. Se ci pensi bene, non è assurdo che un paese che ha queste ricercatissime materie prime sia costretto a importare energia elettrica e che le persone comuni non abbiano la luce in casa?

Purtroppo, molti paesi Occidentali fanno accordi con governi non democratici per contenere la migrazione: si tratta di accordi in vigore già da anni per cui i paesi - solitamente africani - puniscono seriamente chi aiuta i migranti, mentre gli Stati europei forniscono aiuti. Ma le condizioni di vita in questi paesi non migliorano affatto, per questo le persone sono costrette a intraprendere viaggi rischiosissimi, col pericolo di finire in condizioni ancora peggiori, per tentare di arrivare in Europa. Scaricando questo rapporto di Amnesty International puoi farti un'idea del trattamento riservato ai migranti in alcuni paesi.

Perché il cambiamento climatico influenzerà ancora di più la migrazione

Come abbiamo anticipato, secondo il rapporto Groundswell Part 2: Acting on Internal Climate Migration della Banca Mondiale, nel 2050 i migranti saranno ben 216 milioni, e questo a causa dei cambiamenti climatici in atto. Non si tratta di stime approssimative e allarmistiche, ma delle proiezioni fatte in seguito alla raccolta di dati (puoi approfondire la questione con l'analisi di Legambiente che spiega chi sono i migranti ambientali e come si arriverà a 216 milioni di migranti nel 2050). Siccità, tempeste, incendi, ondate di calore coinvolgeranno tutta la popolazione mondiale, ma ancora di più le persone più fragili, come quelle dei paesi meno sviluppati e che abitano in climi già più complessi, tra i due tropici e al polo Nord.

migrazione

Secondo l’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change, un’istituzione internazionale che si occupa proprio di cambiamento climatico – più del 40% della popolazione mondiale vive in una situazione a rischio. Per esempio, negli anni Dieci di questo secolo i decessi a causa di eventi climatici sono stati 15 volte superiori in queste aree che nel resto del mondo. È facile intuire che inondazioni, incendi, eccessiva siccità e altri fenomeni non solo impediscono di coltivare e allevare, ma distruggono anche case e infrastrutture. Per questo, se la tendenza non cambia, sempre più persone migreranno in paesi dove il rischio è minore (America del Nord ed Europa in primis).

Forse adesso ti è più caro perché le persone migrano. Migrare non è mai una decisione semplice e il più delle volte non c’è scelta: per garantire sopravvivenza e un futuro migliore ai propri figli è necessario farlo. Il cambiamento climatico potrebbe far aumentare esponenzialmente il fenomeno, un motivo di più per correre ai ripari.