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Talento o attitudine: qual è la differenza?

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Talento o attitudine: qual è la differenza?
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Tra "essere portati" per qualcosa e avere talento c'è differenza? Scopriamolo insieme!

Nel parlare comune le parole talento e attitudine (o predisposizione) vengono molto spesso confuse, tanto che erroneamente c’è chi le considera sinonimi (ossia simili e intercambiabili). C’è anche chi considera questi due termini sinonimi di "inclinazione". In realtà ci sono delle differenze importanti. Quali?

Il talento: un'innata predisposizione 

La predisposizione è un’inclinazione verso una certa attività, che tuttavia si nota solo da qualche dettaglio, non in modo completo, e che comunque non è in atto. Il bambino che ha senso del ritmo o riesce a tirare bene a canestro o a calciare con disinvoltura verso una porta, ha una predisposizione. Ciò non significa che egli sia un campione o un maestro della batteria o della danza. Un’attitudine verso qualcosa è un punto di partenza per l’esprimere un vero talento che magari dentro (zitto zitto…) c’è, ma che diventa tale quando fuoriesce in modo completo e strutturato.

Il talento è quindi una “dote”, un dono della natura messo in atto, e si trova ad un livello molto più avanzato e profondo rispetto a inclinazione, attitudine o predisposizione. Il talento era anticamente un’unità di misura di peso e una moneta di metallo prezioso. Nella Bibbia, Gesù lo menziona nella “Parabola dei talenti”, ed è da lì che questa parola ha assunto il significato di dono, dote o capacità laddove questa viene messa a frutto.

La parola attitudine, invece, deriva dal latino aptus, ossia "adatto". Avete mai sentito dire che i vostri amici sono “portati” per lo studio, per il basket o per un’altra attività? Ecco: “essere portati”, come diciamo noi, significa avere un’attitudine (essere “adatti”) che tuttavia deve ancora concretizzarsi nella realtà e che può diventare talento. Se Lorenzo, che ha 7 anni, fa dei disegni bellissimi, di certo possiede un’abilità naturale che ha dentro da sempre e che si presenta in modo completo. Lorenzo ha un talento e sta a lui coltivarlo nel tempo.

Il talento è per sempre o può esaurirsi?

Ci sono molte variabili che determinano il perdurare del talento. Prendiamo, ad esempio, alcuni grandi personaggi nei loro diversi settori. Nello sport, cosa sarebbe stato del talento di Maradona, Messi e Ronaldo, o di Jordan, Curry e James, se non avessero avuto l’opportunità di avere un pallone, una porta e un canestro? E se nessuno si fosse accorto di quel loro talento e non lo avesse quindi supportato e sviluppato? Lo avrebbero disperso nel nulla e avrebbero fatto tutt’altro. Stessa cosa nel campo dell’arte se pensate a Leonardo da Vinci o Caravaggio, a Dante o Shakespeare. Ma ci sono tanti artisti e scienziati che in vita sono stati poco considerati, per essere poi “riscoperti” e celebrati dopo la loro morte, come ad esempio il pittore olandese Vincent Van Gogh.

Il talento, che è innato, deve essere quindi notato da qualcuno che ti possa aiutare a svilupparlo, deve essere spinto dalle forti motivazioni di chi lo possiede e dall’ambiente circostante. Lo sviluppo di un talento può fermarsi (a volte per un periodo, a volte anche per sempre) proprio a causa di un fallimento, delle troppe porte chiuse in faccia, dei “non sei capace”, del non essere riconosciuti dagli altri. Sicuramente, in giro per l’Italia e per il mondo, ci sono tanti talenti in vari ambiti che nessuno riconosce e che, purtroppo, nessuno conoscerà. Se hai talento, ma chi ti giudica non lo ha o non è intelligente e sensibile, come farà a riconoscere le tue doti? Se invece le circostanze sono favorevoli, il talento può durare per sempre e creare opere eccezionali. Ma per non essere abbandonato, ha bisogno di due cose: carattere e coscienza del tuo valore.

Lavoro, costanza, carattere e coscienza delle proprie capacità

Michael Jordan, uno dei più grandi giocatori di basket di tutti i tempi, in questo sport era un talento fin da piccolo. Nonostante ciò, a 15 anni fu scartato dalla squadra della sua scuola superiore. Anziché buttarsi giù e abbandonare, iniziò ad allenarsi duramente perché sapeva di avere un dono. Pochi anni dopo diventò campione NCAA (il campionato americano universitario) e in breve tempo volò nell’NBA. Nonostante un grave infortunio all’inizio della sua avventura tra i professionisti, diventò negli anni una vera leggenda del basket.

Oltre al carattere e alla tempra, che sono decisivi, ecco che viene fuori un altro aspetto importante: la coscienza di se stessi. Ti dicono che non sei abbastanza bravo? Se sai invece di esserlo, vai avanti e lavora di più e meglio per dimostrarlo. Se hai coscienza del tuo valore e delle tue capacità, prosegui senza ostentarle agli altri e resta umile. Mettiti al lavoro e non ne parlare se non con le poche persone fidate, altrimenti troverai sempre qualcuno che, per ignoranza o per invidia, proverà a tirarti giù mentre scali la montagna. Per poter migliorare sempre, serve disciplina. Coloro che in seguito sarebbero divenuti grandi artisti sono stati istruiti fin da giovanissimi da altri artisti che ne avevano notato il talento. Hanno eseguito tantissimi disegni dal vero e hanno appreso tutte le tecniche, dalla pittura alla scultura. Fino al punto di padroneggiare così tanto le forme della realtà da inventare qualsiasi tipo di opera. Il talento si nutre con il sapere e l’esercizio. Per raggiungere una conoscenza profonda della tecnica servono disciplina e impegno.

Tanti hanno inclinazioni e predisposizioni, ma non prendendosene mai cura non sviluppano niente di speciale. Sono molti anche i talentuosi che, non applicandosi, non riescono mai a mettere a frutto il dono che possiedono. E buttar via un dono raro e prezioso è qualcosa di imperdonabile.

Cos'è il genio?

Il grande scienziato Albert Einstein diceva che il genio è fatto per l’1% di talento e per il 99% di duro lavoro. Il filosofo Kant diceva che il genio “è la felice sintesi di immaginazione e intelletto”. L’altro suo “collega” Hegel diceva che il talento è una capacità tecnica che si esprime in un particolare campo, e comunemente si chiama “bravura”, mentre il genio sta più in alto.

Ma dal talento si può giungere al genio? È possibile, ma oltre a lavoro, costanza, impegno, umiltà, studio ed esperienza diretta e concreta, si deve possedere “un qualcosa” che... non si può spiegare. Una sensibilità e un’intelligenza assolutamente particolari, un modo di vedere le cose e il mondo totalmente diverso, una maniera inimitabile e unica di esprimere la propria creatività. E nessuno sa dove tutto ciò abbia origine in una persona e perché. I geni sono veramente rarissimi... “Il talento colpisce un bersaglio che nessun altro può colpire; il genio colpisce un bersaglio che nessun altro può vedere”, diceva il filosofo Schopenhauer.

FONTI:

  • H.Bloom, Il genio
  • G.Moretti, Il genio. Origine, storia, destino
  • F.Pessoa, Il libro del genio e della follia
  • I.Kant, Critica del giudizio
  • A.Schopenhaurer, Sul genio
  • G.W.Hegel, Fenomenologia dello spirito
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