"Con le pinne, fucile ed occhiali/quando il mare è una tavola blu/sotto un cielo di mille colori /ci tuffiamo con la testa all'ingiu'". Così recitava una canzone di Edoardo Vianello degli anni '60, il decennio del boom italiano del turismo balneare, gli anni del cosiddetto "esodo" in cui, in agosto, milioni di persone si mettevano in viaggio verso le località di mare. Un po' come oggi. E voi, siete già partiti per le vacanze al mare? Oppure le farete in agosto o in settembre, prima di tornare a scuola?
Eh sì, d'altronde il sole batte forte e a lungo sull'Italia e su tutti i Paesi del Mediterraneo, ed è naturale che le vacanze al mare abbiano avuto inizio in queste nazioni, no? Eh no, non è così. A volte la Storia regala grandi paradossi. Sì, perché le vacanze al mare come fenomeno culturale e sociale sono nate nel '700 in Gran Bretagna, terra che il sole ha deciso di non riscaldare come la nostra.
Oggi, e già da oltre mezzo secolo, al mare si va in costume. Fino a prima della seconda guerra mondiale ci si andava ancora piuttosto "coperti". Nel '700 è nell' 800 in Gran Bretagna addirittura vestiti di tutto punto. Fino ad allora, a partire dall'antichità, il mare era stato considerato un elemento sinistro, così come la spiaggia, che incuteva timore e agitazione.
Perché era lì, proprio sulla spiaggia, che le navi naufragavano, e perché era sinonimo di natura selvaggia e indomabile. Il mare, fin dalla Bibbia, era misterioso e distruttivo, un grande abisso, e vari poeti latini detestavano sia esso che la spiaggia, come ad esempio Orazio, Ovidio e Seneca. E per secoli il mare e la spiaggia, perfino nella letteratura e nella pittura, sono stati luoghi maledetti, colmi di morte e insidie, di pericoli e funesti presagi. Perché qualcosa cambiasse, si è dovuto attendere il '600.
È nel '600 che il mare appare sotto una miglior luce nella poesia francese e, nel secolo successivo, sono i medici inglesi che si convinsero che il bagno in mare, specie in acqua fredda, portasse notevoli benefici soprattutto sulla psiche. Già poco prima erano state le terme a ricevere i favori dei medici, che nel 1720 circa iniziarono ad esaltare appunto le virtù delle immersioni in acqua salata. Ed è da qui che si diffonde, nella classe aristocratica, la moda delle vacanze al mare.
Pochi decenni dopo sarà la classe borghese inglese a determinare il grande successo delle località balneari, che iniziarono ad attrezzarsi un poco. Sì, perché nel '700 non esistevano ombrelloni, lettini o cabine. È durante l' 800, con i medici che consigliavano aria di mare per r rinvigorire il corpo e curare le malattie polmonari, che le località balneari si organizzano e si attrezzano sempre di più. E da esclusivo luogo per ricchi e benestanti, la spiaggia diventa meta delle classi popolari: Blackpool è la prima località balneare inglese interamente per le classi popolari, con stabilimenti a basso costo.
Il primo stabilimento balneare italiano fu costruito a Viareggio nel 1827. Ad esso seguirono quelli di Rimini (1843), Livorno (1846), Lido di Venezia (1857), quelli sulla costa ligure, a Napoli e Palermo. Il vero e definitivo boom del turismo balneare si ebbe negli anni 50 e 60, periodo in cui il mare diventa il luogo dei giochi e delle attività ludiche. Un po' come oggi: calcetto, beach volley, beach tennis, surf, le biglie, le gare di patini e pedalò e molto altro