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Quando è nata la pubblicità?

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Quando è nata la pubblicità?
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Cos'è la pubblicità? E quando nacque l'idea di reclamizzare un prodotto o un concetto? Scopriamolo insieme

Ovunque andiamo, ormai da anni, ci troviamo circondati dalla pubblicità. Per strada sui muri e nei cartelloni, in TV, sul web, negli uffici, nei bar, nei ristoranti… A volte persino nei film e nei telefilm, anche quando non ce ne accorgiamo. Insomma, la pubblicità oggi è ovunque, ed esiste il detto secondo cui “la pubblicità è l’anima del commercio”. Be’ sì, è così: io ti cedo uno spazio per pubblicizzare la tua azienda, il tuo marchio, e in cambio tu mi paghi e in tal modo mi aiuti ad andare avanti con la mia azienda. Funziona così in tutti i campi. Pensate ai cosiddetti “sponsor” delle squadre di calcio, di basket, di ciclismo, di pallavolo: sulle maglie ci sono i nomi e i simboli di aziende, che hanno pagato perché tale squadra le pubblicizzi e che in tal modo hanno finanziato le società sportive.

Ormai, per tutti noi, la pubblicità è un fatto quotidiano, così presente e costante nelle nostre vite che non ci viene neanche più da chiederci perché e da quando esista. Ecco, appunto, chiediamocelo noi adesso: quando è nata la pubblicità?

Cos'è la pubblicità?

Il termine pubblicità deriva dal francese publicité, che a sua volta proviene da public, ossia “pubblico”. Come spiega l’Enciclopedia Treccani, pubblicità significa «divulgazione, diffusione tra il pubblico. In particolare, l’insieme di tutti i mezzi e modi usati allo scopo di segnalare l’esistenza e far conoscere le caratteristiche di prodotti, servizi, prestazioni di vario genere predisponendo i messaggi ritenuti più idonei per il tipo di mercato verso cui sono indirizzati».

Nel nostro caso, si parla di pubblicità commerciale, ossia «ogni forma di comunicazione – spiega ancora la Treccani – volta a promuovere la vendita di beni o la prestazione di servizi da parte di un operatore economico».

Esistono molte forme di pubblicità, non solo di tipo commerciale: ad esempio ci sono la pubblicità di interesse sociale, con informazioni utili per tutti i cittadini, o anche quella di carattere politico e religioso, in cui l’obiettivo è di ottenere “l’adesione a un sistema ideologico – secondo la Treccani – (propaganda politica e religiosa)”. Ma la pubblicità è sempre stata così come la conosciamo noi oggi?

Esisteva già nell'antichità

Molti secoli fa la pubblicità non era come la intendiamo oggi. Il suo ruolo era soprattutto di informazione per far conoscere l’esistenza di un prodotto. Nonostante ciò, già nell’antichità esisteva una forma di pubblicità simile alla nostra, la quale però, visto che non c’erano i mezzi di diffusione di massa di oggi, era circoscritta al luogo in cui la si faceva o poco di più.

Ad esempio a Pompei e ad Ostia, su alcuni muri, sono state ritrovate scritte che invitavano i cittadini a votare per un tale candidato alle elezioni politiche. Sempre a Pompei sono state ritrovate, fuori da una bottega di stoffe, delle insegne che elogiavano la qualità del lavoro di tale bottega. Di questo tipo di pubblicità, che ha come veicolo principale il passaparola tra le persone, ne esistono esempi presso le maggiori civiltà antiche. A Tebe è stato scoperto un dipinto risalente all’incirca al 1.000 a.C. in cui si offriva una pepita d’oro a chiunque avesse catturato uno schiavo che era scappato. Ma, come abbiamo detto, non esistevano né i giornali, né le TV, né Internet, né la stampa.

Con l'invenzione della stampa si diffonde anche la pubblicità

Nel 1455 Johannes Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili. Da quel momento qualsiasi testo poteva essere replicato e copiato meccanicamente. Poco tempo dopo in Inghilterra, esattamente nel 1479, il tipografo (un mestiere nuovo, nato proprio con l’invenzione della stampa) William Caxton stampò in molte copie un opuscolo in cui reclamizzava le proprie pubblicazioni. Iniziarono a circolare i primi “volantini”, un po’ come quelli che oggi troviamo nei supermercati e nei negozi e spesso nella nostra cassetta delle lettere.

Gli annunci pubblicitari apparvero sui giornali: il primo in assoluto risale al 1525 su un giornale tedesco. Nel 1630 in Francia nacquero il primo ufficio e la prima gazzetta per pubblicare annunci pubblicitari a pagamento, iniziativa imitata nel 1650 in Inghilterra con il Mercurius politicus. Il primo giornale interamente dedicato alla pubblicità commerciale fu fondato a metà del ‘700 in Francia: si chiamava Le petit affiche.

La pubblicità moderna, dalla Rivoluzione industriale a Internet

Bisognerà aspettare la seconda metà del ‘700 per iniziare a vedere la pubblicità superare i confini dei Paesi di origine e diventare un fenomeno diffuso in tutto il mondo. Ciò accadde grazie alla Rivoluzione industriale, attraverso le cui invenzioni tecnologiche si arrivò ad un’ampia e capillare diffusione dei messaggi di tipo commerciale. Di volta in volta, a distanza di pochi anni l’uno dall’altro, furono creati mezzi tecnologici che dettero sempre più strumenti per sviluppare la pubblicità: dalla stampa a colori alla fotografia, dagli annunci e dalle inserzioni costanti su giornali e riviste ai servizi postali moderni e alle insegne luminose. Gli annunci commerciali ed economici sui giornali diventarono moltissimi, e fecero il loro debutto i manifesti e i cartelloni pubblicitari, spesso realizzati da grandi artisti, come ad esempio Toulouse-Lautrec e, in seguito, De Chirico e altri.

Nel 1904 i fratelli Lumière, inventori del cinematografo, proiettarono – prima di un loro cortometraggio – una pubblicità di uno champagne francese. Nel 1925 venne pubblicato il primo trattato di tecnica pubblicitaria, in cui si spiegano i cinque passaggi fondamentali di un messaggio pubblicitario: deve essere visto, letto, creduto, ricordato e deve persuadere il consumatore ad acquistare un determinato prodotto.

Nel 1928 apparvero i primi annunci radiofonici, mentre nel 1953, negli Stati Uniti, la pubblicità arrivò nella neonata televisione, così come accadde in Italia quattro anni dopo con Carosello, serie di scenette divertenti e a sfondo commerciale della durata di pochi minuti, una sorta di spettacolo sostituito alla fine degli anni ‘70 dagli spot che oggi conosciamo. In questi nostri anni, infine, la potenza della comunicazione pubblicitaria è diventata incredibile mediante l’uso di Internet e dei social network.

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