Tutti abbiamo dei segreti. Ci sono quelli che vogliamo tenere solo per noi e altri che vogliamo condividere con qualcun altro. La password è la chiave che custodisce i nostri segreti e li protegge da occhi indiscreti. Ma non è sempre stato così.
Per gli antichi Greci, la password era una parola d’ordine che aveva lo scopo di riconoscere gli amici dai nemici. Quando un soldato arrivava a un posto di blocco, la sentinella gli domandava: “Chi va là?” e lui doveva rispondere con una parola d’ordine segretissima, sconosciuta al nemico. E se non la conosceva, veniva arrestato o ucciso. La password diventò così un modo per verificare l’identità di una persona, un segreto condiviso da un gruppo. Ad esempio, la parola d’ordine “caput draconis” (“testa di drago” in latino) permette a Harry Potter di entrare nei dormitori di Grifondoro. Quando poi, nel 1961, il professor Fernando Corbato lavorò a uno dei primi computer dell’università americana MIT (il famoso Massachusetts Institute of Technology), si accorse che non si potevano distinguere le persone che lo avevano usato, quindi assegnò una password a ciascun utente. La parola d’ordine era diventata una chiave per accedere al computer. Oggi usiamo ancora l’invenzione del professor Corbato. La password identifica un utente perché è un segreto che solo lui conosce, così lo protegge dai malintenzionati che non possono ficcare il naso... È come la chiave della porta di casa. Immagina di vivere in una casa sempre aperta: non sarebbe pericoloso?
Quelle che vedi sotto sono alcune delle password più usate in Italia e nel mondo, secondo Open Web Application Security Project, che è un’organizzazione americana con l’obiettivo di migliorare la sicurezza delle applicazioni. Se tra le password vedi anche quella che usi tu, cambiala subito. Dillo anche ai tuoi genitori per la rete wi-fi di casa. Perché? Sappiamo che molti attacchi informatici sono stati resi possibili perché le password scelte dalle vittime erano troppo prevedibili. Insomma, così come chiudiamo a chiave la porta di casa, facciamo lo stesso con i nostri dispositivi.
Abbiamo parlato di password per proteggere un segreto, ma le password servono anche per comunicare in segreto. La tecnica perfetta è usare un cifrario, cioè un alfabeto inventato fatto di simboli e numeri. Per esempio, nel XVI secolo la regina di Scozia Maria Stuarda, imprigionata nella Torre di Londra da sua cugina la regina Elisabetta I, adoperò un cifrario segreto per comunicare dal carcere con i nobili a lei fedeli. Ma fu scoperta e i messaggi furono usati come prova di una congiura contro Elisabetta, che la fece decapitare. Il cifrario era il segreto condiviso tra i congiurati.
Le password migliori sono lunghe e fantasiose, meglio se composte da lettere e numeri. Magari potresti pensare al nome del tuo piatto preferito o al colore della tua prima bicicletta. Secondo il Garante per la protezione dei dati personali, una password deve:
• essere lunga almeno 8 caratteri
• contenere lettere maiuscole,
minuscole, numeri e caratteri
speciali (come il punto esclamativo);
• non contenere informazioni
personali come nomi, date o altre
informazioni facilmente indovinabili;
• essere cambiata periodicamente.
Ma il consiglio più
importante è questo:
usa una password diversa
per ogni sito o social!