Vi siete mai chiesti perché i maghi guardino sempre dentro la sfera di cristallo? E perché proprio di cristallo? E perché proprio una sfera? È talmente utilizzata tra stregoni e indovini che quando vogliamo far capire a qualcuno che non siamo in grado di prevedere il futuro, diciamo: «Ma non ho mica la sfera di cristallo!», «Ma non ho la palla di vetro!»
Sì, perché gli indovini, i maghi e quelli che vengono chiamati chiaroveggenti, la usano perché sono convinti che essa li aiuti ad esercitare meglio la loro attività. Ma da cosa viene questa convinzione?
LA CRISTALLOMANZIA ANTICA: DAI DRUIDI AL MEDIOEVO
Innanzitutto dobbiamo dire che la divinazione (ossia l’arte di predire il futuro) basata sull’osservazione degli oggetti di cristallo si chiama cristallomanzia.
I druidi, figure leggendarie del popolo celtico - un po’ maghi, un po’ indovini, saggi e sacerdoti - sembra che utilizzassero il cristallo di quarzo a scopi divinatori più di tremila anni fa. Ma le prime tracce dell’uso delle sfere di cristallo si hanno nel Medioevo. Narra la leggenda che nella tomba del re dei Franchi Childerico I, vissuto nel V secolo, vi fosse una sfera di cristallo che aveva il diametro di quasi quattro centimetri, e si dice che la usasse per predire il futuro. Molte sfere simili, risalenti a quel periodo, sono state ritrovate all’interno di tombe in Francia e in Inghilterra.
La cristallomanzia, come metodo di divinazione, è un’arte antichissima che comprende ogni cosa trasparente che sia in grado di riflettere: cristalli, pietre, macchie d’inchiostro, specchi d’acqua. La parola cristallo deriva dal greco krystallos e significa "ghiaccio trasparente" o "acqua gelata". Nella magia il cristallo è legato all’intelletto, alla serenità, all’equilibrio, caratteristiche perfette per farne uno speciale mezzo divinatorio.
Nella cristallomanzia, oltre alle sfere di cristallo, si usano coppe e bicchieri colmi d’acqua per vedere e interpretare eventi passati, presenti e futuri.
Per i maghi antichi, l’osservazione della sfera di cristallo avveniva perlopiù di notte, con la debole luce di una candela accesa, la mente libera da qualsivoglia pensiero. I maghi dovevano tenere le mani sulla sfera o avvicinarlesi con esse a pochi centimetri, in modo da trasmetterle l’energia, in un’atmosfera di silenzio assoluto. Dopo ciò, il mago formula la domanda alla quale si desidera dare risposta, tenendo lo sguardo sulla sfera: se appaiono in essa delle specie di nuvole, significa che ci si accinge alla visione vera e propria. Se le nuvole sono bianche, la risposta è positiva. Se sono nere, la risposta alla domanda è negativa e l’auspicio è cattivo. Se ci sono i colori rosso e giallo, si tratta di sorprese spiacevoli, mentre il blu e il verde preannunciavano avvenimenti piacevoli.
Ma la cristallomanzia più comune nell'antichità non riguardava le sfere. Erano le sacerdotesse a recarsi alle fonti e ad osservare le forme dell'acqua sorgiva, a consultare l'oracolo e a ricavarne responsi. Nel Vecchio Testamento (I Samuele, 28, 1-25) la maga di Endor evoca per il re Saul lo spirito del profeta Samuele avvalendosi di una coppa d'argento colma d'acqua.
Per la divinazione era possibile usare specchi magici e altre superfici riflettenti. Famoso è lo specchio di re Salomone, composto da sette metalli differenti.
PERCHÈ LA SFERA?
La sfera, nella filosofia medievale, era considerata la forma perfetta, che come il cerchio non aveva né inizio né fine. Inoltre era il simbolo del cielo, del mondo spirituale e della completezza del cosmo.
La sfera di cristallo doveva appartenere ad una sola persona e nessuno avrebbe mai potuto toccarla. Prima di essere usata, il mago la personalizzava tramite tre operazioni indispensabili per rendere la sfera in sintonia con le vibrazioni dello spirito e del corpo del veggente: la purificazione, la magnetizzazione e la consacrazione.
Purificazione e magnetizzazione avvenivano prima di ogni seduta, mentre la consacrazione solo la prima volta. Il luogo in cui operare la divinazione doveva sempre essere lo stesso ogni volta, con la debole luce che non doveva colpire direttamente il cristallo. Doveva essere preparato un panno viola per coprire il tavolo dove veniva poggiata la sfera e per coprire la sfera stessa quando veniva riposta. La prima volta che il veggente utilizzava la sfera, infine, doveva consacrarla a sé pronunciando una formula che doveva mantenere segreta.
LE SFERE DEI MAGHI, DEGLI ALCHIMISTI E DEI MEDIUM
Si suppone che il quarzo, il berillo e il vetro in genere siano stati utilizzati fin dall’antichità in molte civiltà, e che quest’usanza non abbia mai avuto interruzione.
Ma la prima notizia certa dell’uso della sfera di cristallo risale alla seconda metà del ‘500, quando il matematico e mago inglese John Dee disse di aver ricevuto da un angelo una sfera di cristallo il 21 novembre 1582. Disse che la utilizzava proprio per comunicare con gli angeli. La sua sfera, che era una pietra di berillo di circa 6 centimetri di diametro, è oggi conservata al British Museum di Londra. Mentre nel Museo di Storia della scienza di Oxford e nel Museo della Scienza di Londra ne sono conservate altre due, che tuttavia pare servissero ad altrettanti medici per stabilire le diagnosi dei loro pazienti.
Francis Barrett, nel suo libro Magus, spiega come preparare un cristallo per ottenere una visione e perché esso serva per la divinazione. In tutti i casi, le sfere di cristallo erano usate per ricavare da esse visioni o immagini che riguardino eventi passati, luoghi remoti o accadimenti futuri. Nel caso dei medium, essi usano le sfere di cristallo per comunicare con i defunti o con entità soprannaturali. Ma nella magia, la sfera, per produrre gli effetti desiderati, deve passare attraverso vari rituali senza i quali servirebbe a poco.
Nel XVI secolo, il medico e alchimista Paracelso riteneva che la sfera di cristallo potesse interagire con il magnetismo umano e provocare le visioni.
Ovviamente tutte queste credenze non trovano alcun riscontro nella realtà scientifica, ma è comunque interessante scoprire come l'uomo ha sempre cercato di indagare anche cose, come il futuro, totalmente fuori dalla propria portata.