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I fari: guide nella notte…e non solo

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I fari: guide nella notte…e non solo
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Vi siete mai chiesti quanto fosse difficile destreggiarsi in mare nell’antichità, senza strumenti informatici né satellitari? Esistevano, e alcuni sono ancora in piedi in prossimità dei porti e delle isole, i misteriosi fari!

Vi siete mai chiesti quanto fosse difficile destreggiarsi in mare nell’antichità, senza strumenti informatici né satellitari? Esistevano, e alcuni sono ancora in piedi in prossimità dei porti e delle isole, i misteriosi fari!

I fari? Inizialmente erano falò

Quando dell’elettricità neanche si sospettava l’esistenza, le notti erano oscure tanto in terra quanto in mare. Difficilmente, durante la navigazione, si riusciva a scorgere qualche lume, simbolo di presenza umana sulla costa.

Al tempo in cui i Fenici iniziarono le loro avventure nel Mediterraneo, intorno al 1.200 a.C., gli strumenti per navigare erano rudimentali e le stelle non erano sempre visibili in cielo. Occorreva un segnale sicuro per i naviganti, affinché raggiungessero i primi porti e per facilitare l’approdo delle imbarcazioni; ed un modo fu trovato: si accendevano dei semplici falò, in una posizione conosciuta e rialzata. Nacquero delle strane impalcature, sopra le quali venivano issate delle ceste in cui si ardeva legna e pece come combustibile. Così era più facile trovare la strada da seguire ed evitare scogli, rocce o secche insidiose.

Un pericolo era quello di incorrere in false indicazioni da parte dei pirati che facevano deviare i vascelli per depredarli.

Che ci racconta la mitologia?

Uno dei miti che meglio disegna l’importanza dei fari e la necessità di una guida luminosa durante la notte in mare, è la leggenda di Ero e Leandro.

Ovidio, nelle Eroidi, ci racconta che i due giovani greci si innamorarono ad una festa in onore della dea Afrodite, di cui Ero era sacerdotessa. Leandro viveva ad Abido, mentre Ero a Sesto, vicini ma separati dal mare dell’Ellesponto, oggi denominato Stretto dei Dardanelli. Ogni sera Leandro si buttava in acqua e nuotava lungo lo stretto per raggiungere la sua amata. Ero lo aspettava sulla torre dove abitava, con una lanterna accesa per indicargli la direzione da seguire. Così fu per lungo tempo finché, una notte d’inverno, una tempesta spense la fiaccola di Ero. Leandro, tra i flutti del mare, restò disorientato e annegò nell’oscurità. Ero, disperata perché l’amato non sopraggiungeva, vide il suo corpo senza vita la mattina successiva sulla spiaggia, portato dalle onde. Lo raggiunse buttandosi dalla torre, per riabbracciarlo nell’aldilà.

I primi due fari monumentali: due meraviglie del mondo antico

A seguito dell’incremento di commercio navale in tutto il Mediterraneo, dal 300 a.C. comparvero i primi fari monumentali: il Colosso di Rodi e il Faro d’Alessandria. La prima meraviglia sorgeva sulla medesima isola di Rodi, nel Mar Egeo: raffigurava un’enorme statua di Helios, il dio Apollo, che, nudo a gambe divaricate sui due bracci del porto, sorreggeva una fiaccola nelle mani giunte innalzate al cielo. La statua era alta 31 metri, larga 7 e pesava 600 tonnellate, ma la sua imponenza fu distrutta poco dopo, nel terremoto del 224 a.C. Nonostante i tentativi, non fu più ricostruita.

Il faro di Alessandria fu innalzato sull’isolotto di Pharos, che dette poi il nome a tutti gli altri fari monumentali della storia. Costruito in pietra e rivestito di marmo bianco, alto 120 metri, la sua luce poteva raggiungere le 30 miglia di distanza. La sua vita fu più lunga del Colosso di Rodi, ma travagliata dai continui terremoti, uno dei quali, nel 1302, ne causò il crollo.

Un faro in ogni porto

Chi pensate possa aver collocato un faro in ogni porto se non i Romani? Nell’espansione territoriale, la navigazione ed il commercio divennero essenziali ed i Romani costruirono torri di pietra con accesi i fuochi in tutti i confini dell’Impero: ne sono prova quello a Boulogne, nel nord della Francia, del 41 d. C., ed il faro a La Coruña, in Spagna, risalente al II secolo.

Con la fine dell’Impero Romano, molti fuochi si spensero nei cosiddetti “secoli bui” medievali ed erano spesso i monaci, soprattutto sulle coste inglesi e francesi, ad essere posti come guardiani dei campanili che svolgevano la funzione di fari. Un esempio pittoresco è quello di Hook Head, sulle coste orientali dell’Irlanda, costruito nel 1172 da un nobile normanno che lo usava anche come fortificazione. Anche nel Golfo Persico ed in Estremo Oriente erano minareti e pagode ad avere il ruolo di fari per la navigazione, come la pagoda Mahota in Cina dell’anno 840 d.C..

Fari italiani

In Italia le Repubbliche Marinare svolsero un ruolo fondamentale per la ripresa dei traffici commerciali. Dobbiamo assolutamente citare la Lanterna di Genova: edificata nel 1128, con i suoi 77 metri è oggi il secondo faro più alto d’Europa (al primo posto il Faro dell’Île Vierge coi suoi 82,5 metri). La Torre della Meloria, sulle omonime secche a largo di Livorno, fu voluta dalla Repubblica Marinara di Pisa per aiutare i naviganti a non rimanere incagliati prima di entrare a Porto Pisano. Un’importante battaglia (in realtà due) furono combattute tra le due potenze marinare del tempo, Pisa e Genova, presso l’isolotto della Meloria.

Il nostro Paese è ricco di coste, e quindi di porti e di fari, sin dai tempi dei Romani. Alcuni che oggi meritano di essere conosciuti sono sicuramente il faro di Strombolicchio, situato davanti a Stromboli, nelle Isole Eolie, raggiungibile con una scala di ferro posta sull’immensa roccia che si narra essere il “tappo” del vulcano sparato in mare dopo un’eruzione. Suggestivo il nome di Mangiabarche sull’isola di Sant’Antioco in Sardegna, faro situato su rocce che affiorano e che nella storia permettevano ai naviganti di avvicinarsi a terra (ma non senza pericoli).

Faro di Punta Carena a Capri, di Vieste in Puglia, Capo Caccia ad Alghero, Faro della Vittoria nel golfo di Trieste, San Vito lo Capo possono facilmente essere visitati in qualcuno dei vostri viaggi avventurosi!

Il faro dei re

Dal secolo XVIII i fari divennero vere e proprie opere architettoniche. Quello di Le Cordouan fu voluto dai re per difendere la bocca del fiume Gironda.

Enrico III, re di Francia, affidò il lavoro di ricostruzione di un’antica torre inglese - voluta secoli prima da Edward del Galles, il Principe Nero - all’architetto Louis de Foix nel 1584. I lavori andarono a rilento a causa di guerre di religione, problemi tecnici e finanziari, e ci vollero 25 anni per terminare l’opera e la successione di un altro re. Infatti fu Enrico IV a veder finito il faro nel 1611, otto anni dopo la morte del suo architetto costruttore. Nonostante ciò, Louis de Foix lasciò alle spalle la costruzione allora considerata l’ottava meraviglia del mondo.

Il Faro dei Re assunse l’aspetto di un vero e proprio palazzo reale con tanto di una cappella ricca di decori, sculture e marmi, un sontuoso “appartamento del re”, stanze per la servitù, cucine, scaloni monumentali e vetrate a mosaico. La particolarità di Le Corduan non finisce qui: il faro è poggiato su un banco di sabbia che, in caso di alta marea, è coperto dall’acqua, mentre si innalza di 69 metri sul livello del mare quando la marea si abbassa. Tale capolavoro, riconosciuto come monumento storico nel 1862, ad oggi è ancora in funzione e può essere ammirato dai visitatori.

Leggendari fari nel mare del Nord

L’innovazione tecnologica e le nuove scoperte tra la fine del Settecento e il secolo XIX, furono un passo decisivo per la storia dei fari. Nel 1782 il fisico svizzero Aimè Argand inventò il bruciatore circolare, grazie al quale 10 stoppini alimentati ad olio nella lampada, con un’autonomia di 10 giorni e con un sistema di evacuazione dei fumi, rendevano la luminosità più intensa. Nello stesso periodo, lo svedese Jonas Norberg ideò un sistema che prevedeva specchi parabolici ad azionamento manuale che perfezionarono la lampada di Argand.  Nel 1827 il fisico Augustin-Jean Fresnel inventò delle lenti, che da lui prendono il nome, per ridurre l’ingombro del materiale necessario alla costruzione del sistema di illuminazione del faro. Con l’espansione marittima inglese si poté assistere alla costruzione di meraviglie ingegneristiche in tutto il mondo.

Nel mare del Nord citiamo il faro di Eddystone (altezza 49 metri, portata luminosa 22 miglia) che ha una storia travagliata, dal momento che è stato ricostruito ben 4 volte dal 1698 al 1882 su uno scoglio a 25 km dalla costa di Plymouth, Inghilterra; il faro di Longships in Cornovaglia (altezza 35 metri, portata 18 miglia); il faro di Fastnet in Irlanda (altezza 54 metri, portata di 27 miglia) possiede sette piani ed è famoso per essere lo statico centro di un’importante e pericolosa gara velica, la Fastnet Race, regata oceanica lunga 608 miglia attraverso perturbazioni e correnti atlantiche. La costruzione è conosciuta anche come il “faro delle lacrime” poiché è l’ultima visione di terra d’origine degli emigranti irlandesi che si trasferivano in America. Ed un altro fatto ci ricorda il Fastnet Rock: su questo scoglio fu scattata l’ultima foto al Titanic, il 12 aprile 1912, due giorni prima della sua collisione con un iceberg e il suo tragico naufragio.

Coste bretoni: un faro con interni in legno 

La Francia fu il primo Paese ad avere un sistema completo di fari lungo la costa, tanto che se ne contano a centinaia. Soltanto sulla penisola del Finistère, in Bretagna, ci sono 50 fari, tra i quali si distingue quello di Kéreón. Nonostante disti parecchi chilometri dalla costa, ha l’aspetto di un palazzo e al suo interno sono 5 le sale arredate con molto sfarzo: mobili di quercia d’Ungheria e pavimenti intarsiati in legno. È stato l’ultimo faro francese ad essere abitato quando nel 2004 i guardiani lo hanno lasciato ai sistemi automatici di controllo a distanza.

Uno dei fari più difficoltosi da raggiungere e su cui lavorare è quello di Ar-Men, al largo dell’Ile de Sein. Non a caso i guardiani lo denominarono “l’Inferno degli Inferni” per la sua posizione estremamente pericolosa: è infatti edificato su una roccia completamente immersa nell’acqua, e i colpi delle ondate durante le tempeste facevano tremare l’edificio; in caso di condizioni tali, i guardiani non avevano modo di essere raggiunti dalle imbarcazioni per il cambio ogni 15 giorni, costringendoli a rimanere prigionieri in mezzo al mare.

Non si può dimenticare il faro di Roches Douvre, a 40 km dalla costa settentrionale della Bretagna, che ha il primato europeo del faro più lontano dalla costa. Ma il faro più isolato al mondo si trova a sud dell’Islanda, a pochi km dalle isole Vestman, nel mezzo dell’Oceano Atlantico: si tratta del faro di Thridarangar. In islandese il suo nome significa “tre pietre”, è stato costruito nel 1939 ed ha un’altezza di 36 metri. Può essere raggiunto solo in elicottero grazie al piccolo eliporto costruito insieme al faro. Vi immaginate il panorama?

I fari d'Oltreoceano: uno è il simbolo di New York

Tutto il mondo conosce bene la Statua della Libertà, simbolo di New York, ma forse non tutti sanno che è l’unico faro esistente al mondo che rappresenta una figura umana!

La cosiddetta “Miss Liberty” fu donata dal Governo francese a quello americano in segno di amicizia per festeggiare il centenario della Dichiarazione d’Indipendenza che cadeva nel 1876. Fu incaricato dell’opera lo scultore Frederic-Auguste Bartoldhi, che però non riuscì a completare l’opera in tempo; intervenne allora Gustave Eiffel (il costruttore dell’omonima Torre di Parigi), che completò l’opera dieci anni dopo. Il 28 ottobre 1886 la statua-faro, alta 93 metri da terra alla fiaccola, fu inaugurata davanti ad una gran folla a Fort Wood, in seguito chiamata Liberty Island, davanti al porto di New York.

Alla fine dell’Ottocento fu il primo faro ad essere elettrificato, ma ciò non bastò a contrastare l’aumentare del luccichio della città e la fiaccola non bastò più ad illuminare con sicurezza la navigazione. Nel 1924 divenne monumento nazionale.

Sono tanti altri i fari americani degni di nota: ad esempio il Peggy’s Cove, posto su una scogliera della Nuova Scozia in Canada, affacciato sull’Oceano Atlantico, è l’unico faro al mondo ad ospitare al suo interno anche un ufficio postale nel periodo estivo; il Cape Hatteras si trova a Buxton, nel North Carolina, di fronte ad un tratto di mare battezzato come il “cimitero dell’Atlantico” per le correnti e i banchi di sabbia che hanno determinato l’affondamento di numerose imbarcazioni. Alto 60 metri e “vestito” di una spirale bianca e nera, è l’unico faro al mondo ad essere stato spostato. Sì, avete capito bene, non è stato ricostruito, bensì spostato a causa dell’erosione delle acque che ne avrebbe determinato il crollo. Dopo due decenni di studi e discussioni, nel 1998 il Cape Hatteras Lighthouse venne trasportato 500 metri verso l’entroterra. Non essendoci una ditta specializzata per i traslochi di fari, vennero coinvolte le migliori aziende del settore di manovre di case, coadiuvate da esperti architetti ed ingegneri, oltre che tutto il personale necessario a questo immane cambio di residenza!

Non esiste un faro uguale all'altro

Tra tutti i fari esistenti alcuni potrebbero rassomigliarsi, ma non ne troverete due identici! Se non siete dei lupi di mare, sappiate che esiste per i naviganti il Portolano, una guida nautica obbligatoria a bordo di ogni imbarcazione oltre le 12 miglia dalla costa. Dentro questo libro ci sono molte informazioni utili e anche le caratteristiche di ogni faro, ovvero quelle nozioni necessarie per riconoscere, oltre che la struttura e la colorazione, i segnali luminosi differenti: tipo di emissione luminosa (periodo o luce continua, lampi, eclissi, luce con occlusioni, emissioni luminose ripetitive), colore della luce (bianco, rosso, verde), altezza della luce, portata geografica e portata luminosa, ovvero quante miglia di distanza può raggiungere il fascio di luce.

Una notte al faro

I fari hanno un fascino incredibile, isolati in mezzo al mare a contrastare le onde pur di emettere una luce di speranza nel buio della notte. La loro immagine e i loro misteri hanno nel tempo ispirato leggende e racconti, poeti, romanzieri, fotografi e registi. Gita al faro è un romanzo di Virginia Woolf , pubblicato nel 1927, in cui il faro è l’emblema psicologico dei personaggi; Lighthouse è una poesia americana scritta nell’Ottocento da Longfellow e dedicata al faro; The vanishing – Il mistero del faro è un film thriller di Kristoffer Nyholm, uscito nel 2018, che racconta la storia di tre guardiani del faro scomparsi misteriosamente nel ‘900 dalle isole Flannan in Inghilterra.

Già... i guardiani sono scomparsi e ora i fari sono disabitati? Molti sì, ma non tutti! Anzi, dovete sapere che oggi ci sono numerosi hotel all’interno dei fari, nei quali è possibile soggiornare per la notte. Non ci credete? Ve ne cito alcuni: se volete rimanere in Italia c’è il faro Spartivento in Sardegna, altrimenti ci sono il faro di Porer in Croazia, il faro di Kråkenes in Norvegia, il Corsewall Lighthouse in Scozia o quello di Santa Caterina sull’isola di Wight in Inghilterra, il faro di Formentera sull’isola spagnola, il faro di Saugerties negli Stati Uniti e tanti tanti altri ancora.

E se vi venisse fame mentre siete in vacanza in Turchia, non dimenticatevi del ristorante sulla “Torre di Leandro” o “Torre della fanciulla”, nota anche come Maiden’s Tower, per sedervi a tavolino sullo stretto del Bosforo a ricordarvi della leggenda di Ero e Leandro.

Fonti: