Rossoneri, nerazzurri e bianconeri. Sono i colori (e gli appellativi) delle tre squadre di calcio italiane più blasonate e tifate nel nostro Paese e nel mondo: Inter, Juventus e Milan (in rigoroso ordine alfabetico). Tre club che insieme sommano quasi 80 scudetti (!), ossia 80 titoli di Campione d’Italia, 12 titoli europei (tra la vecchia Coppa dei Campioni e la Champions League), moltissime coppe nazionali e altre internazionali. Insomma, tre squadre fantastiche. Ma perché indossano maglie di quei colori? Scopriamo insieme il perché e le origini delle casacche rossonere, nerazzurre e bianconere.
Il fondatore del Milan, l’inglese di Nottingham Herbert Kilpin, voleva creare una squadra di “diavoli rossi come il fuoco e neri come la paura”. Non a caso il Milan è chiamato anche “Il Diavolo”, che ne è pure il simbolo. Kilpin, che si era trasferito per lavoro in Italia, prima a Torino e poi a Milano, nel 1899 con alcuni ex soci della società sportiva Mediolanum fondò il Milan Football and Cricket Club, che ebbe come primo presidente l’altro inglese Albert Edwards e lo stesso Kilpin come primo allenatore (oltre che giocatore e manager).
Kilpin guidò il Milan anche al suo primo scudetto nel 1901, cui ne sarebbero seguiti altri due in pochi anni. Il Milan è l’unica squadra di calcio delle tre più importanti d’Italia a non aver mai stravolto i suoi colori: rossoneri dall’inizio fino ad adesso.
L’Inter, l’altra squadra milanese, fu fondata nove anni dopo il Milan, ossia nel 1908, col nome di Football Club Internazionale Milano. All’atto della fondazione parteciparono ben 44 ex dirigenti del Milan (tra cui il disegnatore Giorgio Muggiani), che non avevano accettato il divieto imposto dal presidente rossonero di tesserare giocatori stranieri. Ecco perché scelsero il nome “Internazionale” (abbreviato “Inter”).
Fu uno dei suoi soci fondatori, il già citato Giorgio Muggiani, che propose come colori della maglia il nero (come la notte) e l’azzurro (come il cielo), per opporsi ai colori scelti dai “cugini” del Milan. Il biscione, ossia un serpente (a volte una sorta di drago), che è l’emblema della società, fu mutuato dall’emblema della famiglia Visconti, fondatrice del Ducato di Milano.
Ma l’Inter non ebbe sempre le strisce verticali nere e azzurre sulle maglie, e non per propria scelta. Il regime fascista impose alla società calcistica di cambiare il proprio nome in Società Sportiva Ambrosiana e di fondersi con l’Unione Sportiva Milanese. Il fascismo impose anche il cambio di maglia: una croce rossa su sfondo bianco, con all’altezza del petto uno stemma ovale con fascio littorio. Ma i tifosi insorsero, e solo un anno dopo si tornò al nome di Inter e alla maglia nerazzurra. Che da allora non è più cambiata.
All’inizio i colori della Juventus erano il rosa e il nero, gli stessi del Liceo Classico torinese “Massimo D’Azeglio”, i cui studenti furono i primi giovanissimi giocatori della squadra (che per questo, appunto, si chiamò Juventus, ossia “gioventù”). Una curiosità: giocavano con la maglia rosa e il papillon (e a volte un cravattino) nero. Nel 1903, il primo calciatore straniero della squadra, l’inglese John Savage, propose di copiare in qualche modo i colori della squadra del Nottingham Forest, una delle squadre più antiche del mondo: rosso con i bordi bianchi. Commissionò le maglie con quei colori ad un’azienda tessile della sua città, Nottingham. Ma vi fu un errore: le maglie che giunsero a Torino non avevano i colori del Nottingham Forest, ma quelli dell’altra squadra di Nottingham, il Notts County, ossia bianco e nero a strisce verticali.
Un’altra versione narra del viaggio dello stesso Savage a Nottingham e del suo incontro con un commerciante tessile, che aveva a disposizione in quel momento solo le maglie del Notts County. E maglia bianconera, per errore o perché non c’era altra possibilità, fu e per sempre restò. Fino ad oggi. Per questo la zebra (bianca e nera) è diventata il simbolo della squadra. Una curiosità: Kilpin e Savage, che scelsero i colori delle maglie rispettivamente del Milan e della Juventus, erano entrambi di Nottingham.
Le vicende delle squadre del Pisa e delle Lucchese sono curiose e per certi tratti divertenti. La Lucchese, nata nel 1905, scelse i colori rossoneri in omaggio al Milan, che in quegli anni aveva vinto tre scudetti. Il Pisa, che nacque nel 1909, adottò inizialmente i colori bianco e rosso; ma per opporsi ai lucchesi (le due città hanno una rivalità secolare), decise di adottare i colori nerazzurri in omaggio all’Inter, che aveva vinto il campionato proprio nella stagione 1909-10.
I colori delle tre squadre più forti del nostro campionato sono stati adottati, in Italia ma anche all’estero, da molte altre squadre in differenti categorie. E non sempre per imitazione: a volte sono perfino precedenti a quelli delle tre squadre italiane, altre volte sono simbolo di valori precisi. In altre occasioni, invece, sono ispirate dai colori delle tre squadre italiane.
A vestire il nerazzurro sono Atalanta, Pisa, Piombino, Latina, Bisceglie, Imperia, Civitavecchia; all’estero i belgi del Bruges, gli inglesi del Bolton, il Gremio in Brasile. Colori rossoneri, oltre alla Lucchese, li indossano Foggia, Nizza, Rennes, Bayer Leverkusen, Flamengo, Newell’s Old Boys e molte altre. I colori bianconeri, invece, tingono le maglie di Udinese, Ascoli, Siena, Viareggio, Cesena, Notts County, Newcastle, Borussia Monchengladbach, Paok Salonicco, Botafogo, Atletico Mineiro e Besiktas.