Non è sempre facile affrontare temi di attualità, in particolare quelli più dolorosi, in classe. I libri offrono spunti preziosi e punti di vista diversi, che difficilmente si trovano proposti dalla narrazione mainstream e che possono sfuggire anche agli insegnanti più attenti. Ecco perché può valere la pena leggere con le proprie alunne e i propri alunni Nato sul confine, l’ultimo romanzo di Fabrizio Gatti che racconta la tragica storia dei viaggi in mare dei migranti con una voce del tutto nuova.
Era l’11 ottobre 2013 quando un peschereccio con a bordo centinaia di persone (si stima quasi 500) si ribaltò nelle acque di competenza maltesi, ma vicino alle coste di Lampedusa, costando la vita a 268 persone, tra cui 60 minori (da qui l’espressione “nave dei bambini”). La tragedia arrivò mentre si stavano ancora effettuando le ricerche dei dispersi di un altro naufragio, avvenuto appena otto giorni prima. La vicenda è stata per molto tempo al centro delle cronache, soprattutto perché alcuni superstiti avviarono un procedimento legale contro la Guardia Costiera e la Marina Militare italiane, ree secondo i denuncianti di omissione di soccorso.
Da questa terribile storia, Fabrizio Gatti ha dato vita al romanzo Nato sul confine, che non racconta tanto il naufragio in sé quanto tutto ciò che avviene intorno, prima, durante e dopo, dando voce a molte persone diverse.
È dalla Libia che inizia il viaggio verso la speranza di una famiglia siriana che scappa dagli orrori della guerra, e con lei tante altre famiglie, tante altre persone che cercano la salvezza. A raccontare le loro vicende è Mabruk, un bambino che non è ancora nato, ma che è capace di farci vedere quello che accade a chi sta intraprendendo quella traversata che terminerà in tragedia per molti, moltissimi.
Per raccontare questa storia, Fabrizio Gatti, scrittore e giornalista già autore di altri libri come Bilal, il mio viaggio da infiltrato verso l’Europa e L’infinito orrore, si è basato su anni di ricerche sulle vicende dei tanti siriani partiti quel 10 ottobre 2013 dalla Libia. Gatti ha narrato a più riprese le storie di chi è sopravvissuto a quel naufragio, tenendo vivo il ricordo di chi non c’è più. La nave, infatti, era in gran parte popolata di famiglie di medici che già esercitavano in Libia ma che si erano visti costretti a scappare dal paese per il degradarsi delle condizioni di vita, in particolare per le loro mogli e le loro famiglie. Attratti da opportunità professionali in Europa, in particolare in Svezia e Germania, i medici si erano imbarcati su quel peschereccio, unica opportunità per raggiungere le coste europee, rischiando tutto e finendo per perdere tutto.
Nato sul confine è un libro adatto a partire dai 13 anni, ideale per le scuole medie. È un romanzo che tocca temi di grande attualità, visto il numero sempre crescente di sbarchi sulle coste italiane e, con essi, di naufragi di persone innocenti che cercano soltanto di fuggire dalla guerra e dalla privazione delle libertà. Leggerlo permette di avviare una discussione coi propri studenti e le proprie studentesse sul perché si intraprendano queste scelte su come sia diverso, per un bambino, nascere in una parte del mondo piuttosto che in un’altra. Un’occasione per sensibilizzare il pubblico più giovane a vicende spesso raccontate in maniera sommaria e strumentalizzate, facendosi aiutare dall’ottima penna di Gatti, sensibile ed esperta.
Un modo per vivere la storia e non dimenticarsi che l’apertura verso ciò che non è noto è il miglior modo per allenare l’empatia e creare un mondo migliore per tutti.