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Mostra del Cinema di Venezia 2022: il nostro reportage

Anche quest’anno ho avuto la grande fortuna di essere presente al Lido di Venezia per la famosissima Mostra del Cinema di Venezia. Tra una proiezione e l’altra ho realizzato quanto fosse vera la famosa frase per cui il cinema è semplicemente la vita ma senza i tempi morti: a Venezia i tempi morti non esistono, sono completamente tagliati dalle attese prima di entrare in sala, dal grido dei paparazzi tra excelsior (il famoso hotel sul lungo lido che dagli anni venti ospita le star durante il periodo del festival) e red carpet, dalle conferenze stampa e dalle feste delle case di produzione.

Questo montaggio astratto delle giornate fa sì che ci si senta costantemente in un film e, come in un film, anche a Venezia possono accadere le cose più astruse e impensabili; alla terza proiezione di fila, dopo aver visto la luce del sole per soli trenta minuti dall’inizio della giornata, gli spettatori e i critici cominciano a sentirsi parte di una grande famiglia e a lasciar stare le convenzioni sociali.

Uno dei primi giorni alle 8.30 del mattino in Sala Grande, poco prima che iniziasse Bardo (il film in concorso del regista messicano Alejandro Innaritu), è capitato che il mio vicino arrivasse trafelato e senza battere ciglio tirasse fuori dallo zainetto uno yogurt e una banana e imbandisse lì, in dodicesima fila, la sua colazione. Ma le stranezze non finiscono qui!

II primo giorno, quando durante la proiezione di “White Noise” iniziata alla 9 del mattino, uno spaventatissimo pipistrello ha cominciato a svolazzare davanti allo schermo, probabilmente disturbato dalla confusione che non sentiva da un anno.

Vita da festival

In tutto questo marasma, alla luce del sole o in sala, si fanno comunque gli incontri più strani e interessanti: ho conosciuto aspiranti registi a caccia di finanziamenti per il loro primo film, giovani fan in lacrime in attesa di Timothee Chalamet o Harry Styles, guru spirituali degli artisti e vecchi giornalisti pronti a raccontare ai giovani le loro avventure.

Con la frequentazione del lido durante il periodo del festival, negli anni ho imparato che la mostra si può vivere su piani ben diversi: il mio obbiettivo è sempre stato quello di guardare più film possibile, arrivando a toccare le sette proiezioni giornaliere per poi arrivare stanca la sera senza aver capito molto; quest’anno invece ho avuto modo (anche grazie al folle sistema di prenotazione dei posti in sala) di respirare un pochino di più e osservare meglio gli altri miei compagni di viaggio.

Tra i più interessanti e peculiari ci sono sicuramente i ragazzi del Red Carpet: gente di tutte le età che si apposta per ore e ore, a volte dormendo anche accanto al tappeto rosso per non perdere la posizione migliore, per aspettare la sfilata dei loro divi preferiti e ottenere un selfie o un autografo.

Devo dire che al mio arrivo ero molto scettica riguardo a questo modo di vivere il festival, mi sono ricreduta nel momento in cui ho visto scendere dalla macchina e farsi bombardare da centinaia di flash l’attore americano Adam Driver: la sua presenza e il suo fascino erano da brividi, come quella poi della splendida Cate Blanchett o di Julianne Moore.

Il brivido adrenalinico di sentirsi vicino a personalità simili, sempre viste solo attraverso uno schermo, ha preso anche me, tanto che per i giorni successivi, passando davanti all’ingresso dell’Excelsior ho quasi sempre sperato di incrociare, o anche solo di vedere da lontano, alcuni dei miei miti come Willem Defoe o Francesco Piccolo.

Insomma, le mozioni che ogni anno Venezia mi regala, spingono sempre a tornare per l’edizione successiva. La soddisfazione di poter vedere per prima dei grandi capolavori e per un attimo incrociare il mio cammino con quello di grandi personalità è impareggiabile e rende l’esperienza sempre unica e bellissima.

This post was last modified on 16 settembre 2022 15:35

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Niccolò De Rosa

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