Gli studi dimostrano continuamente che ci sono pochi posti sulla Terra che non sono stati toccati dall'inquinamento da microplastica.
Questi microscopici frammenti di plastica sono stati trovati negli oceani, nei fiumi, nei terreni agricoli, perfino nel ghiaccio e nelle neve dall'Artico all'Antartico, ma anche sulla cima del Monte Everest e nei fondali più profondi del mare.
Sono state trovate tracce di microplastica nei molluschi, nei crostacei, nei pesci, nelle tartarughe, nelle foche e negli uccelli, perfino nel sangue del bestiame e delle persone.
Lo ha affermato lo scorso anno Il World Wide Fund for Nature, l'agenzia internazionale per la conservazione. In pratica ogni persona ingerisce 5 grammi di plastica a settimana, l'equivalente di una carta di credito o lo stesso peso di un tappo di bottiglia di plastica.
La maggior parte delle microplastiche si forma quando i prodotti di plastica più grandi si decompongono nell'ambiente. Oltre a questo problema però, da decenni, l’industria aggiunge particelle di microplastica a prodotti di uso comune. Per esempio detersivi per bucato, cosmetici, dentifricio, shampoo, vernici e altri prodotti chimici con conseguenze devastanti per l'ambiente.
Ma la scienza fortunatamente trova delle soluzioni. È di questi giorni la notizia che un team di scienziati del MIT (Massachusetts Institute of Technology) composto dal professor Muchun Liu, Benedetto Marelli e da altri cinque colleghi, ha descritto sulla rivista Small una nuova scoperta. È stato sviluppato un sistema che sostituisce la plastica con la seta. Praticamente i polimeri dei prodotti che usiamo quotidianamente vengono "avvolti" con la seta anziché con la plastica.
Alle vernici dà una bella brillantezza, rende abrasivi gli scrub per il viso e può aiutare a controllare i tempi di rilascio di sostanze chimiche per l’agricoltura come i diserbanti.
Le stime dicono che queste microplastiche costituiscono tra il 10 e il 15% di quelle disperse nell'ambiente. Lo studio si è focalizzato soprattutto su queste.
«Non possiamo risolvere l'intero problema delle microplastiche con una soluzione che va bene per tutto» ha affermato Benedetto Marelli. «Il 10% sembra poco, ma parliamo di grandi quantità, quindi è un grande numero. Risolveremo il cambiamento climatico e l'inquinamento del mondo con un “percento” alla volta» continua Marelli. In pratica a piccoli passi si arriva fino alla meta.
La seta quindi non solo può svolgere la stessa funzione della plastica, ma essendo un materiale naturale si biodegraderà rapidamente e in sicurezza una volta terminato il suo compito.
Quella utilizzata per i tessuti richiede che i bozzoli del baco da seta vengano sbrogliati con cautela, ma per questa necessità i bozzoli possono essere sciolti in acqua con un processo di lavorazione molto più veloce, semplice ed economico, rassicura il team. Inoltre, si può utilizzare la seta di bassa qualità, quella che non viene usata per l’industria tessile.
La prima prova è stata fatta con un diserbante, per avvolgere i polimeri del prodotto è stata utilizzata la seta. Testato sul mais, in una serra, il nuovo diserbante oltre ad aver funzionato come i prodotti “tradizionali”, ha ridotto significativamente i problemi di inquinamento fino all’ 0,8% rispetto al 25% del diserbante tradizionale.
Gli scienziati quindi sono giuntin alla conclusione che questo nuovo rivestimento potrebbe sostituire le microplastiche primarie nella maggior parte delle applicazioni. Non solo nell’industria agricola, ma anche in quella dei cosmetici o persino dei medicinali.
"C'è una forte necessità di aumetare portare questa innovazione a livello industriale e commerciale", ha affermato Marelli. "L'unico modo per essere incisivi è non solo sostituire un polimero sintetico con uno biodegradabile, ma anche ottenere prestazioni uguali, se non migliori» chiosa lo scienziato.