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Lo skate femminile alle Olimpiadi con la giovane campionessa Asia Lanzi

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Lo skate femminile alle Olimpiadi con la giovane campionessa Asia Lanzi

Un film sullo skate? Si chiama Skate Kitchen ed esce al cinema il 18 luglio. Non è però solo un film: c'è molto della vita reale degli skaters, maschi e femmine e dei forti legami che si creano in questo sport che preferisce la collaborazione alla competizione. A garantirlo è Asia Lanzi, la campionessa che vedremo sulla tavola alle Olimpiadi insieme alla nazionale italiana.

In quale momento del film ti sei ritrovata di più?
Nella passione che hanno queste ragazze nello skate femminile e nella forza di andare avanti. Rispetto alla situazione americana per fortuna in Italia non c’è tanta divisione tra ragazzi e ragazze, siamo tutti uniti e ci aiutiamo a vicenda per
migliorare.

La passione per lo skate è stata casuale o è dovuta a, magari, un corso che hai fatto da bambina?
Merito di mio padre, che è un grande appassionato della tavola e praticava questo sport quando era più giovane. Quando avevo solo 3 anni proprio lui mi ha fatto scoprire lo snowboard e a 6 mi ha regalato la mia prima tavola da skate. Da quel momento non l'ho più abbandonata. È bello poter avere una passione che condividi con tuo padre… è un po’ uno sport di famiglia.

Ci vuole più talento o più allenamento?
Tutto sicuramente parte dalla passione, poi più tempo passi sopra la tavola più acquisisci confidenza e tutto diventa più semplice. Un minimo bisogna essere portati…

4A cosa senti di rinunciare di più, per portare avanti questa passione?
Bisogna fare molti sacrifici, come in tutti gli sport praticati a livello agonistico, ma questa non
è una novità. Molto spesso sono talmente stanca da non riuscire a uscire con gli amici. Ma si fa questo e altro per inseguire i propri sogni.

Come ti senti quando sei sulla tavola?
Mi sento bene, nel mio mondo, non so come dire. Sento di avere il pieno controllo di me
stessa, dei miei movimenti e mi sento come se un brivido, una scossa attraversasse
costantemente il mio corpo. Oltre ad adrenalina e senso di libertà c’è però anche tanta, tanta
attenzione e concentrazione.

Ci sono stati momenti in cui hai detto: mollo tutto? 
No, sono sempre stata testarda e sicura della mia passione. A volte quando non chiudo un trick mi arrabbio e ci rimango male, ma la mia determinazione non mi ha mai fatto pensare di mollare. Dagli sbagli si può
solo migliorare.

Hai un modello da seguire?
Non ne ho solo uno, ma molteplici, cerco di assorbire il più possibile quando vedo uno skater
bravo, questo secondo me è il modo migliore per imparare, migliorarsi e sperimentare cose
nuove.

Quante tavole usi contemporaneamente? Ogni quanto cambi una tavola?
Uso una sola tavola alla volta che diventa la mia fedele compagna, ci tengo molto e me ne
prendo cura per tutto il tempo in cui resiste… diciamo che per un motivo o per l’altro cambio
una tavola una volta al mese più o meno.

Quante volte ti sei rotta qualcosa?
Grazie al cielo non mi sono mai realmente rotta nulla. Slogata la caviglia però parecchie
volte, ma sono i rischi del mestiere…

Gli skaters maschi: capita che ti prendano in giro?
No anzi: trovo sostegno e aiuti nei miei amici maschi skaters. Come nella scena di Skate Kitchen in cui ragazzi e ragazze skatano insieme per le strade di New York.

Come ti senti al pensiero OLIMPIADI?
Sono una grande occasione per far conoscere lo skate e per iniziare a nobilitarlo in un certo senso. Già il fatto che venga riconosciuto come sport e inserito all’interno della competizione mondiale per eccellenza, ovvero le Olimpiadi, è un grandissimo passo. Sarà una grande occasione anche per gli atleti che lo praticano. Farò di tutto, insieme alla nazionale italiana, per riuscire a prendere parte a questa grande “rivoluzione”.

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