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Shoah: la storia di una madre e di un ragazzino coraggiosi

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Shoah: la storia di una madre e di un ragazzino coraggiosi

È il 16 ottobre 1943, nel ghetto di Roma un ragazzino di 12 anni vede la madre caricata su un camion dei tedeschi, la raggiunge, l’abbraccia, ma lei riesce a spingerlo via

«Mi chiamo Emanuele Di Porto e ho novantuno anni. La mattina del 16 ottobre 1943, quando i tedeschi sono venuti al ghetto per fare la razzia, mia madre è stata presa e portata su un camion. Io sono corso in strada per salvarla, e invece è stata lei a salvare me».

Mia madre è lì, guardata dal tedesco: – Resciùd, – mi dice tra i denti senza guardarmi – resciùd! Va’ via, scappa!
Scuoto la testa, resto lì, imbambolato, immobile a fissare lei e il soldato.
– Resciùd! –. Nel suo viso dolore e rabbia. Mi fa segno
di scappare: – Vai, ubbidisci!

Emanuele aveva 12 anni nel 1943, dopo che la madre fa finta di non conoscerlo per salvarlo, il ragazzino si nasconde su un tram e inizia un viaggio che lo porterà, fermata dopo fermata, fino al capolinea. Racconta al bigliettaio di essere ebreo e chiede di essere protetto perché i tedeschi lo stanno cercando.

Penso a lei e mi dico che m’ha dato la vita due volte: quando mi ha messo al mondo e quando m’ha buttato giù dal camion, e mi viene da piangere ma non piango, perché non sono un ragazzino, perché mamma conta su di me e non la posso deludere, perché a piangere si perde tempo e io devo fare in fretta.
Arrivo al capolinea di Monte Savello, il tram sta per partire, salgo, mi accosto all’uomo che stacca i biglietti.
– So’ ebreo, – gli dico in un sussurro – i tedeschi me stanno
a cerca’.
Lui non perde tempo manco a guardarmi, mi dice solo:
– Vie’ qua, vicino a me. Nun te mòve!
E così faccio.
E il tram parte, e di mia madre e degli altri non ne so più niente.

L’autista del tram prima, e poi altri dopo di lui aiuteranno Emanuele a restare vivo e al sicuro per tre giorni fino a quando non riuscirà a trovare suo padre.

Nel libro Un tram per vita (Piemme per Il battello a vapore) la scrittrice Tea Ranno racconta una storia commovente  e carica di speranza perché Emanuele riesce a salvarsi e diventa uno degli ultimi testimoni sopravvissuti al rastrellamento nazista di Roma.

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