Da ragazzo era un lettore affamato di racconti e storie emozionanti, da adulto è riuscito a fare della propria passione una professione, diventano un prolifico scrittore di polizieschi e romanzi noir. Stiamo parlando di Piergiorgio Pulixi, cagliaritano D.O.C. e autore creativo che nel 2022 ha fatto il suo esordio anche nella narrativa per ragazzi, pubblicando il romanzo Il Mistero dei bambini d'ombra per Rizzoli.
In questo titolo - ambientato nell'immaginaria Stonebridge dove alcuni bambini sembrano svanire nel nulla - misteri e magia s'intrecciano in una storia unica nel suo genere, dove lo stesso Pulixi ha ammesso di essersi divertito molto a lavorare con la fantasia:
«Scrivere questa storia - ci ha raccontato - è stata come vivere una seconda adolescenza, con la magia di poter vivere tutte quelle avventure che mi sono mancate quando ero un ragazzo».
Ma come lavora uno scrittore? Quali sono i trucchi per stimolare la propria creatività? E come nascono le storie dei romanzi che tanto ci appassionano? Per scoprirlo ci siamo messi in contatto proprio con Pulixi e gli abbiamo rivolto un sacco di domande!
INTERVISTA ALLO SCRITTORE PIERGIORGIO PULIXI
Ciao Piergiorgio, come hai iniziato la tua carriera di scrittore?
Penso che l'amore per la scrittura nasca come risposta all'amore per la lettura. Io nasco come un lettore accanito, poi arriva un momento in cui vuoi restituire tutte le emozioni che hai assorbito leggendo. Per me il discrimine è stato un saggio di scrittura presente in un libro di Stephen King, On Writing. Da lì è partito il mio percorso come romanziere, la cui svolta è arrivata con l'ingresso nella scuola di Massimo Carlotto, un vero maestro, nonché uno dei più grandi scrittori di noir.
Un po' Goonies, un po' Stand by Me, in effetti ne Il mistero dei bambini d'Ombra si percepisce una certa influenza delle atmosfere tipiche dei romanzi di King...
Assolutamente sì, è un grande tributo a tutto l'immaginario che Stephen King ci ha regalato negli anni '80 e anche a serie più recenti come Stranger Things, che comunque richiamano molti quel tipo di ambientazioni e personaggi. È un modo per scrivere le storie che piacevano a me, con un gruppo di amici che cercavano di risolvere un mistero e un forte legame con la Natura. In questo tipo di storie, infatti, i giovani protagonisti sono sempre all'aperto, spesso in bici, con grande libertà di esplorare i luoghi che li circondano. Qui c'è anche un po' di nostalgia perché oggi, soprattutto dopo la pandemia, i ragazzi vivono meno questo tipo di esperienze.
In questo libro c'è anche l'elemento magico...
Mi sono un po' rifatto allo schema delle fiabe di Propp, dove la magia diventa l'espediente che aiuta l'eroe a raggiungere il suo obiettivo, quindi sapevo che ci sarebbe dovuto essere un oggetto magico, come la pallina da baseball di Jake che dona poteri sovrannaturali. Giocare con la magia poi mi ha aiutato a giocare con la Natura ed esplorare il fascino che tutti noi nutriamo nei confronti del mistero.
Credits: Rizzoli
Perché pensi sia così importante leggere?
La lettura è l'unico mezzo che abbiamo per allenare i muscoli dell'immaginazione. Guardare un film, leggere un fumetto o giocare ad un videogame sono tutte cose splendide ma sempre “passive”, perché le storie, i personaggi, le voci e le musiche ci vengono presentati fatti e finiti. Nei libri, invece, dobbiamo tradurre la parole in immagini, emozioni, sapori, odori, concetti... alla lunga questo sviluppa l'immaginazione. Più libri leggiamo poi, più aumentiamo la nostra empatia, la capacità di comprendere e interagire con il prossimo.
Qual era il tuo libro preferito da ragazzo?
Il Buio oltre la siepe e Il Conte di Montecristo, che mi ha davvero aperto la mente. Amavo - e amo - anche i manga come Demon Slayer o, andando sui classici Dragon Ball, Ranma, City Hunter, Le Bizzarre avventure di Jo Jo...
Nella tua vita hai viaggiato molto. Quale luogo porti nel cuore?
Viaggiare comporta sempre una dimensione creativa, che affina le nostre percezioni. Forse l'esperienza più formativa è stata quella dei cinque anni a Londra, dove sono entrato in contatto con tantissime culture diverse, aprendomi la mente.
Altre passioni oltre alla scrittura?
La musica – ho anche suonato la chitarra in un piccolo gruppo Rock – e la corsa, che mi aiuta a meditare.
Quindi hai dei riti particolari per aiutare il flusso di idee creative?
Oltre alla corsa, riempio interi quaderni di appunti e intuizioni. Ogni mio libro nasce prima in un quaderno nero – lo chiamo “quaderno operativo” - che diventa una specie di diario di bordo in cui metto dentro di tutto: pezzi di giornale, fogli, pensieri, annotazioni riguardanti una cosa che ho visto. Poi faccio un po' di ordine e cerco di trasformare il tutto in una storia vera e propria.
Come mai hai voluto scrivere un libro per ragazzi?
Uno scrittore di gialli come me passa molto tempo a immaginare scenari lugubri e un po' macabri. Da questo punto di vista la letteratura di ragazzi poteva essere uno squarcio di luce e di speranza, anche perché in questa tipologia libri c'è molta più libertà creativa, come in un film dal budget illimitato. Inoltre penso che oggigiorno far innamorare un giovane della lettura sia veramente una bellissima sfida. Per questo ho anche studiato il linguaggio di social e videogame per conferire un alla storia un ritmo in grado di catturare l'attenzione di chi solitamente frequenta altri mezzi d'intrattenimento.
Materia preferita a scuola?
Italiano ed educazione artistica erano le mie preferite, anche grazie agli insegnanti che ho incontrato. Sia alle medie che alle superiori, ad esempio, ho avuto professori che ci permettevano di avere accesso ad una biblioteca di classe da cui prendere libri in estrema libertà, senza alcun obbligo. Secondo me questo ci ha aiutato molto a maturare un grande amore per la lettura, perché vedevamo i libri come amici, non come delle rotture da studiare per farci la tesina durante l'estate. La matematica invece era la materia che gradivo meno, ma si faceva anche quella, anche perché era una bella sfida.
Condividi con noi qualche trucchetto: quali ingredienti non possono proprio mancare in un romanzo noir?
L'80% della storia lo dà l'atmosfera, necessaria per far entrare il lettore nella dimensione di un racconto in cui deve dubitare di tutto e di tutti.
LA TRAMA DE "IL MISTERO DEI BAMBINI D'OMBRA"
Nel 1984 la città di Stonebridge è stata colpita da una tragedia: in una sola notte tutti i bambini al di sotto dei tredici anni sono scomparsi senza lasciare traccia. Nel corso degli anni qualcuno racconta di averli sentiti giocare al limitare del bosco, ma di aver visto soltanto le loro ombre, come se fossero dei fantasmi. Trent’anni dopo, Jake Mitchell, dodici anni, scopre che suo zio Ben era uno di loro. Per la prima volta si ritrova a pensare a quello zio che non ha mai conosciuto e che ora sente più vicino che mai, anche grazie a una mitica pallina da baseball che era dello zio e che Jake capisce subito avere un valore speciale. Jake sta ancora imparando a convivere con questa nuova verità della sua famiglia quando il suo migliore amico Mike scompare nel nulla, e lui non può far altro che andare a cercarlo, contro tutto e tutti, infilandosi in un’avventura tra realtà e magia da cui nessuno tornerà più come prima…