La storia del tè nasconde particolari davvero curiosi. Il suo potere benefico è stato scoperto nel III millennio a.C. in Cina, dove questa pianta era considerata al pari di un medicinale: le sue foglie venivano cotte al vapore, bollite assieme a zenzero e sale e poi pestate nel mortaio. Mille anni dopo, il tè arrivò in Giappone grazie ai monaci buddisti e da lì si diffuse nel mondo.
Dal tè caldo che beve sempre la zia, al bubble tea (o boba), il tè da asporto al latte dai gusti e colori diversi e con dentro palline di gelatina da masticare. Il tè è la bibita preferita dai giovani (sui social ha più di sei milioni di follower) ed è anche la bevanda più consumata al mondo. Il tè esiste in centinaia di tipi: il nero, il verde, il darjeeling, l’oolong, il bianco... ma derivano tutti dalla stessa pianta, la Camellia sinensis, lavorata in modi diversi.
Oggi, in molti Paesi, il tè è un simbolo importante di amicizia e rispetto. Per questo, per prepararlo e servirlo si seguono riti antichissimi e affascinanti. Come il Gong fu cha, cioè “l’arte di fare bene”: la teiera e le tazzine vengono bagnate con acqua bollente. Si mostrano le foglie agli ospiti, a partire dal più anziano, e si lasciano in infusione per un minuto. Poi il tè viene versato in tazzine vicine, accostate, per non interrompere il flusso.
Il chado è la via del tè, cioè il rituale da seguire per servire il matcha, un tè verde. Si svolge nella chashitsu, la sala del tè, attorno al tatami, la stuoia giapponese dove ci si siede per mangiare e bere (foto). Il tè arrivò qui nell’VIII secolo a.C. dalla Cina, ma fino al 1300 venne consumato, come medicinale, solo da sacerdoti e nobili.
C’è chi lo beve in tazze di fine ceramica (come in Cina e in Giappone) e chi lo beve con il latte a colazione o a merenda (come in Gran Bretagna). C’è chi lo sorseggia durante tutto il giorno in piccole tazzine e, nei negozi, lo offre ai clienti (come in Turchia). E poi c’è il Marocco, dove arrivano a berne anche 30 bicchieri al giorno! Ogni Paese ha usanze diverse, ma in tutto il mondo bere e offrire il tè è simbolo di serenità, ospitalità e amicizia.
Il tè con le bolle, dai mille colori e sapori e amato dai più giovani, è stato ideato nel 1980 a Taichung (Taiwan) da Liu Han-chieh, proprietario di un negozio di tè oolong (è una varietà di montagna).
Un giorno mise tè, latte e ghiaccio nel mixer e ottenne il bubble tea, che chiamò così per via delle bolle che si erano create in superficie. In seguito una sua dipendente ci aggiunse anche delle palline di tapioca (le boba)
Dal XIX secolo il tè pomeridiano delle 4 (non delle 5, come spesso si pensa)
si deve alla duchessa di Bedford. La regina Elisabetta (sopra, su una tazza commemorativa) ogni anno invita a Buckingham Palace circa 30mila persone per un tè insieme a lei.
Il tè tipico è alla menta: si versa in bicchieri di vetro, poi lo si rimette nella teiera e per tre volte, tenendola in alto per creare la schiuma, lo si versa di nuovo (in foto). Gli ospiti importanti il tè lo preparano da sé e il padrone di casa deve solo sperare che, quando lo servono, abbiano... buona mira.
In California si prepara il Sun tea, il tè scaldato dal Sole. Ma c’è un problema: per scaldarlo ci vogliono quattro ore... In foto, la teakettle junction (nella Death Valley) un incrocio in cui è tradizione, per i turisti, appendere dei bollitori con dentro un messaggio.
Secondo la leggenda, la yerba mate (o “tè del Paraguay”) ha poteri rinvigorenti ed è considerata la bevanda degli dèi, inventata da uno sciamano. Però non è tè perché si prepara con un’altra pianta, l’Ilex paraguariensis. Si scalda nella calabaza (un pentolino a forma di zucca) e si beve con una cannuccia con filtro (la bombilla).
L’usanza di bere tè alle 4 risale al 1800, quando l’isola di Hong Kong era territorio inglese. Lì, con il tempo, il tè è diventato una bevanda cremosa grazie a una preparazione speciale: il tè nero viene lasciato in infusione per 20’ in acqua calda e latte, poi filtrato con una calza di seta (foto)
Negli Usa e in Inghilterra si preparava già agli inizi dell’800 con il nome di punch: era tè verde mescolato a zucchero e alcol. La prima ricetta stampata, però, comparve nel 1874 in un libro dal titolo Housekeeping in old Virginia (Pulizie nella vecchia Virginia): “Al mattino versa l’acqua bollente sulle foglie e lascia riposare fino all’ora del tè. Poi servilo in bicchieri con ghiaccio e zucchero”.
Il chai è un tè nero molto forte preparato nel caydanlik (sotto, un artigiano mentre lo costruisce) composto da due teiere impilate. In quella inferiore si scalda l’acqua, in quella superiore il tè. Poi lo si versa in bicchieri a forma di tulipano dalla teiera superiore, diluendolo con l’acqua di quella sotto.