Si può dire «esci il cane»? Stando ad alcuni articoli apparsi nei giorni scorsi, la risposta sarebbe sorprendentemente sì.
Nelle scorse ore infatti è rimbalzata da ogni parte la notizia che l'Accademia della Crusca - la massima autorità nel campo della linguistica italiana - avrebbe aperto all'utilizzo transitivo di alcuni verbi intransitivi.
L'ORIGINE DELLA POLEMICA
Tutto è nato dall'interpretazione fuorviante data da alcuni giornali a una nota pubblicata sul sito dell'Accademia l'11 gennaio scorso. In questo articoletto, l'esperto linguista Vittorio Coletti rispondeva ai dubbi espressi da molti lettori riguardanti l'abitudine, piuttosto diffusa in alcune zone d'Italia, di utilizzare verbi intransitivi - ossia verbi che non ammettono l'accostamento di un complemento oggetto - in modo transitivo.
L'esempio più classico è, per l'appunto, la frase «esci il cane», dove il verbo "uscire", intransitivo, viene trasformato in intransitivo, aggiungendo come complemento il cane, che diviene dunque "oggetto dell'uscire".
Nella nota incriminata si faceva anche l'esempio del verbo "sedere" e nel merito, Vittorio Coletti aveva scritto così:
«È lecita allora la costruzione transitiva di sedere? Si può rispondere di sì, ormai è stata accolta nell’uso, anche se non ha paralleli in costrutti consolidati con l’oggetto interno come li hanno salire o scendere (le scale, un pendio). Non vedo il motivo per proibirla e neppure, a dire il vero, per sconsigliarla».
Tale frase - un po' ambigua a dire il vero - è stata prontamente colta da tanti italiani festanti come un'autentica revisione della grammatica italiana.
Nella nota però Coletti aveva continuato così:
«Diciamo insomma che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali».
Con questa precisazione, dunque, l'Accademia si è limitata a "fotografare" la realtà dicendo che benché la forma non sia corretta, nell'italiano parlato - che è comunque diverso da quello scritto - è ormai norma in certe regioni trasformare alcuni verbi da intransitivi a transitivi e che quindi, nel contesto di un discorso informale, si può anche chiudere un occhio.
LA PAROLA AL PRESIDENTE
La notizia, però, ormai era circolata e quindi è dovuto intervenire lo stesso presidente dell'Accademia Claudio Marazzini per porre fine al grande equivoco.
«Il problema è che ogni volta che si trasferisce un discorso scientifico sottile, su un piano mediatico si producono risultati perversi - ha spiegato Marazzini in un'intervista ad Agi - Coletti ha guardato con simpatia a una spinta innovativa che trasferisce un modo di dire popolare, accettandola nell'eccezione della quotidianità e delle situazioni familiari. Naturalmente se viene trasportato nella grammatica della scuola nascono dei problemi perché l’insegnante sarà comunque chiamato a correggere quelle forme nell’italiano scritto e formale».
Maestri e professori dunque continueranno a cerchiare in rosso «esci il cane», perché nonostante lo dicano in molti, rimane un (grave) errore grammaticale!
L'Accademia della Crusca in realtà si era già espressa chiaramente contro la storpiatura dei verbi intransitivi in un articolo del 2016 intitolato "Entrare, uscire, salire e scendere: transitivi a furor di popolo?"