Una famiglia Neanderthal composta da un papà, sua figlia e un giovane ragazzo con una parente adulta, forse una cugina, una zia o una nonna sono stati rinvenuti in due grotte nella regione dei monti Altai: Chagyrskaya e Okladnikov, nella Siberia meridionale.
È la prima volta che si individua un nucleo imparentato; fino a ora erano stati ritrovati solo singoli individui appartenenti alla specie Neanderthal.
I ricercatori hanno analizzato 17 resti provenienti da 13 individui: 7 uomini e 6 donne, di cui 8 adulti e 5 tra bambini e adolescenti.
L’analisi dei loro genomi ha mostrato che questi Neanderthal facevano parte di un piccolo gruppo di parenti stretti, composto da 10/20 membri, e che comunità di questo tipo erano collegate tra loro principalmente attraverso la migrazione femminile, un dato emerso proprio dalle analisi effettuate sul genoma
Infatti lo studio ha suggerito anche che le donne si spostavano molto più frequentemente e quindi si mescolavano con altri Neanderthal, mentre gli uomini erano più stanziali
Questa scoperta è stata possibile grazie alle nuove tecniche scientifiche come la paleogenetica, cioè lo studio del DNA proveniente dai resti di antichi organismi.
Lo studio pubblicato sulla rivista Nature, è stato condotto da un team internazionale guidato dai ricercatori dell'Istituto Max Planck per l'Antropologia Evolutiva, a cui fa capo il neo premio Nobel per la Medicina 2022 Svante Pääbo e Sahra Talamo, professoressa dell’Università di Bologna.
Oltre ad essere in grado di determinare il loro genere e se i Neanderthal fossero giovani o vecchi, con la nuova tecnica si è potuto anche stabilire che il gruppo fosse imparentato tra loro.
Infatti, analizzando i resti del DNA è stata trovata una variante genetica che persiste solo per un piccolo numero di generazioni. Perciò, questi individui erano imparentati tra loro e sono vissuti - e morti - più o meno nello stesso periodo.
«È un risultato sorprendente: il fatto che questi individui siano vissuti nello stesso periodo significa che probabilmente provenivano dalla stessa comunità sociale», afferma Laurits Skov, primo autore dello studio.
«Per la prima volta, quindi, è stato possibile utilizzare gli strumenti della genetica per studiare l'organizzazione sociale di una comunità di Neandertal».