Non era facile essere una donna in carriera nell'America degli anni '50. E avere la pelle di colore era anche peggio. Eppure Katherine Johnson, che rientrava in entrambe le categorie, non solo ce l'ha fatta, ma è anche riuscita a lasciare una traccia indelebile nella storia del progresso umano.
La matematica spentasi lunedì 24 febbraio 2020 alla veneranda età di 101 anni faceva infatti parte del team della NASA che calcolò le traiettorie che portarono il modulo della missione Apollo 11 a toccare il suolo lunare.
UNA VITA... DA FILM
Nata in West Virginia il 26 agosto 1918, Katherine Johnson dimostrò subito di avere una predisposizione naturale nelle discipline matematiche, spingendo i suoi genitori, un boscaiolo e un'insegnante, a investire molto nella sua istruzione. Allora però ai neri non era permesso l'accesso alle migliori scuole dello Stato e Katherine dovette sudare il doppio dei suoi coetanei per potersi laureare. Nel 1938 però riuscì a diventare la prima donna afroamericana e terminare il ciclo di studio presso la West Virginia University.
Proseguendo la sua carriera in ambito scientifico, Katherine entrò nella NASA agli inizi degli anni '50, iniziando come colored computers (questo il nome decisamente razzista delle impiegate di colore) e finendo per lavorare all'ambizioso progetto che poi avrebbe portato l'uomo sulla Luna.
Il compito del suo team era infatti quello di misurare ed elaborare con precisione assoluta le varie traiettorie - soprattutto quelle di rientro - da utilizzare nel corso delle missioni lunari. Insomma, era davvero una "calcolatrice umana", visto che allora i computer non erano potenti come oggi e spesso la stessa Katherine preferiva utilizzare carta e penna per completare i suoi complicatissimi conti.
Furono anni di grandi risultati professionali ma anche di enormi difficoltà perché i dipendenti neri continuavano comunque a lavorare separati dai bianchi, discriminati indipendentemente dalla loro bravura. Una situazione descritta alla perfezione nel film del 2016 il Diritto di Contare, dove è stata raccontata la storia di Katherine, Mary Jackson e Dorothy Vaughan, le tre scienziate afroamericane che per molto tempo videro sminuito il loro decisivo contributo alla conquista della luna.
Alla fine però anche loro ottennero il riconoscimento dovuto al loro lavoro, tanto che fino agli anni '70 ricoprirono posizioni decisive nell'organizzazione delle successive missioni spaziali. La stessa Katherine Johnson nel 2015 è stata insignita dall'allora presidente Obama della Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti.