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Iqbal Masih storia di un bambino coraggioso

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Iqbal Masih, il ragazzo pakistano di 12 anni divenuto in tutto il mondo il simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile

Ci sono Paesi dove i bambini anziché andare a scuola sono costretti a lavorare. Il Pakistan è uno di questi e Iqbal era uno di quei ragazzi obbligati a passare ore ed ore ad annodare tappeti.

Uso l’imperfetto perché il piccolo operaio che difendeva gli amici che come lui erano schiavi di qualche padrone, è morto a dodici anni per motivi che non si conoscono. La sua storia la potrete conoscere venerdì sera, 17 novembre, grazie al film Iqbal – Bambini senza paura che sarà trasmesso a partire dalle 21,15 su Rai3 in prima visione assoluta.

Questa pellicola, uscita in Francia nel 2015, ora arriva per la prima volta in Italia dove sulla storia del piccolo pakistano è stato pubblicato il romanzo Storia di Iqbal scritto da Francesco d’Adamo.

La storia 

Il film racconta di questo bambino povero che ha imparato dalla sua famiglia l’arte di annodare tappeti con i raffinatissimi nodi detti bangapur. Un giorno per poter comprare le medicine al fratello Aziz, malato, viene avvicinato dall’impostore Hakeem: l’uomo gli promette le medicine di cui ha bisogno se realizzerà un tappeto per l’amico Guzman.

In realtà Iqbal finirà male e verrà venduto a Guzman che è un produttore clandestino di tappeti che sfrutta il lavoro nero dei bambini che restano imprigionati in quell’officina senza poter far ritorno a casa.

Ma Iqbal non si arrende. Tela dopo tela, nodo dopo nodo, elabora un piano per fuggire e liberare anche gli altri bambini operai Fatima, Emerson, Maria, Ben, Salman e Karim.

 

La vita di Iqbal Masih

Una storia ispirata alla vera vita di Iqbal che se fosse ancora vivo, oggi,  avrebbe 34 anni. Nato da una famiglia poverissima, a quattro anni già lavorava e a cinque fu venduto dal padre a un produttore di tappeti per pagare un debito.

Da quel giorno trascorse la sua vita dietro a un telaio per dieci-dodici ore al giorno. Passarono anni ma nel 1992 Iqbal riuscì a fuggire per partecipare con altri ragazzi a una manifestazione contro lo sfruttamento minorile. Quando tornò dal suo padrone si rifiutò di continuare a lavorare. Lo picchiarono ma lui non si arrese al punto da dover lasciare con la sua famiglia il villaggio.

Iqbal fu ospitato in un ostello, cominciò a studiare, a viaggiare, a partecipare a incontri internazionali per portare la sua testimonianza proprio sulla questione del lavoro minorile nel suo Paese. Un cammino che si fermò il giorno di Pasqua del 1995 quando il bambino operaio e difensore degli altri ragazzi morì misteriosamente.

In sua memoria...

A Iqbal sono dedicate molte scuole anche in Italia. Questo film in onda su Rai3 ci ricorda quanti Iqbal ci sono nel mondo. Si contano più di 150 milioni di “fratelli” del piccolo pakistano: in Africa lavora un bambino su tre prevalentemente nell'agricoltura familiare e nel piccolissimo commercio. In America Latina lavorano il 15 - 20% dei bambini al di sotto dei 15 anni e non pochi di loro sono anche ragazzi di strada: si occupano delle piantagioni ma vanno anche nelle miniere e nelle fabbriche d'abbigliamento.

Ma anche in Italia secondo l’associazione “Save The Children” sarebbero 350 mila i bambini e gli adolescenti che lavorano magari proprio nell’azienda di famiglia.

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