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FocusJunior.itNewsIntervista a Mirko Mancini, anzi Mirkoeilcane

Intervista a Mirko Mancini, anzi Mirkoeilcane

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Si chiama Mirko, ma è conosciuto con un particolare nome d’arte, Mirkoeilcane, il cui significato è un vero e proprio mistero. È un giovanissimo cantautore, vale a dire un cantante che scrive da solo le sue canzoni (nel suo caso, sia il testo che la musica). Al Festival di Sanremo è arrivato secondo con il brano Stiamo tutti bene. A proposito di questa sua canzone, Mirkoeilcane assegna ai lettori di Focus Junior un compito particolare: «Fate caso al testo, leggetevelo con attenzione e fatemi sapere che cosa ne pensate e che cosa avete capito: io sarò felicissimo di rispondervi».

Di che cosa parla Stiamo tutti bene?

È una canzone che parla di un viaggio. Vi sarà sicuramente successo di andare in vacanza con mamma e papà da qualche parte: ecco, immaginate che invece c’è qualche bambino come voi, che però è nato da un’altra parte del mondo e questo viaggio non lo fa per vacanza, ma per necessità… e anzi, forse non ha nemmeno la mamma e il papà ad accompagnarlo.

 

Perché hai scelto questo nome d’arte così particolare, “Mirkoeilcane”? Non posso dirlo… se no la mia mamma si arrabbia! Perché mi ha fatto promettere che lo svelerò a lei prima di tutti gli altri. Quello che posso dire è che mi piace l’idea di non prendermi molto sul serio, quindi anche la scelta del nome va in questa direzione. Non ho bisogno di dire chi sono con un nome, sono le canzoni che parlano per me.

 

Almeno ci puoi dire, visto il nome che hai scelto, se ti piacciono gli animali?

Sì, molto! Ho una gatta che si chiama Michelle. Ne parlo sempre con tutti, infatti ormai è quasi più famosa lei di me.

 

Al Festival di Sanremo hai vinto ben due premi, il Premio della Critica Mia Martini e il Premio Enzo Jannacci per la Migliore Interpretazione: soddisfatto?

Moltissimo! In particolare il Premio dedicato a Enzo Jannacci è stato una soddisfazione incredibile. Infatti una delle prime canzoni che ho scritto è ispirata proprio a un brano di Jannacci, Faceva il palo, che per me fu una rivelazione. Per cui vedere il mio nome sulla stessa targa insieme a quello di Enzo Jannacci è stato un bel motivo di orgoglio.

 

Di che canzone si tratta, ce la farai sentire?

Assolutamente no (ride)! Era uno dei miei primi tentativi artistici, e un po’ me ne vergogno… credo che non la pubblicherò mai.

 

Chi sono i tuoi modelli, i tuoi punti di riferimento?

Tutti i grandi cantautori italiani. Innanzitutto Francesco De Gregori, poi anche Lucio Dalla, Franco Califano, Stefano Rosso, Ivano Fossati… Insomma, tutti quei cantanti che non danno peso solo alla musica, ma anche e soprattutto alle parole. Le parole sono potentissime, possono scuotere chi le ascolta, ed è per questo che mi piacciono tanto.

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