Negli ultimi giorni TG, giornali e siti Web non si fa altro che parlare dell'ondata di incendi che da inizio agosto ha colpito l'Amazzonia, la foresta pluviale più grande del mondo nonché uno dei più importanti scrigni di biodiversità del pianeta. In poche settimane migliaia di roghi hanno devastato quello che viene definito il "polmone verde" della Terra e lunedì scorso la la coltre di fumo sollevata dal fuoco è giunta addirittura ad oscurare il cielo della città di San Paolo, in Brasile.
Ed proprio in Brasile, dove è ospitato circa il 65% della foresta amazzonica, che la questione ambientale è sfociata in un grande attacco politico nei confronti del controverso presidente Jair Bolsonaro, già inviso ad una fetta del Paese e dell'opinione internazionale per per alcune posizioni estremiste, che è stato indicato come il principale responsabile della catastrofe.
Ma cosa sta avvenendo davvero in Amazzonia? Quanto è grave la situazione? E da dove hanno avuto origine tutte queste polemiche? Proviamo a fare un po' d'ordine...
PERCHÈ TUTTI STANNO PARLANDO DELL'AMAZZONIA?
Sebbene l'attenzione dei media si sia interessata del caso solo nelle ultime settimane, la foresta amazzonica è oggetto di numerosi incendi già dall'inizio del mese di agosto.
L'INPE, l’istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile che è incaricato di monitorare "dall'alto" le condizioni dell'area boschive, ha fatto sapere che dall'inizio del 2019 sono stati oltre 72mila gli incendi rilevati in Brasile (dato aggravato negli ultimi giorni), con un aumento di circa l'80% rispetto all'anno scorso.
In realtà però non si tratta di una grande novità: ogni anno infatti, durante la stagione secca che va da giugno a novembre, sono sempre migliaia d'incendi che colpiscono l'Amazzonia (e praticamente sempre la colpa è dell'uomo!) e il dato cui fa riferimento l'INPE riguarda l'intero Paese e non solamente la regione della foresta pluviale.
Dunque la situazione è molto grave, ma non senza precedenti.
PERCHÈ SCOPPIANO GLI INCENDI?
La principale causa dei roghi amazzonici è la deforestazione. Aziende agricole, contadini e pastori infatti appiccano incendi - spesso illegalmente - per liberarsi dalla vegetazione e avere più spazi per coltivare la terra o allevare bestiame.
PERCHÈ IL PRESIDENTE BOLSONARO È SOTTO ATTACCO?
Il Presidente della Repubblica brasiliana Jair Bolsonaro non ha mai nascosto il suo scetticismo verso molte le politiche ambientali.
Secondo quanto riportato dal Post, tra maggio e luglio è stata disboscata un'area di foresta amazzonica molto superiore a quella degli anni precedenti e molti imputano tale incremento alla scarsa attenzione di Bolsonaro alla protezione dell'ambiente.
Ad acuire la tensione poi, oltre al violento botta e risposta tra il Premier francese Macron e Bolsonaro, è stata la bordata lanciata dallo stesso presidente brasiliano con cui si accusavano le ONG, le Organizzazioni Non Governative, di appiccare volontariamente gli incendi per danneggiare l'immagine del governo.
Bolsonaro però non ha ancora fornito alcun materiale per provare la pesante affermazione.
È VERO CHE STIAMO PERDENDO IL POLMONE DEL MONDO?
L'Amazzonia viene spesso definita come il "polmone verde" della Terra in quanto il grande numero di alberi contribuirebbe in modo decisivo alla quantità di ossigeno rilasciata nell'atmosfera.
Perdere la foresta amazzonica - che per alcuni climatologi rischia di diventare una savana qualora l'estensione degli incendi non venisse subito fermata - equivarrebbe dunque a perdere una fondamentale riserva di aria respirabile. Anche qui però la verità è un po' diversa dall'opinione comune.
Secondo Giorgio Vacchiano, ricercatore dell'Università degli Studi di Milano interpellato dal quotidiano Repubblica per commentare gli accadimento di questi giorni, l'Amazzonia infatti "produrrebbe" al massimo il 6% dell'ossigeno terrestre. La gran parte dell'aria buona per la nostra esistenza deriverebbe invece dalla fotosintesi delle alghe presenti negli oceani.
«Se per assurdo eliminassimo tutte le piante della terra - spiega Vacchiano - avremmo ossigeno ancora per 2000 anni».
Questo ovviamente non significa che il rogo della foresta amazzonica non sia un evento nefasto, poiché senza alberi si arriverebbe a un punto in cui il vapore acqueo - che le foglie contribuiscono a produrre - non sarà più sufficiente a creare la pioggia, pregiudicando il futuro della vita sul pianeta.
QUAL È LA DIFFERENZA TRA LA SITUAZIONE IN AMAZZONIA E QUELLA IN SIBERIA?
Siamo di fronte a due eventi gravissimi ma mentre l'estensione delle fiamme avviluppatesi nella zona artica sono un'eccezionalità causata dal cambiamento del clima globale, gli incendi in Brasile (e Bolivia) non sono causati dal riscaldamento globale. Ma potrebbero aggravarlo....
QUALI POSSONO ESSERE LE CONSEGUENZE DEGLI INCENDI AMAZZONICI?
Più che l'abbassamento di ossigeno a disposizione, a preoccupare dovrebbe essere l'impatto negativo che l'anidride carbonica emessa dai boschi in fiamme esercita sul clima.
Il rogo dell'Amazzonia infatti contribuisce a peggiorare ulteriormente il cambiamento climatico, poiché la liberazione di anidride carbonica nell'atmosfera contribuisce a formare una cappa che trattiene il calore solare e, tramite quello che chiamiamo effetto serra, fa aumentare le temperature.
Inoltre la devastazione dell'Amazzonia rischia di distruggere un ecosistema che ospita un patrimonio di biodiversità incalcolabile. Nel verde lussureggiante della foresta pluviale infatti vivono circa 2,5 milioni di specie di insetti, oltre 4.000 specie tra pesci, i uccelli, rettili, anfibi e mammiferi, almeno 60.000 specie diverse di piante e tante altre forme di vita che ancora devono essere scoperte.