Sembra ieri, quando ci svegliavamo con una notizia terribile: la Russia aveva invaso l’Ucraina. Eppure era il 24 febbraio 2022, ormai un anno fa, e in questo anno ci siamo purtroppo abituati, nostro malgrado, a sentire e leggere notizie su missili, palazzine distrutte, esodi e altre atroci conseguenze. Ma cosa è cambiato in questo anno? Continua a leggere per capire a che punto è la guerra in Ucraina a un anno dal suo scoppio.
Probabilmente ne avrai già sentito parlare un anno fa: in realtà, l’Ucraina era territorio di guerra già da molto tempo, e più precisamente dal 2014. All’inizio di quell’anno, infatti, i separatisti della regione del Donbass si erano armati, con l’appoggio della Russia, per ottenere l’indipendenza. Che cosa significa? Che in quelle aree, che confinano proprio con la grande Russia, molti abitanti di origine russa, russofili o russofoni chiedevano di non far più parte dell’Ucraina. Per spiegarti in maniera molto semplice, è un po’ come se, domani, l’Alto Adige decidesse di staccarsi dall’Italia. L’Ucraina non aveva accettato questa rivolta e da allora e fino al 2022 in quei territori si svolgeva una guerra civile.
Già durante gli ultimi mesi del 2021 la Russia aveva iniziato ad ammassare dei mezzi militari ai confini dell’Ucraina: le dichiarazioni ufficiali parlavano di esercitazioni, non solo sul territorio russo ma anche in quello della Belarus, stato dove vige il regime non democratico di Lukashenko da sempre vicino alla Russia per motivi politici ed economici. In pochi, però, credevano all’invasione: molti esperti sostenevano che si trattasse solo di “far paura” all’Ucraina. Invece, il 24 febbraio 2022 le prime bombe sono esplose nel paese guidato dal presidente Zelensky, seguite dalle dichiarazioni di Putin che annunciava un’operazione militare speciale per difendere i cittadini russi dalla "minaccia della NATO". Gli attacchi sono arrivati sia dal confine russo-ucraino che da quello con la Belarus.
Per molto tempo, la Russia ha continuato ad attaccare l’Ucraina sia via terra che con attacchi aerei e missilistici. Sono state colpite le principali città, compresa la capitale Kyiv, e come ricorderai fin dai primi giorni è iniziato un esodo importante che ha fatto emigrare verso l’Europa un numero altissimo di persone, donne, anziani e bambini (gli uomini maggiorenni e in età da militare non possono lasciare il paese). In questa proiezione del Consiglio Europeo, puoi vedere mese per mese quanti ucraini hanno ottenuto protezione all’interno dei paesi dell’UE.
I dati delle Nazioni Unite, in costante aggiornamento, mostrano che oltre 8 milioni di persone hanno attraversato i confini con l’Unione Europea dall’inizio del conflitto. E che quasi 5 milioni hanno chiesto protezione in un paese UE.
Le immagini delle lunghe code di persone alle frontiere, in particolare con Polonia e Romania, ma anche quelle delle città distrutte ci accompagneranno per sempre: ma bisogna cercare di affiancarle a quelle della grande disponibilità dei paesi accoglienti e a quelle della tenacia degli ucraini, che in questo anno non hanno mai mollato.
L’Unione Europea non ha soltanto offerto ospitalità agli ucraini e alle ucraine in fuga, ma ha anche, insieme agli Stati Uniti, fornito assistenza economica e materiale all’Ucraina. Come immaginerai, l’Ucraina è un paese piccolo, non è una potenza mondiale come la Russia, e le sue risorse sono limitate. Per questo, per permetterle di continuare a combattere per scacciare gli invasori, UE e USA le hanno fornito armi, mezzi e denaro per potersi difendere.
Se hai sentito parlare di altre guerre, ti chiederai se ci siano dei militari sul territorio ucraino che non siano ucraini o russi: beh, no. I paesi che appoggiano l’Ucraina non hanno mai inviato militari, perché questo avrebbe significato dichiarare guerra alla Russia. Si sono “limitati”, come dicevamo, a fornirle i mezzi per continuare a difendersi. Allo stesso modo, la Russia ha ottenuto l’appoggio, in particolare all’inizio, dei ceceni: ma si tratta di piccoli gruppi. La Belarus, che tutti pensavano entrasse fisicamente in guerra, si è limitata a fornire appoggio sul proprio territorio. Ma non c’è da stupirsi: i bielorussi non intendono fare la guerra a coloro che considerano fratelli, gli ucraini, mentre alcuni di loro hanno deciso di unirsi a questi per difendere la loro Patria.
Quando è scoppiata la guerra, in molti hanno parlato di una “guerra lampo”: secondo alcuni esperti, la Russia avrebbe vinto il conflitto in pochissimi giorni. Invece non è stato così. Nonostante nei primi tempi la Russia abbia conquistato diversi territori, anche lontani dal confine orientale (quello appunto considerato filorusso, al confine con la Russia, dove si trovano il Donbass e la Crimea), piano piano, grazie alla perseveranza degli ucraini e al sostegno degli altri paesi, l’Ucraina è riuscita a riconquistare molte zone. A oggi, i territori occupati dai russi sono quelli del Donbass (Luhansk e Donetsk) e della Crimea. Secondo i dati riportati da ISPI, l’Istitito per gli Studi di Politica Internazionale, si combatte principalmente al limite di questi territori. L’Ucraina però, dopo aver liberato a settembre 2022 Kharkiv che era sotto assedio dall’inizio della guerra (una cittadina che si trova proprio vicina al confine con la Russia) e aver fatto lo stesso con Kherson (che si trova invece al confine con la Crimea), adesso contrattacca proprio in quelle zone.
Proprio stando a quanto sostenuto da ISPI, si tratta quindi di una guerra di logoramento, che cioè si svolge con piccole (grandi) conquiste e sconfitte, ormai da un lunghissimo anno.
Ricapitolando: la guerra dura ormai da un anno. Dopo aver conquistato molti territori, la Russia li ha persi a causa del contrattacco ucraino, dovuto sia alla tenacia di cittadini e militari che agli aiuti dell’UE e degli USA. Ma perché la guerra non finisce?
Inizialmente si sperava che le sanzioni avrebbero indebolito la Russia. Così è stato sicuramente: purtroppo la popolazione russa, che già viveva con molte difficoltà soprattutto fuori dai centri principali come Mosca e San Pietroburgo, ha visto peggiorare notevolmente il proprio tenore di vita. Molte catene internazionali hanno lasciato la Russia, e questo ha generato un’importante perdita di posti di lavoro e non soltanto: anche la mancanza di molti beni di prima necessità. Se vuoi farti un’idea di come si vive in Russia in questo momento, puoi ascoltare un podcast interessante ma anche semplice, alla portata di tutti: si chiama Motherland, lo trovi su Spotify ed è a cura di un'insegnante e giornalista italiana che ha studiato in Russia e si occupa del paese da molto tempo.
Le sanzioni hanno messo in ginocchio l’economia russa: hanno coinvolto soprattutto le loro esportazioni, ma alcuni paesi continuano a fare affari con Putin e questo permette al paese di continuare a finanziare la guerra. La speranza è che, a causa dei grandi problemi economici, prima o poi Mosca si arrenda, ma gli esperti sono scettici su questa soluzione. La Russia non vuole cedere i territori occupati che considera filorussi, l’Ucraina vuole mantenerli. Alcuni specialisti ritengono che la soluzione migliore sarebbe la diplomazia, ma per ora non sembra una strada percorribile. La diplomazia come soluzione per la fine della guerra significa mettersi a un tavolo, Russia e Ucraina con dei mediatori, e trovare un modo per far contenti tutti. Cosa che, al momento, sembra davvero impossibile.
Il Presidente statunitense Biden si è recato a Kyiv, a sorpresa, il 20 febbraio 2023, arrivando in treno dalla Polonia (sull’Ucraina non volano aerei). La Presidente del Consiglio Meloni sarà nella capitale il 21 febbraio. Queste visite sono molto significative perché confermano l’appoggio dei governi occidentali all’Ucraina, e mandano un messaggio alla Russia.
A un anno dalla guerra, quindi, continueremo a sentir parlare di avanzamento dei militari russi, di attacchi missilistici e di controffensiva. Ma non dobbiamo dimenticare che in mezzo a tutto questo ci sono due popoli martoriati, giovani mandati a combattere, famiglie e case distrutte. La guerra non è mai giusta!