Sicuramente hai già sentito parlare di mummie. Si sa, sono corpi di defunti avvolti nelle bende per essere preservati nel tempo. Questa tecnica era comunemente usata dagli Antichi egizi più di 2000 anni fa. E molte di quelle mummie che oggi ammiriamo nei musei, infatti, provengono proprio dall'Egitto. Però, sappiamo ancora molto poco su di loro, per questo motivo, gli scienziati continuano a studiare e ad analizzarle tentando addirittura di ricostruire i loro volti in 3D.
VOLTI SIMILI ALLA REALTÀ
A rendere possibile tutto ciò sono stati i ricercatori della Parabon NanoLabs, in Virginia (Usa), che hanno utilizzato i dati derivanti dal DNA estratto dai resti di tre mummie sepolte tra il 1380 a.C. e il 425 d.C ad Abusir el-Meleq, un'antica comunità del Nilo a sud del Cairo. E attraverso un procedimento complesso chiamato fenotipizzazione del DNA, gli scienziati hanno potuto ricreare i volti in 3D dei tre uomini che avevano vissuto nell'antico Egitto più di 2000 anni fa.
È QUESTIONE DI DNA
Nella ricostruzione realizzata dagli scienziati sono state ricreate le sembianze reali delle mummie: i tre uomini avevano la pelle marrone chiaro con occhi e capelli scuri, e il loro corredo genetico era più vicino alle civiltà del Mediterraneo o del Medio Oriente rispetto a quelle che vivono oggi in Egitto. Scoprire questi dettagli è stato possibile grazie allo studio del DNA (acido desossiribonucleico) che sappiamo essere unico per ogni persona. Il DNA contiene importanti informazioni genetiche come il colore degli occhi, il colore dei capelli, l'altezza e tutte le “istruzioni” di cui un essere umano ha bisogno per crescere, funzionare e riprodursi.
IL RECUPERO DEL DNA DELLA MUMMIE
Il recupero del DNA delle tre mummie è avvenuto però nel 2017 attraverso gli studi degli scienziati dell'Istituto Max Planck dell’Università di Tubinga, in Germania, che hanno recuperato e analizzato il DNA delle tre mummie egiziane. Ma solo ora, nel 2021, i ricercatori di Parabon NanoLabs hanno utilizzato questi dati genetici per creare il volto in 3D delle mummie.
Si pensa che questa tecnologia possa tornare utile alla polizia per scoprire casi di persone scomparse o non identificate, ma anche a rintracciare potenziali sospetti che possano essere stati coinvolti in qualche crimine. Viva la scienza!