Forse non tutti lo sanno ma se ogni bambino ha il diritto di non essere spiato, di non avere nessuno che gli controlla il diario, di non essere preso a sberle nemmeno da mamma e papà, di essere ascoltato, di non essere sfruttato, lo si deve a due donne. In occasione della Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia del 20 novembre, ripercorriamo un lungo cammino che ha cambiato le sorti di molti (purtroppo non tutti) bambini e ragazzi nel mondo,
I DIRITTI DEL BAMBINO
La storia dei diritti dell’infanzia di cui noi ogni anno il 20 di novembre celebriamo la festa, ha più di cent’anni. Nel 1900 era stata una scrittrice svedese, Ellen Key, a dare un forte segnale dichiarando che il XX secolo sarebbe stato dedicato ai bambini.
Fino a qualche anno prima, infatti, i ragazzi erano considerati alla pari di un oggetto di proprietà dei genitori solo perché “piccoli”: erano costretti a lavorare, potevano essere picchiati, dovevano stare zitti.
LA STORIA DEI DIRITTI DEI MINORI
A dire il vero già nel 1883 in Gran Bretagna venne vietato il lavoro in fabbrica per chi aveva meno di nove anni e nel 1896 in Germania si decise di punire i genitori che maltrattavano i bambini.
La scrittrice svedese fu la prima a occuparsi dei diritti e qualche anno dopo, nel 1919, un’altra donna, l’inglese Englantyne Jebb, chiamata “fiamma bianca” per l’aiuto che aveva dato a molti bambini impoveriti a causa della prima guerra mondiale, scrisse una “Carta dei diritti del Bambino” approvata il 24 settembre del 1924 dall’Assemblea Generale della Società delle Nazioni.
Purtroppo quel documento non era vincolante e nel 1946 perse la sua validità fino a quando due anni dopo l’Onu, l’Organizzazione delle nazioni unite, approvò una “Dichiarazione dei diritti del fanciullo”: da quel giorno ogni bambino ebbe diritto ad un’istruzione gratuita e ad avere un nome.
Unico problema: anche questa dichiarazione non costringeva nessuno Stato a rispettare quanto vi era scritto. Bisognerà aspettare il 20 novembre 1989 per vedere la “Convenzione dei diritti del Bambino” approvata dall’Onu e ratificata da quasi tutti i Paesi del Mondo, tranne gli Usa, la Somalia e il Sud Sudan.
Ma cosa hanno scritto in questi 54 articoli che difendono i bambini?
I CONTENUTI DEGLI ARTICOLI
Intanto va detto che non hanno chiaramente pensato solo all’Italia ma a tutti gli Stati.
Pensate all’articolo 38: “Tutti i bambini hanno diritto di essere protetti in caso di conflitto armato. A tal scopo gli Stati si impegnano a rispettare e a far rispettare le regole del diritto internazionale e umanitario, non utilizzano i bambini per combattere e garantiscono che i bambini coinvolti in un conflitto possano ricevere cure e protezione”. In Italia nessuno di voi pensa alla guerra ma ci sono bambini nel mondo che sono costretti a fare i soldati già a 7-8 anni.
Così come l’articolo 32 ci ricorda che “Tutti i bambini hanno il diritto di essere protetti dal lavorare in posti o in condizioni che possano danneggiare la loro salute o impedire la loro istruzione”. Parole che fanno pensare a quei ragazzi costretti a fabbricare tappeti per ore ed ore in India o a cucire scarpe in alcuni Paesi dell’ Africa.
Ma ci sono molti articoli che ci toccano da vicino. E se mamma o papà un giorno non vi permettono di fare il corso di danza moderna o di calcio non vi resta di provare a convincerli mostrando loro l’articolo 31 della Convenzione che dice così: “Gli Stati riconoscono che tutti i bambini devono essere trattati con umanità e rispetto: hanno il diritto di riposarsi, giocare, fare sport, esprimere la propria creatività e partecipare alla vita artistica e culturale del Paese in cui vivono”.
Oppure se qualcuno di voi vive l’esperienza di essere figlio di genitori che hanno deciso di separarsi deve sapere che all’articolo 9 della Convenzione stabilisce che “tutti i bambini hanno il diritto di vivere insieme ai loro genitori nessuno li può allontanare o separare a meno che le autorità competenti non decidano per proteggerli o tutelarli. Se i genitori decidono di vivere separati, il bambino anche se sta più tempo a casa di uno solo di essi, ha il diritto di poter frequentare regolarmente e con facilità entrambi, a meno che ciò non sia contrario al suo stesso bene”.
Insomma una carta, questa Convenzione, che vale la pena tenere nel cassetto o nel diario.
Per leggere tutta la convenzione, il sito del Garante dell'infanzia.