Si chiama "educazione all'oceano" (ocean literacy, in inglese) e se ne è parlato a Venezia il 7 e 8 giugno scorso in occasione della Ocean Literacy World Conference, cioè la prima conferenza delle Nazioni Unite dedicata all’educazione all’oceano organizzata dal Gruppo Prada e dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’Unesco. Per l’occasione si sono riuniti 131 delegati degli stati membri dell’Unesco ed esperti di ocean literacy provenienti da tutto il mondo.
Tra gli obiettivi, sottoscrivere la Venice Declaration for Ocean Literacy in Action, un documento che spiega come proteggere i nostri mari.
Sai già che preservare i nostri oceani è uno dei principali obiettivi per il nostro futuro, sancito anche dalla famosa Agenda 2030, il cui 14esimo punto è proprio quello di “conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”. La temperatura degli oceani, la loro composizione chimica e più in generale la loro stessa vita è fondamentale per il “buon funzionamento” della Terra.
Ocean literacy significa in maniera letterale “alfabetizzazione dell’oceano”: in poche parole, è il modo attraverso il quale si fanno conoscere gli oceani e tutto ciò che li riguarda. In italiano si può tradurre come educazione all’oceano.
Il giorno in cui è stata presentata la Dichiarazione sull'educazione all'oceano, l'8 giugno 2024, è anche la Giornata Mondiale degli Oceani, che è stata istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite. Il tema scelto nel 2024 è stato “Risvegliare nuove profondità”: un titolo che potrebbe essere di ispirazione per affrontare in classe proprio la questione della tutela delle acque.
Si tratta di un documento in 10 punti che ha come scopo quello di far capire ancora meglio l’importanza dell’oceano all’interno delle scuole ma anche nella scienza, nella politica, nell’economia e nella cultura. La Dichiarazione vuole dare delle indicazioni concrete affinché la relazione tra le persone e gli oceani migliori, e velocemente!
Ecco quali sono i punti sottoscritti.
Portare l’educazione agli oceani in politica significa fare in modo che, soprattutto a livello locale, si tenga sempre presente il rispetto dell’oceano. Un esempio semplicissimo: la costruzione del ponte che collega Calabria e Sicilia!
Che significa “transdisciplinari”? Significa che quando si fanno dei progetti o degli studi è necessario unire le scienze naturali a quelle sociali e umani, ma anche ad altri ambiti, in modo da non dimenticare mai l’importanza del rispetto degli oceani e l’impatto su di essi. A scuola, per parlare di oceani puoi unire scienze della terra a geografia, educazione civica, demografia e molto altro.
È importante che si faccia formazione nelle scuole, ma non solo in aula, anche fuori, nella natura e in acqua. In realtà, la formazione è necessaria ovunque, anche in politica, nelle aziende, nei media. Tutte e tutti devono essere a conoscenza di quanto è importante l’ambiente marino e come e perché va rispettato.
Per aumentare l’educazione all’oceano è necessario avere fondi, cioè soldi! Per questo è positivo che ci siano delle iniziative tra pubblico (i governi, i comuni, le regioni, ecc) e privato (cioè le aziende). Ecco un esempio: un'azienda potrebbe sponsorizzare una lezione al mese... in barca per le scuole di una certa città!
Come si fa a far arrivare l’educazione all’oceano ovunque? Utilizzando mezzi fisici e digitali, sfruttando più lingue e più piattaforme. Non bisogna escludere nessuno!
Se ti interessi di temi ambientali e sostenibilità forse ti sembrerà scontato, ma ti assicuriamo che non è così! È necessario far capire veramente a tutti, grandi e piccini, politici e cittadini, che il nostro comportamento ha un impatto a lungo termine sulle acque. Ma ce l’ha non solo in termini “distruttivi”, anche positivi! Abbiamo infatti il potere di riparare, rigenerare e rientrare in sintonia con l’oceano in tutte le nostre attività.
Hai già sentito parlare di resilienza? La resilienza è la capacità di affrontare e superare un periodo di difficoltà. Questo concetto è particolarmente importante per le comunità indigene, costiere e locali a cui dobbiamo dare più responsabilità per la gestione delle proprie risorse oceaniche.
Le comunità locali e indigene devono essere valorizzate anche come vere e proprie “custodi del mare”, cioè quelle persone che conoscono perfettamente i loro mari. Devono per questo essere ascoltate e rispettate. Sarebbe bello se la tua scuola ti portasse alla scoperta, per esempio, di popolazioni che vivono in piccole isole dove il mare è tutto e si vive in funzione del mare. In questo modo potresti capire esattamente cosa significa il mare per tante persone nel mondo!
Usare le campagne – pubblicità, influencer marketing, non solo divulgatori esperti, ma anche persone esperte in comunicazione – per sensibilizzare al tema degli oceani è importante per educare la società. Se il tuo tiktoker preferito di spiegasse perché è importante promuovere la pesca sostenibile, tu lo ascolteresti?
Esistono delle figure chiamate Early Career Ocean Professionals (ECOPs), cioè esperti degli oceani. Includerli quando si devono prendere decisioni è importante perché si tratta di persone davvero preparate che possono spiegare a chi non è del mestiere come affrontare progetti in maniera più rispettosa per l’oceano. Ti piacerebbe che una di loro venisse a parlarvi in classe?
E tu, che cosa ne pensi?