Essere all’ultima moda con un capo di abbigliamento che hai visto sui social o indossato da una star acquistandolo a basso costo è il massimo. Cosa puoi volere di più?
L'industria della moda ha un enorme impatto sia sull'ambiente sia sulle emissioni: si stima che contribuisca tra il 2 e il 4 per cento di emissioni dovute alle sue lunghe catene di approvvigionamento e alla produzione ad alta intensità energetica.
Che cosa vuol dire? Significa che produce circa il 20% delle acque reflue globali, mentre l'85% dei tessuti finisce nelle discariche o viene incenerito anziché essere riutilizzato (Fonte Unfccc).
In Europa la moda è la quarta industria per produzione di emissioni inquinanti, la terza per spreco di acqua e la quinta per sfruttamento di materie prime. E sempre secondo le statistiche Ue, in media, un europeo butta via ogni anno ben 11 kg di capi d'abbigliamento.
La produzione tessile ha bisogno di utilizzare molta acqua, senza contare l'impiego dei terreni adibiti alla coltivazione del cotone e di altre fibre. È stato calcolato che l'industria tessile e della moda abbia utilizzato globalmente 79 miliardi di metri cubi di acqua nel 2015, pensa che nel 2017 il fabbisogno dell'intera economia dell'UE ammontava a 266 miliardi di metri cubi.
I dati indicano che per produrre una sola maglietta di cotone occorrano 2.700 litri di acqua dolce, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo (Fonte UE).
Si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell'inquinamento globale dell'acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura degli abiti, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei corsi d’acqua e nei mari.
Il lavaggio di indumenti sintetici rappresenta il 35% del rilascio di microplastiche primarie nell'ambiente. Secondo le stime dell'Agenzia Europea dell'Ambiente oltre 14 milioni di tonnellate di microplastiche si sono accumulate sui fondali oceanici del mondo e possono finire nella catena alimentare.
L'industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, più di quanto ne emettano tutti i voli internazionali e il trasporto marittimo.
Sempre secondo i dati forniti dall'Agenzia europea dell'ambiente, gli acquisti di prodotti tessili nell'UE nel 2017 hanno generato circa 654 kg di emissioni di CO2 per persona.
È cambiato anche il modo in cui vengono scartati i capi di abbigliamento: molti vestiti vengono gettati anziché essere donati.
Dal 1996 la quantità di indumenti acquistati nell'UE per persona è aumentata del 40% a seguito della produzione della "moda veloce". Tutto questo ha portato alla riduzione del ciclo di vita dei prodotti tessili: un cittadino europeo ne consuma ogni anno quasi 26 kg e ne smaltisce circa 11 kg. Questi indumenti vengono esportati al di fuori dell'UE, ma per lo più vengono inceneriti o portati in discarica (87%).
A livello mondiale, meno dell'1% degli indumenti viene riciclato come vestiario, in parte a causa di tecnologie inadeguate.
Acquista di meno: l'outfit più sostenibile è qualcosa che già hai. Acquistare meno vestiti favorisce la riduzione della produzione, riduce gli sprechi e riduce al minimo l'impatto della moda sull'ambiente.
Acquista meglio: a volte compriamo qualcosa che abbiamo già. Acquista piuttosto un capo di buona qualità che duri più a lungo.
Prova ad acquistare oggetti di seconda mano o marchi che producono vestiti a chilometro zero e con materiali sostenibili come tessuti riciclati o bio.
Ricicla: nessun vestito dovrebbe mai finire nel cestino. Organizza uno scambio di vestiti con i tuoi amici o donali a un ente di beneficienza.